Da diverse settimane è in rotazione radiofonica l’ultimo singolo di Gian Luca Naldi, intitolato “Tutto quello che”.
Gian Luca è un cantautore bolognese, fin da piccolo è attratto dalla musica: a tredici anni gli regalano la sua prima chitarra che impara a suonare da
autodidatta, cercando di emulare i grandi cantautori del periodo, primo fra tutti Fabrizio De
Andrè ,il suo riferimento principale.
Da sempre appassionato di musica folk s’ innamora del suono del banjo a 5 corde e per
diversi anni suona con una band bolognese di musica bluegrass sia in Italia che in Europa.
Recentemente, alcuni episodi dolorosi, che lo segnano profondamente, risvegliano in lui
quella voglia di realizzare i propri sogni nel cassetto e di rimettersi in gioco come autore.
In questo periodo ha anche la fortuna di conoscere Iskra Menarini, che lo spronerà a continuare e ad insistere e a cantare lui stesso i propri brani.
Sarà proprio Iskra ad indirizzarlo verso la San Luca Sound, etichetta indipendente bolognese di Manuel Auteri & Renato Droghetti, dove Gian Luca ha finalmente l’opportunità di avviare il suo progetto cantautoriale registrando alcuni singoli, che gli permettono di entrare nelle classifiche dei brani più trasmessi dal circuito delle radio indipendenti e non solo.
Nel 2014 con il brano, registrato alla San Luca Sound, dal titolo “ Di notte “ Gian Luca si fa notare dall’ editore bolognese Raffaele Ottavio ( AFOM edizioni ) con il quale firma il suo primo contratto discografico.
A giugno 2018 Gian Luca ci propone il suo nuovo ed emozionante singolo “Tutto quello che”,
testo e musica composte dall’artista che arrivano dritte al cuore di chi lo ascolta., perché il cantautore bolognese, in questo brano riesce a coinvolgere tutte le generazioni.
Nato in un paese di periferia, questo “ragazzo della Via Gluck”, Gian Luca guarda con amarezza un presente arido di sentimenti, il cui il contatto è sempre più spesso inteso quello della rubrica e sempre meno il contatto umano.
Giano Luca, si rivolge con malinconia ad un passato nel quale avevo investito speranze ma che ha visto poi andare in pezzi:
“Tutto quello che hai aspettato, Tutto quello che non è arrivato…Tutto quello che hai desiderato, Tutto quello che hai immaginato…è ormai perduto”
E la tristezza di chi, vivendo il boom economico degli anni ‘80, ha visto precipitare il proprio Paese in una lunga e lenta crisi…“Di tutto quello in cui abbiamo creduto, Di tutto quello per cui abbiamo lottato, Non è rimasta nemmeno una faccia, una piazza, una corsa, un grido disperato”.
C’è poi la saggezza di chi ha ormai imparato, che l’uomo è l’essere vivente più corruttibile e vulnerabile, che dalla storia e memoria non riesce ad imparare e ripete invece gli stessi sbagli…Guerre, fame nel mondo, inquinamento, razzismo…fanno ancora parte della nostra quotidianità: “Di tutto quello che abbiamo letto, Di tutto quello che abbiamo imparato, Non è rimasta nemmeno una frase, una foto, un concetto, un foglio strappato”.
C’è tanta rabbia si ,ma nello stesso tempo, questo brano è un incentivo per fermarsi a riflettere su come riprendersi la propria vita:
“ Ti hanno costretto a sprecare i tuoi giorni e a passare il tuo tempo con un cellulare”.
E’ un invito ai giovani ad alzare gli occhi dallo schermo per guardare il mondo che li circonda, un mondo ingiusto si,che spaventa e in cui bisogna sempre lottare per realizzare i propri sogni e aspirazioni…“E adesso guardi la vita distante, Quasi come se non fosse la tua, Ti hanno insegnato a non fare domande, a guardare per terra, e ad avere paura.”
Ma il rischio è quello di ritrovarsi a metà della propria vita pieni di rimpianti ed occasioni perse, perse perché frenati, da cosa? Dalla paura.
La paura è la ‘malattia’ del 2000, siamo invasi continuamente di terribili notizie, abitiamo in un mondo che sembra impazzito e allora cerchiamo di distaccarci per non restarcene sopraffatti, risucchiati… ma nemmeno il mondo virtuale è un posto sicuro,lo schermo non è uno scudo infallibile ..Il rischio? l’indifferenza, il cinismo ,la perdita di sentimenti.
In questo modo, non facciamo che peggiorare e precipitare in un abisso senza fondo, perché perdiamo la nostra identità, perdiamo la nostra essenza, fatta non solo di carne, ossa, muscoli, arterie ma di sentimenti, coscienza, morale, etica, amore…rischiamo di perdere la nostra umanità.
Il male corromperà sempre, ma abbiamo tantissimi modi per proteggerci e rimanerne immuni, un ‘vaccino’ per questa paura c’è, e non dobbiamo cercarlo chissà dove, è già dentro di noi, se non lo soffochiamo con i brutti vizi…è la nostra stessa umanità la cura a tutto.
La troppa paura non è più d’aiuto, non mette in allerta ma ci blocca, avere speranza invece ci fa andare avanti.
Gian Luca, con questa canzone, ci ricorda che, è quando lottiamo, quando sogniamo che siamo vivi,è nel non arrendersi che diamo senso dalla nostra vita, perché ha molto più valore guadagnarsi le cose: quando hai faticato per averle poi le vivi appieno, ne dai l’importanza che meritano…
Quindi spegniamo i cellulari …non i sogni.
Alice Bellin