30\12\2018

La stoltezza ,l’errore,l’avarizia abitano il nostro spirito;nutriamo amabili rimorsi come i mendicanti alimentano i loro insetti.I nostri peccati sono testardi,vili i nostri pentimenti.Ci facciamo pagare lautamente le nostre confessioni e ritorniamo felici per sentieri melmosi convinti d’aver lavato con lacrime miserevoli tutte le nostre macchie. Satana culla sul cuscino del Male il nostro spirito stregato svaporando il ricco metallo della nostra volontà.Il demonio regge  i fili che ci muovono ,oggetti ripugnanti ci affascinano.Ogni giorno discendiamo d’un passo verso l’inferno senza provare orrore attraversando tenebre mefitiche.Come un vizioso che bacia il seno martoriato d’una puttana noi,al volo,rubiamo un piacere clandestino e lo spremiamo con forza.Serrato,brulicante come un milione di vermi,un popolo di demoni gavazza nei nostri cervelli e quando respiriamo la morte ci scende nei polmoni come un fiume invisibile  dai cupi lamenti. Se il veleno,il pugnale  non hanno ancora ricamato il canovaccio banale dei nostri miseri destini è perchè non abbiamo un’anima sufficientemente ardita.Al settimo giorno Dio si chiese: Perchè non ho partorito un nido di vipere piuttosto che nutrirmi in seno questa cosa derisoria e donare al mondo questa creatura immonda:l’uomo! Ora non posso rigettare nelle fiamme questo mostro intristito che fa ricadere il suo odio sulla mia maledetta cattiveria; ora torco quest’albero miserabile affinchè non possa più innalzare al cielo i suoi germogli impestati.Inghiotto la schiume del mio odio e preparo roghi consacrati.Assistito da un angelo invisibile ,il figlio ripudiato s’inebria di sole ,gioca col vento,discorre con le nuvole,s’ubriaca d’eterno cantando del calvario e l’angelo che lo segue piange nel vederlo così felice.Tutti l’osservano intimoriti o rassicurati della sua tranquillità,fanno a gara a chi caverà un sospiro sperimentando su di lui la propria ferocia.Mescolo al pane ed al vino,destinati alla sua bocca, cenere e sputi impuri,butto tutto ciò che egli ha toccato e m’incolpo d’aver posto il piede sulle sue orme.L’uomo s’ubriacherà d’incenso e genuflessioni per sapere se possa usurpare ,ridendo,gli omaggi destinati alla divinità.

27\12\2018

Io sublunare arreso alla dominazione di un astro irresistibile ,centro di gravità che mi attira;io vittima arresa alla straziante presa della cattività perchè il tuo passo oscilla come l’ascia che pesa fra le mani del boia  prima della caduta,ed io vorrei morirti fra le zanne e gli artigli.Parlavi della tua furia molecolare dietro il tuo velo ,al buio fra la guazza con quel film bianco che scorreva in fondo velando il mondo.Parlavi della nascita  e celebravi la morte ;io so qui  apiangere per tutte e due.Alfiere della tua alterità,guizzava una civetta,che idea abitare dentro una scultura;mi domando chi dei due è l’animale e chi la conchiglia,solo colui che è atterrito dalla fragilità può fare cose grevi e gravi,cose che lo proteggono dal fuori ma che insieme spalancano le segrete del dentro.Acri profumi,mare odoroso e vagabondo di flutti azzurri e bruni.Come un vascello che si sveglia al vento del mattino la mia anima sognante s’appresta a un cielo lontano.I tuoi occhi che nulla rivelano di dolce o d’amaro sono due gioielli in cui l’oro s’unisce al ferro.Sotto il fardello della pigrizia il tuo capo di donna si dondola con la mollezza d’un giovane elefante.Il tuo corpo si piega e s’allunga come una bella nave che bordeggia e tuffa nell’acqua le sue antenne:sei un cielo liquido che semina di stelle il mio cuore.Tutto è nulla e ombra,non vero.Parole nel silenzio,sillabe sull’acqua,uno spirito che,trillando,vaga.Una barchetta di carta spinta sull’acqua del mondo,buco nero che beve luce e mendica energia,disfa,collassa,assorbe la materia dell’io.Vorrei essere il non nato ma tempestivo mi ha preceduto l’assente,invece sono il callo osseo che cresce nella frattuta,il vuoto mi alimenta finchè dura:amputarsi,mutilarsi,abdicare,mendicare.Il mio paradiso è la camera con vista sull’inferno altrui,il tempo è trascorso in anni bui.Mi strappi a forza di pianti così traggo un filo d’aria attaccato alla cannuccia.Provo quello che prova Dio ossia debolezza,timore,un rovello e un affanno.Credo che Dio sia questa infinita sub-carogna dell’essere,una putrefazione in un nido d’insetti.Le tue radici schintano la mia vita per fare d’una coppia due infelici.Una clessidra che si svuota ,un agnello portato al macello;ogni nota una fitta,fammi perdere il filo,non lasciare che la storia si muova al tuo posto:non nascere più.Guardiamo nella stessa direzione,tu vai non vedendomi più o sono io che me ne vado con lo sguardo su di te? Morte che non muori,la mia vita è congedo e l’elettrolisi da me.L’occhio è come un’ ape che va e viene,che voglia fare il miele in un alveare di sguardi.

