La musica nel cuore

LUCA BENEVELLI IN “STORIE COMUNI”


Storie comuni è il nuovo singolo di Luca Benevelli, cantautore emiliano che dopo il successo con il suo primo singolo Calligrafie, uscito nel 2007, ritorna a far parlare di sé con un brano dalle tematiche molte forti, e che non lascia di certo indifferente un ascoltatore sensibile, quanto il più attento critico musicale. Dopo l’anticipazione con il singolo “Sei Unica”, uscito lo scorso dicembre, ecco che a maggio 2018, esce la traccia che dà il titolo al suo nuovo album “STORIE COMUNI”.

Un brano curato nei minimi dettagli: dal testo, alla musica, agli arrangiamenti, fino al videoclip, per non parlare dell’interpretazione di Benevelli, che non teme di certo il confronto con i più grandi della musica italiana. Un’accortezza per i dettagli che non lascia però interdetta per un istante, la spontaneità e l’immediatezza, con la quale Luca ci racconta le difficoltà della vita, attraverso i tre protagonisti del brano. Marco che sembra trovare nell’alcool le risposte, Sara che lotta contro l’anoressia e infine Luca, che con gli ansiolitici, tenta di placare i suoi attacchi di panico: tre persone e tre vissuti differenti, ma accomunate da uno sentirsi in conflitto con se stessi e con la realtà che li circonda. La realtà di un mondo ingiusto e che, tra la moltitudine di persone che lo abitano, si scaglia sempre contro il più fragile “Fai di tutto per nascondere a questo mondo le fragilità, rifiuti di pensare e tutto va a puttane”, le persone a cui sono rivolte queste parole, sono persone la cui forte sensibilità, le costringono ad assumersi il peso di un fardello troppo grande, sentendosi corresponsabili di una visione distorta della realtà, che le porta a sentirsi sempre più inadeguate “Sei costantemente instabile è un'emozione inconcepibile”.

STORIE COMUNI è il vessillo della nostra inadeguatezza, sventolato da chi è più debole , nella consapevolezza della comunanza che non siamo mai “soli”, se non nella nostra solitudine, a dover fare i conti con il nostro dolore; tutto il resto, ci appartiene in quanto esseri umani: “La risposta al tuo dolore c’è, storie comuni, proprio come te”. E non a caso, tale frase, cantata nel ritornello, la seconda volta (che poi è anche l’ultima), è preceduta da un verso, la cui forma infinita del verbo “Aprire”, ha qualcosa di emblematico: non si tratta più di un’imposizione esterna, di un comando, ma di un’azione in necessaria, inaggirabile per poter finalmente essere noi, a dare la direzione alla nostra vita. All’inizio del brano Benevelli pronuncia, con voce quasi trattenuta “Cerca di essere come sei, pensiero e azione” facendoci così percepire, tutto lo sforzo nel combattere contro un’apparenza e un’ipocrisia, che intrappola la nostra vera essenza. La dipendenza dall’alcool di Marco, l’anoressia di Sara, gli attacchi di panico di Luca, sono tre diverse situazioni, in cui si riflette l’incapacità di riconoscersi e, soprattutto, di accettarsi per quello che si è, perché lo riteniamo inadeguato, agli occhi della gente. “Tutti pronti sempre lì ad insegnare giudicare” è facile senza sapere”. Ma ecco che, nel momento in cui spalanchiamo questi nostri occhi, possiamo veramente renderci conto che non siamo noi con le nostre debolezze ad essere sbagliati, e che il “rifiutarsi di pensare” con lucidità ci può solo portare alla deriva, estinguendo le poche forze che ci sono riamaste. Non “rifiutandoci più di pensare”, come prima “Tutto il resto è sfondo”: non ha più importanza quello che gli altri pensano, come ci vedono: è tutto in secondo piano, e siamo di nuovo noi, con le con le nostra fragilità, ma disposti ad affrontarle e a respirare così, un sapore diverso “Lo senti dentro nell’anima, questo sapore di libertà”: soltanto mettendo a tacere quanti, pretendono di sapere e di giudicarci, potremmo meglio focalizzarci su noi stessi, e trovare così, quella forza interiore che ci fa rialzare, permettendoci di perseguire la tanto agognata risposta.

Sonia Bellin