Il genocidio a Gaza e l’inferiorità morale dell’occidente!

Oggi proponiamo nel blog la versione integrale di questo interessante articolo, apparso su “L’ANTIDIPLOMATICO” oggi 22 gennaio 2024

Alessandro Orsini – Il genocidio a Gaza e l’inferiorità morale dell’occidente  -oggi 22 gennaio 2024 edito su “l’antidiplomatico”-

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di Alessandro Orsini*

Il fatto che Stati Uniti e Unione europea appoggino il governo d’Israele, ovvero la dittatura genocida più sanguinaria del mondo, dice tutto sull’inferiorità morale dell’Occidente.

25.000 palestinesi massacrati a Gaza da Israele con i proiettili americani ed europei.
Oltre 12.000 bambini musulmani uccisi.
Oltre 1000 bambini di Gaza con gli arti amputati, molti dei quali senza anestesia come testimonia il chirurgo britannico-palestinese Abu Sittah.
Biden ha dato 5.400 bombe MK 84 a Netanyahu da ottobre a oggi, ognuna delle quali in grado di creare un cratere con un diametro di 15 metri. Il 9 dicembre 2023 Biden ha dato a Israele 14.000 proiettili per i carri armati Merkava che Netanyahu spara sui bambini palestinesi. Nel medesimo giorno Biden ha posto il veto in Consiglio di sicurezza dell’Onu contro la tregua a Gaza affinché Netanyahu potesse usare le nuove armi americane per uccidere i palestinesi.
Israele è davanti al tribunale internazionale di giustizia dell’Onu per genocidio. Biden complice. In carcere subito.
Chi comanda?

Quindi voi mi state dicendo che Biden si è fatto mettere i piedi in testa pure da Netanyahu? I piedi in testa dal premier d’Israele, lo Stato più piccolo, insulso e insignificante del mondo?

Netanyahu impone la sua volonta agli Stati Uniti, la più grande potenza mai apparsa sulla faccia della Terra. E impone la sua volontà a Biden mentre spara con i proiettili americani, mangia con i soldi americani, fa la spesa con i soldi americani, vola con gli aerei americani. Che disastro. Nella mia vita non avevo mai visto un poverino del genere assumere una tale posizione di potere. Che fine mentecatta.
Dalla Casa Bianca alla Catta Bianca.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona e il seguente testo "Rai News.it Video 21 Gennai 2024 Cronaca Esteri Politica Sport X NAGGIORNAMENTO GUERRA DI GAZA Netanyahu: "Ho detto a Biden che la Striscia di Gaza deve essere messa sotto il pieno controllo israeliano" La protesta delle famiglie degli ostaggi"

*Post Facebook del 21 gennaio 2023

 

Si poteva fare peggio di prima in sudditanza alla NATO? SI; questa allegra brigata di pseudopolitici ci è riuscita facile….

Si poteva fare peggio di prima in sudditanza alla NATO? SI; questa allegra brigata di pseudopolitici ci è riuscita facile….

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di Leonardo Sinigaglia Su L’ANTIDIPLOMATICO “22 gennaio 2022

Dopo la TIM venduta al fondo speculativo KKR, legato all’ex-direttore della CIA David Petraeus, l’accanimento terapeutico-militare verso il regime di Kiev e l’approvazione del nuovo Patto di Stabilità, il governo Meloni ha voluto nuovamente rimarcare la sua sudditanza rispetto all’asse euro-atlantico. L’occasione è data dalla partenza della missione militare europea “Aspis”, nata per accompagnare quella angloamericana “Prosperity Guardian” nella “tutela del commercio e della libertà di navigazione” nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden. La marina italiana garantirà nel Mar Rosso a sostegno della campagna intimidatoria di Washington due navi, le fregate Fasan e Martinengo, che saranno accompagnate da unità di altri paesi europei.