Nihil ulterius

Anima mia che vedemmo quel mattino d’estate così dolce? Alla svolta d’un sentiero un’infame carogna sopra un letto di sassi bruciava i suoi veleni,spalancava con noncuranza e cinismo il suo ventre pieno d’esalazioni.Il sole dardeggiava su iume  come volendolo cuocere rendendo centuplicato alla natura quanto essa aveva insieme mischiato.Il cielo contemplava la carcassa superba  sbocciare come un fiore.Le mosche ronzavano sul ventre putrido da dove uscivano neri battaglioni di larve colanticome un liquame denso lungo gli starcci della carne.Tutto discendeva e risaliva come un’onda o si slanciava brulicando,si sarebbe detto che il corpo gonfio d’un vuoto soffio venisse moltiplicandosi.Tutto esalava una strana musica simile all’acqua corrente o al vento.Le forme si cancellavano riducendosi a puro sogno;dietro le rocce una cagna inquieta ci guardava spiando il momento in cui riprendere il brandello abbandonato.Tu sarai simile a quella immondizia,a quella orribile peste,stella degli occhi miei,sole della mia natura.Tu sarai tale dopo l’estremo sacramento allora che sotto l’erba e i fiori grassi andrai a marcire fra le ossa.Allora dillo ai vermi che ti mangeranno di baci che io ho conservato la forma e l’essenza divina di tutti i miei putrefatti amori:crediamo di vivere in realtà ci decomponiamo.Ora imploro pietà da te l’unica che io ami dal fondo dell’anima in cui è caduto il mio cuore.E’ un universo tristissimo,dall’orizzonte plumbeo e vi si muovono la notte,l’0rrore e la bestemmia.Un sole privo di calore si libra sopra per sei mesi,gli altri sei la notte copre la terra;è un paese più nudo della terra polare:nè bestie,nè ruscelli,nè verde di boschi.Non v’è orrore al mondo che sorpassi la fredda crudeltà di questo sole di ghiaccio e di questa immensa notte simile al  vecchio caos.Io invidio la sorte dei vili animali che possono inabissarsi in uno stupido sonno,tanto lentamente si dipana la matassa del tempo.Tu come un coltello sei penetrata nel mio cuore,tu come un branco di demoni venisti folle e ornatissima a fare del mio spirito umiliato il tuo letto e il tuo regno infame cui sono legato come un forzato alla catena,come il giocatore testardo al gioco,come l’ubriaco alla bottiglia,come i vermi alla carogna;ho chiesto al perfido veleno di venire in soccorso della mia vigliaccheria.Il veleno e la lama mi hanno disdegnato e mi hanno  detto .tu non sei degno di venir sottratto alla tua maledetta schiavitù,se i nostri sforzi ti liberassero ,i tuoi baci resusciterebbero il cadavere ti un vampiro.

