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Viaggio fra le corde è il nuovo album di Giovanni Zardini

About

Viaggio fra le corde
In questo lavoro si intende richiamare l’idea di “Concept Album”, un viaggio fra le corde dove hanno preso parte autori e stili di epoche diverse, spesso lontane fra loro, valorizzando, tuttavia, la musica da loro scritta e dimostrando che si possono far convivere in modo convincente idee e approcci compositivi anche apparentemente distanti.

1. Per LauraLuigi Sabbatini
Il “Petit prélude” ha ispirato l’introduzione a questo viaggio fra le corde perché ha in sé il sound del linguaggio romantico e del cool jazz. Si tratta di una sorta di incontro fra Frédéric Chopin e Bill Evans. La chitarra classica suggerisce l’ambiente timbrico ideale per questo connubio pianistico, rivelando quanto i due strumenti polifonici, apparentemente così lontani, siano al contempo vicini.

2. Ave MariaFranz Schubert
Questa famosa composizione è stata scritta come lied, una canzone cantata da una voce femminile accompagnata dal pianoforte. Il nome originale è “Ellens dritter gesang” op.52 n°6, tratto dal poema epico di W.Scott “The lady of the lake” pubblicato nel 1810. La protagonista è una ragazza che vive in esilio con suo padre e che, per determinata circostanza canta una preghiera rivolta alla Vergine Maria, invocando il suo aiuto. Le parole iniziali pronunciate da Ellen, “Ave Maria“, non hanno alcun rapporto con l’omonima preghiera della tradizione cattolica, il cui testo latino è stato in seguito aggiunto alle note di Schubert, e non musicato dal compositore con questo specifico intento. La tonalità originale è in Si bemolle ma è stata trascritta in Sol maggiore, tonalità che bene si presta per sfruttare la risonanza delle corde a vuoto della chitarra e la gestione dello sviluppo accordale lungo la tastiera. L’aspetto più complesso della trascrizione è stato rendere il più possibile cantabile la melodia sulle prime due corde articolando gli arpeggi degli accordi con posizioni accordali accessibili.

3. HorizonSteve Hackett
Una piccola gemma strumentale composta da Steve Hackett, storico chitarrista di una delle band più importanti del rock progressivo mondiale: i Genesis. Insieme a Peter Gabriel, Phil Collins e company, Steve ha contribuito a fare la storia della musica di questo genere musicale, soprattutto nel loro periodo più produttivo degli anni settanta. Questa composizione è il brano d’apertura del lato B del disco “Foxtrot” del 1972, che poi lascia spazio alla bellissima Suite Supper’s Ready. Comincia con la dolcezza degli armonici naturali proposti dalla chitarra acustica sulle corde libere, per poi sfociare in questa sorta di danza che ricorda sonorità barocche citando le prime battute del primo movimento della Suite per violoncello solo BWV 1007 di Bach.

4. BourréeJohann Sebastian Bach
Una delle danze più famose scritta per liuto dal grande compositore tedesco.

5. Studio N°4Mario Gangi
Per lo stesso motivo chiudo questa sorta di trilogia di danze considerando questo studio in Mi minore, tratto dai 22 studi per chitarra del M° Gangi, come una sorta di Corrente dal carattere movimentato che rispetta l’approccio compositivo sia armonico che ritmico, proprio della Suite barocca.

6. Romanza (Giochi Proibiti)Anonimo
Si tratta del brano più richiesto dal pubblico dei “non addetti ai lavori”. Questa romanza così piacevole all’ascolto è diventata un cult del repertorio chitarristico per l’essenzialità compositiva rappresentata dal “bel canto”, molto lirica e suggestiva evoca ricordi ed immagini soggettive che piacciono molto. Divenuta famosa come colonna sonora del film francese Giochi proibiti di Clément del 1952, è stata incisa da Narciso Yepes che se ne è attribuito la paternità, mai realmente confermata. Ci sono infatti manoscritti che riportano questa melodia come studio melodico del grande compositore Fernando Sor, senza però una firma autografa. Altri sostengono che sia una melodia popolare russa tramandata oralmente che è arrivata in Spagna laddove è stata scritta, adattata e pubblicata.

7. Lagrima Francisco Tàrrega
E’ un preludio romantico molto famoso, e in questo viaggio fra le corde ogni brano è in simbiosi con il precedente e successivo. Giochi proibiti e Lagrima hanno in comune la tonalità e il cambio di modo da minore a maggiore nel corso della composizione. Simili come andamento ritmico, gestiscono una cantabilità melodica sulla prima corda molto pronunciata. Il brano ha una scrittura compositiva assai convincente che dimostra come Tàrrega sia stato uno dei più influenti compositori spagnoli per chitarra rappresentativi di tutto il repertorio.