Questo nuovo invio di reparti coloniali a sostegno del morente impero statunitense è particolarmente odioso in quanto diretto a reprimere l’azione di solidarietà internazionale del popolo yemenita, che, incapace di assistere in silenzio al genocidio in corso a Gaza, ha deciso di utilizzare una delle più classiche armi di pressione internazionale, imponendo un embargo sulle navi israeliane o su quelle connesse per traffici o merce all’economia sionista. Non disponendo del controllo dei mari o dei cieli, gli yemeniti hanno fatto ricorso alla loro forza missilistica, fruttuoso risultato delle capacità tecniche e militari di un popolo che per anni ha dovuto resistere a una violentissima guerra d’aggressione. Dalla confisca della nave Galaxy Leader il 20 novembre scorso ad oggi le azioni d’interdizione del commercio messe in campo dagli yemeniti non hanno portato a vittime, ma unicamente al danneggiamento di alcune navi che non hanno obbedito agli ordini impartiti della marina militare di San’a, rifiutando di essere sottoposti a controlli. Ciò non ha peraltro “interrotto il commercio”, come pretendono i propagandisti occidentali. Per quanto si sia ridotta la navigazione, anche a causa dell’aumento vertiginoso delle assicurazioni sui trasporti marittimi, attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez continuano giornalmente a veder transitare numerose navi, in particolare collegate alla Russia o alla Cina per bandiera o proprietà. Queste non solo sono state lasciate indisturbate, ma addirittura molti equipaggi hanno voluto segnalare la presenza a bordo di personale cinese, o testimoniare apertamente l’assenza di affiliazioni con il regime sionista per evitare qualsiasi equivoco.

Come più volte ribadito dalla dirigenza yemenita, non esiste nessun pericolo nel Mar Rosso per la libertà di navigazione o i traffici mercantili. Ciò che sta accadendo, e che rende ancor più meschina la partecipazione italiana a qualsiasi campagna militare, è una pura e semplice reazione al massacro di Gaza, è un estremo tentativo di mettere pressione sul regime sionista affinché si interrompa una vera e propria pulizia etnica che vede nell’Occidente allargato un complice attivo. Le missioni “Aspis” e “Prosperity Guardian” non sono altro che l’ennesimo capitolo di questa complicità, forse la più chiara dimostrazione in tempi recenti del “doppio standard” occidentale, con l’attenzione dell’asse Washington-Bruxelles sempre pronta a perseguire qualsiasi violazione dei diritti umani, vera o, più spesso, presunta, in qualunque parte del mondo, ma assolutamente cieca di fronte al massacro di decine di migliaia di civili e alla sistematica distruzione di ospedali, abitazioni, scuole, uffici pubblici e luoghi di culto.

Non esiste una chiave di lettura realistica alternativa a questa, ed è significativo come media e politici occidentali trattino la tensione nel Mar Rosso come un qualcosa di separato e distinto rispetto all’assedio di Gaza, cercando di ricondurla invece verso pretese “mire dell’Iran”, che vorrebbe “destabilizzare la regione” a suo vantaggio. Ben altro ha notato la diplomazia cinese per bocca di Zhang Jun, rappresentante permanente della RPC all’ONU: “L’attuale situazione di tensione nel Mar Rosso è una delle manifestazioni degli effetti di ricaduta del conflitto a Gaza. Permettere che il conflitto a Gaza si trascini aspettandosi che non si estenda è un pio desiderio e un’illusione. Inoltre, chiedere di prevenire da un lato l’estensione del conflitto e dall’altro gettare benzina sul fuoco provocando uno scontro militare è contraddittorio e irresponsabile”[1].

“Benzina sul fuoco” è quello che esattamente sono i bombardamenti angloamericani e la missione europea lanciata con la complicità del governo Meloni: al posto di lavorare per la distensione e la risoluzione della “questione yemenita”, e quindi di quella palestinese, i governanti dell’Occidente provano a riproporre l’infame formula della “diplomazia delle cannoniere”. Ma questa idea, quella di poter silenziare a furia di bombardamenti il moto solidale di un popolo intero che affolla in massa le strade per protestare contro l’imperialismo anche sotto le bombe, è un retaggio degli Anni ‘90 che non trova posto nel mondo di oggi, quello che vede con sempre più insistenza il sopravvento delle tendenze alla multipolarizzazione sulle resistenze del decadente sistema egemonico di Washington.