Nihil ulterius

Com’è da lassù il panorama? Qui non si vede niente,è tutta una salita,già mi sento stanco.Brindo a te da questa vetta altissima.Tu parli dell’altrove e dall’altrove ,dolcissima metastasi,ma sento che qualcosa è andato perso e il dolore mi è rimasto mentre mi prende una acuta nostalgia per una forma di vita estinta: la mia. Mia madre m’inflisse la vita: è nella mangiatoia e non sul golgota il vero sacrificio del Signore.Scegliamo di morire  non di nascere,mettiamo al mondo figli non noi stessi,chi vorrebbe infliggersi una pena talmente disumana?! Solo il Cristo ebbe la forza di darsi la vita comr il suicida che si dà la morte.Non la crocifissione ma la culla è  segno di martirio ,lutto,scandalo:non il legno su cui versare il sangue bensì la grotta nella quale accoglierlo.La morte volontaria è la più bella .La vita dipende dalla volontà altrui,la morte dalla nostra. Una notte che giacevo come un cadavere mi diedi a pensare alla malinconica bellezza della vita di cui mi sono privato e un pianto mi sgorgò senza sforzo.Quando dormirò nel fondo di un tenebroso sepolcro e una pietra impedirà al mio cuore di battere ,quella tomba aprirà l’impero di un sogno infinito e arriverò al rimpianto di non aver conosciuto quello che i morti piangono,così i vermi roderanno la mia pelle con il rimorso di non essermi sprofondato nei tuoi occhi in cui l’agata si mescolava al metallo.Le tue armi hanno insanguinato e illuminato l’aria con colpi che sono gli schiamazzi di un amore che piange.Unghie appuntite vendicheranno presto la lama traditrice che infuria su un cuore ulcerato d’amore. Quell’abisso è l’inferno popolato dai nostri amici,rotoliamoci senza rimorso,amazzone inumana,col fine d’eternare l’ardore del nostro odio.

Nihil ulterius

Vieni dal cielo profondo o sorgi dall’abisso?Il tuo sguardo infernale e divino versa,mischiandoli,beneficio e delitto.Riunisci nel tuo occhio il tramonto e l’aurora,diffondi profumi come una sera di tempesta.Sorgi dal nero abisso o discendi dagli astri?Un destino incantato ti segue;semini gioia e disastri,hai imperio su tutto,non rispondi di nulla.Cammini sopra i morti e ridi di essi; l’orrore è il tuo gioiello più affascinante.Una farfalla abbagliata vola verso di te e l’innamorato palpitante ,chinato su di te,sembra un morente che accarezza la propria tomba.Il tuo sorriso apre la porta d’un infinito adorato che non ho conosciuto.Tu,creatura di Satana o di Dio, fai l’universo meno orribile e questi istanti meno gravi.

Nihil ulterius

Per la nostra vitalità l’aspirazione alla lucidità è funesta quanto la lucidità stessa.C’è una legge generale che regola i rapporti fra i vivi e cioè che ognuno genera il suo nemico.Ci hanno talmente insegnato ad aggrapparci alle cose che quando vogliamo svincolarnece non sappiamo da che parte cominciare. Se la orte non venisse ad aiutarci il nostro accanimento a durare ci farebbe trovare una formula di esistenza  al di là dell’usura,al di là della senilità stessa. Tutto si spiega a meraviglia se ammettiamo che la nascita è un evento nefasto o quanto meno inopportuno, ma se si è di opinione diversa occorre rassegnarsi all’inintelligibile oppure barare come fanno tutti. La preghiera dell’uomo triste non ha mai la forza di salire fino a Dio poichè si prega solo nello sconforto se ne deduce che nessuna preghiera è mai giunta a destinazione.La maggior parte degli uomni somigliano allo schiavo:troppo sottomessi interrompono lunghi periodi di torpore con rivolte brutali quanto inutili.Bisognerebbe sperimentare se una libertà assoluta possa dare frutti migliori.Rendere inoffensivo l’uomo brutale a forza di bontà si può a condizione che sapesse che la mano che lo disarma è ferma. I popoli periscono per mancanza di generosità. Bisogna tentare di allontanare il più possibile il momento in cui i barbari dall’esterno si avventino su un mondo che si pretende che essi rispettino ma i cui benefici sono loro interdetti.nessun sistema sociale riuscirà mai a sopprimere la schiavitù, tutt’al più ne muterà il nome ; possiamo allora immaginare forme di schiavitù che riescano a trsformare gli uomini in macchine stupide e appagate che si credono libere mentre sono asservite sia che si imprima in loro una passione forsennata per il lavoro tale da escludere gli svaghi e i piaceri umani:a questa schiavitù dello spirito o dell’immaginazione è da preferirsi una schiavitù di fatto.

