Sogno e Realtà (di Luca Perasi)

“Sogno e realtà spesso contrapposti, inconciliabili, agli antipodi… Nulla di più falso: chi conosce le basi dell’interpretazione dei sogni, sa che questi scaturiscono proprio dalla realtà, e ne sono una rielaborazione. In qualche modo come questo album, dal titolo DREAM ’50, di Luca Boskovic Bonini, in arte Boskovic.
Una solida realtà, per parafrasare un famoso spot. Composto da riletture di brani degli anni Cinquanta (ma, come vedremo, anche di epoche contigue) e completato da tre canzoni a firma Boskovic-Pivato, è un disco fatto per il piacere di cantare e suonare. Inciso agli studi “Produzioni Fantasma” di Montecchio Maggiore con Luca Boskovic Bonini alle voci, Rony Gonza alle chitarre, Alessandro Meneghini e Fabio Schenato a dividersi la batteria e Marco Pivato (basso, chitarre, tastiere), il disco trova la sua caratteristica migliore nelle sonorità molto compatte ed energiche.
Il rischio che a mio avviso si corre quando si affronta un repertorio di classici del passato è duplice: rimanere troppo fedeli all’originale (e allora perché ascoltare i rifacimenti?) oppure stravolgerli, allontanandosi troppo da quel che ci è familiare, di solito con un effetto che lascia spiazzati. DREAM ’50 si colloca saggiamente a metà del guado, per così dire, offrendo dieci remake ben reinterpretati e ben eseguiti, con arrangiamenti genuini e vigorosi che evitano l’effetto copia carbone e che al tempo stesso donano freschezza.
La passione di Boskovic per i Beatles aleggia su tutto il disco, vista l’inclusione di cinque pezzi in qualche modo ricollegabili alla discografia ufficiale dei Fab Four (senza contare quelli che la band eseguì alla famosa audizione per la Decca, che li bocciò aprendo loro le porte della EMI e di una carriera senza eguali). Dall’apertura con una granitica versione di “Money” (a mio parere il brano migliore dell’album; non era facile trovare una chiave di lettura per questo grande classico di Barret Strong, la cui cover fu inclusa in With The Beatles), sino all’acustica “’Till There Was You” (un pezzo di Meredith Wilson del 1957, la cui cover di Peggy Lee era una grande passione di McCartney: qui il brano è rivisto nota per nota nello strabiliante assolo di Harrison), si passa attraverso “Don’t Get Around Much Anymore” di Duke Ellington – arrangiata rock, come McCartney fece nel suo album Choba B CCCP nel 1988 –, “Baby’s Request” (di nuovo Paul, stavolta in versione cocktail-lounge anni Quaranta: questa versione elimina il piano jazz dell’originale e lascia spazio alle chitarre), e “Anna”, ancora da Please please me, ripresa in una versione rockeggiante, completa di svisate di elettrica e dall’ottimo drumming.
Il resto delle cover spazia tra soul, ballate e rock con una certa disinvoltura. Molto bella ed essenziale “Ain’t No Sunshine”, che merita una lode: se non si ha sangue “black”, questo può diventa un brano insidioso. Invece, il classico di Bill Whiters è trattato con rispetto: diretta, con parti strumentali ottimamente eseguite (si ascolti in particolare il basso di Pivato, che commenta elegante con sliding e riff vari). Originale l’approccio rock riservato a “Take Good Care of My Baby”: batteria piena di rullate e chitarre tiratissime, per una trasfigurazione completa e godibilissima. Tiratissima e urgente anche “Be My Baby”, il brano di chiusura dell’album, con una base ritmica massiccia, con assolo e stacchi di chitarra, cori dappertutto e di nuovo batteria esplosiva. Si vira verso sonorità acustiche con “September in the Rain”: qui siamo alla fine degli anni Trenta, e la rilettura è pulita, precisa, molto accattivante. È una intro con batteria, basso e chitarre con distorsione (in questa sequenza) ad aprire “Hallelujah I Love Her So”. Qui Boskovic utilizza un registro vocale grintoso, in linea con una cover a tutto rock.
Il disco è completato da tre pezzi originali, in linea con lo stile retrò di questo progetto: “A Glimpse of Paradise” (una ballad a cavallo tra anni Quaranta e Cinquanta con cori do wop e chitarre dal tono esotico), “Remember to Dream”, con piano tintinnante e atmosfera onirica e “Astronaut”, la migliore del trittico: un pop-rock orecchiabile che si stacca stilisticamente dall’approccio vintage di DREAM ’50.
Due menzioni d’onore. La prima: le canzoni sono di durata generalmente breve, una qualità che fa scivolare via il disco in modo ancor più piacevole. La seconda: il sound complessivo.
Kudos al fonico e ai musicisti: la resa delle parti vocali e strumentali è di altissimo livello professionale”

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Luca Perasi (Milano, 1969)

Autore e giornalista freelance, da diversi anni collabora con Rockol.it e Classic Rock. Nel 2013 pubblica Paul McCartney: Recording Sessions 1969-2013 (L.L.LY. Publishing), volume in lingua inglese che si è guadagnato una citazione nella Deluxe Edition di Wild Life (2018). Nel 2016 scrive 1 Beatles dopo i Beatles (L.1.LN. Publishing) e nel 2021 è traduttore con Franco Zanetti di The Lyrics (Rizzoli), testo a firma Paul McCartney. Nel maggio 2022 ha pubblicato il Vol. 1 di Music is ideas, che ha riscosso grande successo, ed è stato definito “una gigantesca mappa, con un livello di approfondimento che ci consente persino di vedere i rami sugli alberi” (Ernesto Assante Repubblica). Nel 2022 ha inoltre collaborato con la MPL, la società di pubblicazioni dello stesso McCartney, alla raccolta The 7” Singles Box, dove è accreditato come ricercatore.

Link per l’acquisto: https://boskovicofficial.lnk.to/dream50

Sogno e Realtà (di Luca Perasi)ultima modifica: 2023-06-20T16:54:57+02:00da musicomio