8. Un dia de NovembreLeo Brower
Restando in ambito latino e insieme cinematografico ecco Leo Brower, compositore cubano di grande spessore che ha dedicato gran parte delle sue composizioni alla chitarra. Un dia de Novembre è un brano scritto per il film omonimo diretto dal regista connazionale Humberto Solas del 1972, dove la chitarra si esprime con un carattere intimo e delicato mettendo in risalto le grandi opportunità timbriche che la contraddistingue.

9. Blood on the rooftopsSteve Hackett
Ritorna Steve Hackett che dimostra di avere una ragionevole passione per la chitarra classica, Bach, Andrès Segovia e tutto il mondo delle sei corde. Questo è un brano che fa convivere l’approccio barocco nella prima parte, con uno contemporaneo nella seconda, dove muove la melodia sulla prima corda con un intenso lavoro di legature di portamento. Contenuto nel disco “Wind & Wuthering” del 1976, è una dolce introduzione di chitarra che riporta alla mente paesaggi autunnali, la melodia si sviluppa lentamente e si annoda fino al verso centrale, per poi tornare a fluire calda e commovente prima di sfumare in lontananza. E’ il preludio ad un saluto, è la sigla di un viaggio appena concluso, è un amico che scompare dietro porte che non si riapriranno più. O, più semplicemente, una metafora dell’addio di Hackett ai suoi compagni di viaggio che lascerà definitivamente l’anno seguente per dedicarsi alla carriera solista.

10. Etude n^1Heitor Villa Lobos
L’accordo che conclude Blood on the rooftops ha creato il collegamento che porta a suonare uno degli studi per chitarra più conosciuti del compositore brasiliano Heitor Villa Lobos. Questo brano rappresenta uno studio sulla tecnica dell’arpeggio della mano destra con una combinazione delle dita proposta da Andrès Segovia. Eseguito la prima volta dal grande Maestro nel 1947, questa composizione ha in sé il sound inconfondibile delle progressioni accordali di Johann Sebastian Bach e suggerisce quasi una miniatura delle Bachianas Brasileiras dove vi è una forte fusione di musica popolare brasiliana con l’arte contrappuntistica barocca del compositore tedesco. Il manoscritto originale non prevede ritornelli e ripetizioni di alcun tipo come invece ha sempre fatto Segovia, probabilmente per rafforzare il lavoro muscolare della mano destra in relazione all’articolazione dell’arpeggio. Nella parte centrale dello studio, quella dell’accordo diminuito che scende per semitoni, si è preferito scegliere solo alcuni accordi ritornellati lasciando singoli altri che fluidificano il movimento generale dell’andamento del brano.

11. La cavatina (Remake) – Stanley Myers
L’artista è sentimentalmente molto legato al suddetto brano. Rappresenta la colonna sonora di un famoso film (Il cacciatore) che esibisce talenti del mondo cinematografico come Robert de Niro, Christopher Walken e Meryl Streep da una parte, e questa meravigliosa musica scritta da Stanley Myers con il grande contributo esecutivo di un grande chitarrista classico come John Williams dall’altra. Dopo Segovia, Williams è stato un riferimento per la sua e le generazioni successive dal punto di vista tecnico, esecutivo ed interpretativo. Successivamente all’uscita di The Deer Hunter nel 1978, la versione strumentale di Williams divenne una hit nella Top 20 del Regno Unito nel 1979 portando la chitarra classica finalmente sul tetto del mondo dove merita di stare. Il brano è composto da due sezioni AB con il ritornello di A. L’artista si propone di sperimentare arrangiando decine di brani in qualsiasi contesto musicale, spaziando dalla musica classica al rock passando per il pop.

12. BreatheGiovanni Zardini
Qui si ripropone, in Breathe la spinta creativa e la vena compositiva. Significa “Respiro” inteso come momento di riflessione e di relax al tempo stesso. Una sorta di evasione dalla frenesia della vita di tutti i giorni cosi troppo veloce e ahimè, a volte, superficiale. E’ presente un collegamento con la Cavatina per mantenere vivo il filo conduttore di questo mio viaggio fra le corde. Questa composizione è il risultato di un lavoro che negli anni ha portato a sperimentare varie soluzioni accordali proposte in arpeggio. Il brano ha la funzione di introdurre qualcosa, introduzione che si potrebbe adattare ad una composizione classica, pop o anche ad una ballad rock, perchè no.