Memento mori

Prendo la strada delle valli e mi soffermo tra le vigne e in riva al mare.Vorrei sedere tra le nubi indisturbato e invece no devo camminare.Cosa fanno gli uomini? Temono e pregano il loro Dio,metafisico o materiale che sia,che giaccia tra le stelle o in banca.Eppure qualcosa non è più come prima;una volta si comandava col cenno e le cose accadevano,di ogni cosa veniva la fine ed era un tutto che viveva.Adesso,invece,c’è una legge e c’è una mente. I piccoli uomini pensano solo a se stessi,sanno che devono morire e si contemplano e fin qui li capisco; ma il Signore ha lasciato le vette e se ne va a scapricciarsi ogni momento,non sarebbe il Signore se la legge che ha fatto non potesse interromperla,combatte con cenni e brevi parole e non dice mai di essere sdegnato,schiaccia i suoi nemici e ride quando sono aterra,non ha pietà.Egli sa che cosa sono gli uomini: miserabili cose che dovranno morire,più miserabili dei vermi o delle foglie marce d’inverno. Gli uomini muoiono ignorando il loro Dio,altri ,invece, non smettono d’invocarlo per strappargli un favore o uno sguardo ,con una astuzia miserabile e sfrontata.Ora sono scaduti i signori del caos ,quelli che un tempo hanno regnato senza legge;ora regnano le leggi dei popoli e il dolore,la morte e il rimpianto. Ogni mente immortale è inquieta e combatte come avesse già vinto.Valeva la pena fare la legge se questo è il mondo?! Il mondo se pure non è divino proprio per questo è sempre nuovo e più ricco.La parola dell’uomo rivela meraviglie.L’ultimo uomo è il nuovo signore del caos e la sua voce ama violare il silenzio.L’uomo è un povero verme ma per lui tutto è imprevisto e scoperta,conosce la bestia così come conosce Dio ma non conosce il fondo del suo cuore, c’è persino,fra gli uomini,chi osa mettersi contro il destino.Soltanto vivendo con gli uomini e per gli uomini si gusta il sapore amaro del mondo.Uomini e bestie è lo stesso:sono il frutto più ricco della vita mortale.Si diventa fragili senza cessare d’esser duri,si seguita ad essere assurdi ed ironici, i capricci d’altri tempi diventano manie.Il solo idolo rimane il denaro se si conosce il mondo.Ogni fanatico non sospetta neppure che si possa ragionare su premesse diverse dalle sue,egli detesta ogni sconfitta persino quella altrui.La vecchiaia ci spoglia di qualsiasi duttilità umana e si rimane dotati d’un vigore duro da cavalletta, si rimane essi al proprio Dio mediatore dell’invisibile. Il tragitto della vita è tetro,regna tra gli uomini un’ostlità sorda.L’avversione è celata da una condiscendenza scherzosa e ci si chiude in accessi d’umore nero.Sulle voci,emergenti dall’ombra,agiscono influenze umane ,ma il mio rispetto per il mondo invisibile non mi spinge fino a dar credito ai vaneggiamenti divini,ma un qualsiasi sacrificio sarebbe bastato per accomodare il destino e non c’è carezza che possa giungere fino all’Anima!

