Ciao e benvenuto. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori? Ciao! Sono un cantautore ventitreenne di Ivrea e il mio nuovo singolo è Chiude il Cocoricò, prodotta da Leo Pari. Prima di questo pezzo ho realizzato due dischi, Giorni Migliori e “La terra dei fuochi d’artificio”, dalle sonorità più cantautorali e pop-rock. Nella vita poi lavoro come enologo nelle Langhe. I tuoi inizi con la musica come sono stati? Ho iniziato a proporre le mie canzoni a 19-20 anni, e sono ancora qua. Quali sono gli artisti che influenzano le tue scelte artistiche? Le mie influenze artistiche affondano le radici nel cantautorato italiano, o in quello che potremmo definire Rock d’autore. Il primo vero colpo di fulmine è stato Ligabue: negli anni mi sono rispecchiato moltissimo non solo nella sua musica, ma anche nel suo modo di porsi e di fare le cose in generale. Dalle canzoni, ai libri, ai film. Penso non si possa comprendere Ligabue senza considerare la sua arte nella totalità. Poi, chiaramente, sono arrivati i cantautori, e devo dire che De Andrè mi ha davvero cambiato la vita. Non sarei nemmeno enologo se non fosse per i messaggi che ho colto in lui, in particolare riguardo alla forte simbiosi tra uomo e natura e, ancor di più, tra l’uomo e le stagioni, quasi sempre presente nei suoi testi. Oggi devo dire che ascolto tantissimi artisti diversi e molti non sono ancora emersi. Il testo di questo brano: a chi si rivolge? Che cosa ci racconta? L’ispirazione per scrivere questo pezzo infatti nasce da uno sguardo rivolto alla strada che collega Rimini e Riccione, tra alberghi e locali in disuso, tra “brindate ai bangladini” appunto e “cene ai baracchini”. E’ una strada che racconta davvero tanto del cambiamento economico e socio-culturale che ha visto l’Italia negli ultimi trent’anni secondo me, e quando nel 2019 è chiuso il Cocoricò ho trovato l’immagine e la melodia giusta per raccontare questo sentimento. E le sonorità musicali invece? Chi ha curato lʼarrangiamento? L’arrangiamento è stato fatto in collaborazione con Leo Pari, e devo dire che ha messo davvero il turbo alla canzone. Secondo me Leo riesce a mischiare l’elettronica anni ’90 a suoni più moderni con un gusto unico. Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica? Dipende da canzone a canzone, non c’è un messaggio unico. Penso che filo conduttore sia quello di raccontare dei sentimenti. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Adesso sono totalmente preso dall’uscita di questa canzone, poi molto dipenderà anche dallo sviluppo dell’epidemia, spero davvero di poterla suonare presto. Poi potrebbe esserci un’altra collaborazione con Leo Pari, chissà. Grazie per il tempo dedicatoci e buona musica!
Disaster: L'intervista
Ciao e benvenuto. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori? Ciao! Sono un cantautore ventitreenne di Ivrea e il mio nuovo singolo è Chiude il Cocoricò, prodotta da Leo Pari. Prima di questo pezzo ho realizzato due dischi, Giorni Migliori e “La terra dei fuochi d’artificio”, dalle sonorità più cantautorali e pop-rock. Nella vita poi lavoro come enologo nelle Langhe. I tuoi inizi con la musica come sono stati? Ho iniziato a proporre le mie canzoni a 19-20 anni, e sono ancora qua. Quali sono gli artisti che influenzano le tue scelte artistiche? Le mie influenze artistiche affondano le radici nel cantautorato italiano, o in quello che potremmo definire Rock d’autore. Il primo vero colpo di fulmine è stato Ligabue: negli anni mi sono rispecchiato moltissimo non solo nella sua musica, ma anche nel suo modo di porsi e di fare le cose in generale. Dalle canzoni, ai libri, ai film. Penso non si possa comprendere Ligabue senza considerare la sua arte nella totalità. Poi, chiaramente, sono arrivati i cantautori, e devo dire che De Andrè mi ha davvero cambiato la vita. Non sarei nemmeno enologo se non fosse per i messaggi che ho colto in lui, in particolare riguardo alla forte simbiosi tra uomo e natura e, ancor di più, tra l’uomo e le stagioni, quasi sempre presente nei suoi testi. Oggi devo dire che ascolto tantissimi artisti diversi e molti non sono ancora emersi. Il testo di questo brano: a chi si rivolge? Che cosa ci racconta? L’ispirazione per scrivere questo pezzo infatti nasce da uno sguardo rivolto alla strada che collega Rimini e Riccione, tra alberghi e locali in disuso, tra “brindate ai bangladini” appunto e “cene ai baracchini”. E’ una strada che racconta davvero tanto del cambiamento economico e socio-culturale che ha visto l’Italia negli ultimi trent’anni secondo me, e quando nel 2019 è chiuso il Cocoricò ho trovato l’immagine e la melodia giusta per raccontare questo sentimento. E le sonorità musicali invece? Chi ha curato lʼarrangiamento? L’arrangiamento è stato fatto in collaborazione con Leo Pari, e devo dire che ha messo davvero il turbo alla canzone. Secondo me Leo riesce a mischiare l’elettronica anni ’90 a suoni più moderni con un gusto unico. Di quale messaggio vuoi essere portatore con la tua musica? Dipende da canzone a canzone, non c’è un messaggio unico. Penso che filo conduttore sia quello di raccontare dei sentimenti. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Adesso sono totalmente preso dall’uscita di questa canzone, poi molto dipenderà anche dallo sviluppo dell’epidemia, spero davvero di poterla suonare presto. Poi potrebbe esserci un’altra collaborazione con Leo Pari, chissà. Grazie per il tempo dedicatoci e buona musica!