Il governo italiano si rifiuta ancora una volta di prendere coscienza della realtà per come è, preferendo la sudditanza all’asse atlantico rispetto alla dignità e all’indipendenza nazionale. Il nostro paese, con una Storia peculiare e fruttuosa di rapporti di amicizia con il mondo palestinese, potrebbe e dovrebbe agire per risolvere alla radice la causa di questo crescendo di ostilità che rischia di travolgere tutta la regione, dovrebbe impegnarsi contro le azioni genocide dell’entità sionista, chiamando al rispetto dei diritti umani e delle storiche risoluzioni delle Nazioni Unite, come peraltro stanno facendo numerosi Stati, dal Sudafrica all’Indonesia, passando per la Slovacchia, membro dell’UE. Continuare a nascondersi dietro al dito della “destabilizzazione iraniana” significa accettare una gravissima responsabilità storica, quella che ricade su chi attivamente si impegna perché una situazione potenzialmente ancora ricomponibile degeneri nello scontro diretto, con conseguenze imprevedibili ma sicuramente letali. Significa scegliere di continuare a vivere fuori dal mondo reale, preferendo la sudditanza all’Egemone a qualsiasi sussulto di autonomia, l’affondare con lui piuttosto che avere il coraggio di abbandonarlo alla pattumiera della Storia dove è destinato ad essere lasciato.

La riprova della dannosità dell’intervento occidentale si ha nel fatto che, nonostante i bombardamenti, stando alla dirigenza yemenita di assai scarso impatto, le navi mercantili associate ai sionisti cotninuino a venire prese di mire, e a queste sono state aggiunte in risposta anche quelle collegate al regime di Washington. L’egemonia statunitense, ormai correttamente percepita in tutto il mondo come una tigre di carta, sta ricevendo un’umiliazione quotidiana innegabile, sintomo della sua sempre più rapida decadenza. Una classe politica degna si renderebbe conto di ciò, e, perlomeno, si assocerebbe a quelle forze che a livello internazionale promuovono processi di pace e di ri-costruzione della stabilità. Ma far ciò significherebbe mettere in dubbio il supporto incondizionato a Israele, ossia alla roccaforte degli interessi statunitensi nell’Asia occidentale, significherebbe mettere in discussione l’unipolarismo e l’egemonismo imperialista degli Stati Uniti. Non un qualcosa alla portata di tutti, né umanamente né politicamente, sicuramente fuori dalle possibilità (o volontà) della Meloni e dei suoi ministri. A indicare la via della pace sono ancora una volta i paesi promotori del multipolarismo, dalla Russia, al Sudafrica, alla Cina. Tra tutto quello che è stato detto, è importante ricordare le parole del presidente Xi Jinping, che, affermando come non possa continuare l’ingiustizia storica sofferta dal popolo palestinese, ha identificato come unica possibile soluzione al conflitto, dalla Palestina allo Yemen, il riconoscimento di uno Stato palestinese entro i confini stabiliti nel 1967 e con Gerusalemme come capitale[2].

IN QUESTO PAZZO MONDO SI PUO’ GONGOLARE BEATI QUANDO SCOPRI CHE PERSINO LO YEMEN, ULTIMA RUOTA DEL CARRO MONDIALE, RIESCE A PRENDERE A SBERLE I COSIDDETTI “BUONI” OCCIDENTALI

La strage infinita: sempre più palese, patrocinata diretta e voluta dagli anglo-americani, prosegue imperterrita  sulla pelle dei più poveri, dei più deboli; possibilmente più colorati di scuro!  Con la scusa di garantire il transito libero di navi occidentali nel mar Rosso, hanno attaccato lo Yemen; un paese che, pur essendo l’ultima ruota del carro, in campo economico e militare, ha il coraggio di di mollare qualche sberla sul muso di questi paesi canaglia (USA, Gran Bretagna e sodali Nato)Questi “…fra cui spicca l’Italietta: specializzatasi in proclami roboanti di “Mussoliniana memoria”!  Questi “delinquenti” stanno provocando il caos ad ogni angolo della terra per il loro, esclusivo interesse! (i vari  Netanyahu, “Zelensky”, ) sono le marionette principali con i quali gli “strateghi Usa ed alleati, intendono disegnare un nuovo mondo, a loro immagine e somiglianza! Serbia, Cina, Argentina, Georgia, Moldavia,I focolai principali presi di mira. Ma per la prima volta nella storia, questa elite globalista sta prendendo sonore sberle sul mus! Persino da parte dello Yemen, che non è certamente la Russia di Putin! Proponiamo un articolo integrale sull’argomento di Caitlin Johnstone, consortiumnews.com edito su “donchisciotte,org” il 17 c.m.

