8gennaio2019

Una giornata di nuvole,sono in giro in cerca di parole,chiedo ma nessuno sa cosa indichino eppure quel nome brilla nel fitto groviglio consonantico che lancia brevi vocali luminose come l’arma di un uomo in agguato nel bosco.Il panorama si squaderna tra alberi e acque;la linea sinuosa del fiume mi induce a lasciare la macchina e iniziare a camminare.Foglie morte ,una luce mobile,l’aria gelata, io sono una vita che si s-vita ,nient’altro. Eppure qui sta il segno,qui si strozza la terra in mezzo a falde freatiche e bacini artificiali,la pace e la guerra sono la stessa cosa,la notte ed il giorno sono la stessa cosa ,la morte e la vita sono la stessa cosa: niente! Penso agli uomini che attendono perplessi il giorno mosso dall’elica del denaro che sblocca ogni chiusa;inizia l’emorragia del tempo che divarica i tratti del volto mentre sfreccio nello spazio e tu dormi accanto a me,allora mi avvicino come lo stoppino al fuoco e prendo fuoco,si brucia così una natura fossile ,arde la preistoria e la cameretta diventa un nido riscaldato. Esco da questa città stritolata e claustrofobica fatta di gorghi di strade di sobborghi indistinti che danno sgomento.Piombo in un reticolo di vie,villette e prati,la facoltà d’orientamento si annichilisce e svanisce il paesaggio circostante.Un cataclisma ha generato enormi aree informi,una campagna sintetica e spettrale catena di nomi che cinge la città in un abbraccio funebre.Una distesa di sangue battuto e arato,prati di pelle e grasso,bucce di morto,passi nel fango.Le zone che circondano la città stanno in agguato,sbucano fuori insegne tristi e afflitte.Superato un dosso il mare sbuca all’improvviso,lo spazio qui è vastissimo,il cielo nuvoloso,il fiume è come la lingua di un fedele che riceva l’ostia.In lontananza un quadretto paesano stremato e dolcissimo,aria rustica e parlare sgraziato.La natura si è ritirata  in buon ordine ,il suolo è pieno di cicatrici ,rimarginato e spento tuttavia vivente,Il vento s’infila all’improvviso in questa conca ,si avverte un sibilo che piega un’inquietudine che cerco di nascondere agganciata ad un fragile filo di brezza:sto a perpendicolo sul mondo ,la mia esistenza oscilla come una chiave appesa al portachiavi.

8gennaio2019ultima modifica: 2019-01-08T17:34:08+01:00da domeniconipaolo