Memento mori

Chi muore promette di dar conto di sè ai vivi. Voglio rivedere il prodigio dell’aurorache non ho mai contemplato senza un segreto palpito di gioa.Ginestre e lentischi si riconoscono di notte dal profumo;la primavera brucia come l’estate da far mancare il respiro.Il bagliore dei lampi d’un temporale illumina la pianura.Ho orrore del tempo e un’indifferenza totale per il futuro.La morte può diventare una forma estrema di devozione , un ultimo dono che fa aprire un sorriso in confronto al quale la luminosità dell’aurora è ben poca cosa.Il pericolo assume sempre aspetti divini ma bisogna semplificare la vita riducendola solo a ciò che è essenziale. Cerco d’evitare una figura magica e senza vita,il suo sguardo fisso ferma il sangue e tramuta gli uomini in pietra.Una mano amorosa ha chiuso gli occhi di un morto.Se si vuole che due s’amino basta separarli! Lei portatela a sud, lui al nord estremo ,fateli vivere dentro una bolla di sapone .Niente artigli,non credere mai ai propri occhi:quello che fisso non sono che abbozzi e mi preparo a rompere la clessidra.So troppo il vivere del mondo per litigare: giovani e vecchi tutti marciremo! La tera si schiude a inghiotterci tutti quanti.Stiamo sulla terra come insetti in sciame fitto:va con chi conta per fare strada e nel percorso fiuta gesuiti;pesca bene in acque torbide e vedi il devoto mescolarsi ai diavoli.Tutti saltabeccano e fanno quello che possono:chi è zopo saltella ,chi è goffo sgambetta e all’esito non badano.Gli uomini si odiano forte tra loro e si ammazzano di gusto,critica e dubbio non riescono a confonderli: sarà pur qualcosa il diavolo se i diavoli esistono.Se l’uomo è tutto questo è proprio matto,quel che accade lo tormenta e assai lo amareggia,sotto i piedi sente che se ne va la terra.Se ci sono i diavoli ci sono anche i buoni spiriti.L’uomo segue fuochi fatui e si crede prossimo al tesoro,non è portato più dai piedi  ma si muove a testa in giù.Una stella prende lo slancio e sis tende tra l’erba ,nessuno la rialza.Lo spirito ci dona le ali per seguire tenui tracce nel cielo tra cortei di nuvole e veli di bruma;brezza alle fronde e vento alle canne così tutto svanisce.La vendetta apre le sue braccia e precipita in fondo alle tenebre e riempie grandi secchi di sangue e lacrime dei morti.Il demonio fa buchi segreti in questo abisso e fa rianimare le sue vittime per spremerle ancora.L’odio è un ubriaco in fondo a una caverna che sente rinascere la sete ma è condannato a non potersi mai addormentare solo la tavola ,rimane sempre presente a se stesso e pronto all’azione.

XYZ

Se Pk è w-coerente allora in esso non è dimostrabile xPR(x,q) che segue dalla Z° riflessione .Poichè xPR(x,q) è un enunciato Z°1 che asserisce falsamente la dimostrabilità xPR(x,q).Grazie all’argomentazione svolta sulla base della semplice coerenza nessuna delle R(x,q) con x=0,1,2,… può essere falsa da cui risultano dimostrabili tutte le R(x,q) sempre per x=0,1,2,… e quindi xPR(x,q) non potrebbe essere dimostrabile senza andare in contraddizione con l’1-coerenza.Si che se Pk è semplicemente coerente xPR(x,q) è un P°1 enunciato vero ma non dimostrabile quindi Pk è W-incompleto dove R(x,q) costituisce un esempio di formula A(x) tale che risultano dimostrabili tutte le A(x) per x=0,1,2,… mentre non lo è xPA(x).Se Pk è W-coerente o 1-coerente uno dei due enunciati xPR(x,q) e xR(x,q) può essere aggiunto a Pk come nuovo assioma ottenendo così un’estensione coerente Pk. Se infatti l’aggiunta di una di esemente coerente se portasse a contraddizione l’altra dovrebbe essere dimostrabile in Pk.Quindi se Pk è coerente l’aggiunta di xPR(x,q) costituisce un esempio di sistema formale Pk semplicemente coerente ma W-incoerente e 1-incoerente.Ciò dimostra come il proposito di dimostrare soltanto la semplic coerenza di un sistema formale S,se anche avesse avuto successo,non sarebbe bastato allo scopo dal momento che in S potrebbero esserci teoremi falsi come xPR(x,q) in Pk se Pk è semplicemente prevista.

Nihil ulterius

Quando il destino iscrive la sua creatura sulla lista ristretta degli eletti più prossimi, a partire da quel momento l’uomo comprende che la morte non è più un’eventualità astratta ma l’avvento di un evento. Realizzare la morte non è semplicemente vivere la minaccia di morte come effettiva e prossima ,è, ipso facto, sentirsi personalmente riguardati da questa minaccia.Se la minaccia,pur essendo immediata,è rivolta ad altre creature ,i mortali in genere,un uomo qualsiasi,manca un elemento essenziale alla sua effettività;così come manca anche se la minaccia,pur riguardando l’interessato ,si riferisce a lui solo come scadenza remota.I due casi,infatti,si riconducono a uno solo:in entrambi la minaccia è apparente e il pericolo di morte è altrettanto platonico di quello su cui ci intrattengono i racconti d’avventura.Quando l’uomo comprende che il suo turno è arrivato si sente al contempo chiamato a una morte imminente e riguardato personalmente poichè coinvolgimento e imminenza sono ,in quanto tali,due forme dell’effettività.