ddaDi Caitlin Johnstone, consortiumnews.com

Dopo aver sostenuto per anni le atrocità dell’Arabia Saudita nello Yemen, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno bombardato il Paese più povero del Medio Oriente per aver cercato di fermare un genocidio. Questo è l’impero statunitense.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno colpito oltre una dozzina di siti nello Yemen utilizzando missili Tomahawk e jet da combattimento, con il supporto logistico di Australia, Canada, Bahrein e Paesi Bassi.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in una dichiarazione, ha affermato che gli attacchi contro “obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi” sono una “risposta diretta agli attacchi senza precedenti degli Houthi contro navi mercantili internazionali nel Mar Rosso”.

Ciò che Biden non menziona nella sua dichiarazione sulla “risposta” della sua amministrazione agli attacchi degli Houthi alle navi nel Mar Rosso, è che quegli attacchi nel Mar Rosso sono essi stessi una risposta ai crimini israeliani contro l’umanità a Gaza.

Non è stato nemmeno menzionato il fatto che gli attacchi hanno avuto luogo dopo il primo giorno del procedimento presso la Corte internazionale di giustizia in cui Israele è accusato dal Sudafrica di aver commesso un genocidio a Gaza.

Quindi gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno appena bombardato il Paese più povero del Medio Oriente, colpevole di aver cercato di fermare un genocidio. Non solo, hanno bombardato lo stesso Paese che per anni ha subito le atrocità genocide dell’Arabia Saudita (sostenute dagli stessi USA) che, tra il 2015 e il 2022, ha massacrato centinaia di migliaia di persone  nel tentativo, non riuscito, di impedire agli Houthi di prendere il potere

US and UK Bomb Dozens of Sites in Yemen The Houthis have warned of a major response by Dave DeCamp @DecampDave #Yemen #Houthis #Gaza #RedSea #Biden https://news.antiwar.com/2024/01/11/us-and-uk-bomb-dozens-of-sites-in-yemen/ Mostra altro
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Prima dell’attacco gli Houthi, formalmente noti come Ansarallah, hanno minacciato di reagire ferocemente a qualsiasi azione degli Stati Uniti e dei loro alleati. Abdulmalik al-Houthi, che guida il movimento Houthi, ha dichiarato che la risposta a qualsiasi attacco americano “sarà più grande” di una recente offensiva Houthi che ha utilizzato decine di droni e diversi missili.

“Noi, il popolo yemenita, non siamo tra quelli che hanno paura dell’America”, ha detto al-Houthi in un discorso televisivo. “Siamo a nostro agio in un confronto diretto con gli americani”.

Un anonimo funzionario statunitense, che poco prima che si verificasse l’attacco allo Yemen ne aveva informato Akbar Shahid Ahmed dell’Huffington Post, ha lamentato che gli attacchi aerei “non risolveranno il problema” e che l’approccio “non si aggiunge a una strategia coesa”.

Ahmed aveva precedentemente riferito che, dietro le quinte, i funzionari di questa amministrazione sono diventati sempre più nervosi per il rischio che Biden scateni una guerra più ampia in Medio Oriente. Quest’ultima escalation, insieme alla promessa di rappresaglia degli Houthi, aggiunge molto peso a questa preoccupazione. [Alcuni legislatori statunitensi e gruppi di difesa dei diritti hanno condannato gli attacchi come incostituzionali].

E tutto questo per cosa? Per proteggere la capacità di Israele di condurre un massacro di palestinesi a Gaza che dura da mesi.

Questo è l’impero statunitense. Questo è ciò che è sempre stato.

Queste persone ci stanno mostrando esattamente chi sono.

Probabilmente dovremmo credergli.

Di Caitlin Johnstone, consortiumnews.com

12.01.2024

Fonte: https://consortiumnews.com/2024/01/12/empire-bombs-yemen-to-protect-israels-genocide/
Traduzione di Costantino Ceoldo