07\04\2019

L’irreparabile rode con dente maledetto il pietoso monumento della nostra anima e sovente ne attacca,simile alla termite,l’edificio alla base.Ho visto accendersi in un cielo infernale un’aurora miracolosa.Il mio cuore,mai visitato dall’estasi,è un teatro in cui si attende sempre invano un essere dalle ali di vetro.Tu sei un bel cielo d’autunno chiaro e rosa  ma la tristezza monta in me come il mare e lascia rifluendo sul mio labbro corrucciato il ricordo cocente del tuo fango amaro.Cerco il luogo devastato dall’unghia e dal dente ma non cerco più il mio cuore:le belve l’hanno divorato.Il mio cuore è un palazzo lordato dalla folla :ci si ubriaca,ci si ammazza,ci si tira per i capelli.Con i tuoi occhi di fuoco splendenti come feste tu bruci i brandelli che le belve hanno risparmiato.Questo tempo elicoidale torna sempre su se stesso ,sempre uguale e uguale mai.Anello solstiziale di sangue ,di addio,eterna vigilia di quella vacanza che infine giungerà pura in una luce definitiva che taglia e abbaglia e incide me pallido candidato all’esclusione ,decorato di piaghe ,questuante d’ombra,riverbero metallico di notti psicotrope:la maturità è la prima avvisaglia del crollo,è la stagione fessurata d’illusioni.La mia anima ha il colore della neve scarpicciata,il mio sangue è sparso nel fango,resterà di me solo un mucchio nudo d’ossa.Mi sono fatto vecchio come un tronco muffito,nessuno si ricorda che ebbi un nome ,la realtà è che avrei dovuto essere morto da un pezzo e restare insepolto alla pioggia per lìavvoltoio .Vissi torvo e inumano,spregiai i morti,conoscono uomini che hanno fatto molto meno e sono lupi.Tutti noialtri abbiamo giorni che,se un dio ci toccasse,urleremmo e saremmo alla gola di chi ci resiste.Che cos’è che ci salva se non che al risveglio ci ritroviamo queste mani e questa bocca e questa voce?Le  belve non temono nulla di sacro e non guardano al cielo che per stormire e sbadigliare,cìè qualcosa che le eguaglia ai signori del cielo:qualsiasi cosa facciano non hanno rimorsi.Il mio sonno sarà oggi un compito in classe:ognuno covi,dormendo,la sua fiamma accesa.Dopo una notte persa nell’insonnia dei giusti,sui desolati altopiani della cronaca fra immagini di stupri,scigure e fame il sonno è una colomba biblica che saluta la fine del diluvio anche se nulla è finito e nulla finirà:mi accontento di una schiarita prima che ricominci a diluviare.Resta il cielo a ricordarci un tempo in cui la vita respirava piena ,resta il cielo a il tempo in cui respirerà piena la vita per un’anima indecisa :non spetta ai mortali che una torva speranza.

07\04\2019ultima modifica: 2019-04-07T17:00:47+02:00da domeniconipaolo