13. Preludio de la AlhambraGiovanni Zardini
L’artista ha sempre avuto una sorta di ammirazione per la tecnica del tremolo. Il “mandolinato” ribattuto crea delle suggestioni veramente magiche. Sfruttando la medesima tecnica di Recuerdos de la Alhambra, compone un brano che già in una sorta di Preludio cerca di evocare immagini ed emozioni così come si concretizzano nello sviluppo della Sonata del compositore spagnolo.

14. Recuerdos de la AlhambraFrancisco Tàrrega
Una composizione famosissima suonata da tutti i grandi interpreti per decenni come un must del repertorio chitarristico. Tanti di questi artisti si sono confrontati con le esecuzioni magistrali di Andrès Segovia, John Williams, Narciso Yepes e David Russel solo per citarne alcuni. Questa versione rispetta la tradizione, anche come velocità, cercando di gestire al meglio il fraseggio dinamico e l’intellegibilità delle voci.

15. Tu si na cosa grandeDomenico Modugno
In questo viaggio fra le corde è ricorrente l’accostamento di brani con le medesime tonalità e/o il cambio di modo. Il capolavoro di Tàrrega si conclude in La maggiore mantenendo sempre quella vena malinconica tipica delle tonalità minori. La versione suonata è stata suggerita da Vito Nicola Paradiso in una delle sue trascrizioni. Se si ascolta il brano originale, con l’ausilio dell’orchestra e della voce del grande Modugno, si percepisce solo in parte la possibile convivenza fra le due composizioni. Poi però, suonandola in modo molto lirico, trascinato, quasi sognante si riesce a gestire questo accostamento che diventa molto naturale, spontaneo e limpido. Con questa canzone il cantautore barese vinse il Festival di Napoli del 1964. Parecchi artisti italiani ne hanno fatto, in seguito, una cover. Ricordiamo le versioni più famose come quella di Ornella Vanoni, Mina e Roberto Murolo.

16. Etude n°8Heitor Villa Lobos
Lo studio di Villa Lobos…un piccolo concentrato emozionale! Dal turbolento al leggiadro, dal grigio nuvoloso al sereno primaverile. E’ molto affascinante la gestione armonica degli accordi, le scale con i cromatismi, e il fatto che il tema sia ben nascosto nella prima parte camuffato da quei bicordi quasi dissonanti per essere poi riproposto molto cantabile in DO diesis minore. Si tratta di una sorta di tappa che porta il mio viaggio verso una conclusione carica di pathos, sia emozionale che ritmica, con i due brani che seguono dai connotati decisamente spagnoleggianti.

17. Etude n°7Heitor Villa Lobos
Arriva con tutta la sua forza, la sua dinamica, il suo sound quasi flamenco. Questo meraviglioso studio dimostra quanto la musica popolare sia importante nella vita del compositore, e quanto sia spesso emancipata nel contesto stilistico ritmico, armonico e melodico. Qui il chitarrista si mette in gioco con scale e virtuosismi, accordi e legature, arpeggi e rasgueadi. Un brano che sembra quasi ti sfidi a duello nella prima parte, quella centrale invece è una sorta di tregua molto melodica con una vena malinconica e sognante, per poi tornare al confronto nudo e crudo denso di tecnica, a volte anche molto muscolare, che porta alla conclusione con l’ultima scala discendente che culmina con un Mi a vuoto carico di tensione, lasciato li, solo.
18. Asturias (leyenda)Isaac Albéniz
Il viaggio fra le corde si conclude con la composizione forse più nota del repertorio chitarristico benché sia stata concepita per pianoforte costituendo, com’è noto, il quinto movimento della Suite espanola op. 47 del compositore spagnolo Isaac Albeniz. L’adattamento per chitarra, talvolta attribuito a Tárrega, è in una tonalità più naturale per noi chitarristi: il Mi minore. Come spesso è accaduto, colui che l’ha consacrata ai posteri come uno dei nostri cavalli di battaglia più famosi è di certo Andrès Segovia, che l’ha proposta per decine di anni nelle sale da concerto di tutto il mondo rendendola immortale. Strutturata in due movimenti e un “da capo” che con delicatezza, ma al tempo stesso con un forte carattere, allude ai tratti stilistici peculiari della musica spagnola e delle tipiche inflessioni armoniche (come l’uso della “Cadenza flamenco”).

Biografia
In questo lavoro Giovanni cerca di richiamare l’idea di “Concept Album”, un viaggio fra le corde dove ho avvicinato autori e stili di epoche diverse, spesso lontane fra loro valorizzando, tuttavia, la musica da loro scritta e dimostrando che con la dovuta sensibilità e competenza si possono far convivere in modo convincente idee e approcci compositivi anche apparentemente distanti.

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Viaggio fra le corde è il nuovo album di Giovanni Zardiniultima modifica: 2025-01-21T13:03:12+01:00da musicomio