29gennaio2020

Gli uomini sono i peggiori nemici di se stessi.La maggiore delusione si prova quando vengono raggiunti gli oggetti del desiderio.Gli uomini odiano le virtù che dovrebbero amare e amano i vizi che dovrebbero odiare.Basterebbe avere un’unica certezza:tutto è vano,provare maliconia per l’oggetto del desiderio appena raggiunto o spiccato disgusto per il fine che si staper raggiungere,avere una dolorosa nostalgia per la solitudine perduta,avere la consapevolezza che c’è un destino che si realizzerà a breve.E’ sofferenza il pensiero di esistere anche se è opinione comune che chi filosofa non vive e chi vive non filosofa.Ci spingiamo agli estremi confini della dicibilità per definire il Nulla.Fatalisticamente obbediamo al destino.Sovraccarichiamo di senso eventi accidentali.Riconosciamo la presenza di un fato all’interno del caos superficiale.Pensiamo alla morte per frantumare il legame egoistico con la propria individualità.Vivere una vita votata alla conoscenza del vero cioè la vita non può essere altro che un commento della morte.Pensare è pensare alla morte.Bisogna riservarsi nella vita un retrobottega di solitudine.Ogni cosa è sottoposta alla legge della trasformazione tanto che anche ciò che è costante non esprime altro che un movimento più debole.Esistere decontestualizzando i giorni della vita dal loro complesso ci porta a vedere che noi siamo la morte di noi stessi,essa ha le nostre fattezze.La vita va allietata con l’idea della morte che prova il fatto che non ci si deve preoccupare del futuro.

21gennaio2020

Sovraccarichiamo di senso eventi accidentali così siamo fatalisticamente obbedienti al destino rivestito di caos.Pensare alla morte significa vivere una vita votata alla conoscenza del vero: pensare è pensare alla morte.Il segno più caratteristico della saggezza è il dubbio costante.Bisogna riservarsi nella vita un retrobottega di solitudine.Si acquista un’etica con la cognizione diretta del dolore e si raggiunge una forza serena se si accetta l’inevitabile.Tutte le cose sono sottoposte alla legge della trasformazione ,ciò che sembra costante è in realtà sottoposto a un movimento più debole.Decontestualizziamo i giorni della vita e ci renderemo conto che noi siamo la morte di noi stessi,la morte ha le nostre fattezze.Consideriamo con distacco il Bene e il Male ,allietiamo la vita utilizzando l’idea della morte come prova del fatto che non ci dobbiamo preoccupare del futuro.Gli uomini non sono in grado di rinunciare al tempo della dissipazione ,ciò è segno di una bassa potenza di esistere e dimostra l’incapacità di non affidarsi a tutto ciò che è contingente,bisogna invece affidarsi al peggio per vedere il meglio.

19gennaio2020

La tristezza è la mia più grande tentazione, mi inganno anche sulla mia capacità di vaneggiare.L’unico beneficio che traggo stando al mondo è l’orrore di me,l’unica salvezza è rivolgere contro di me i miei artigli. Ogni certezza è irrespirabile,quando penso all’eternità calpesto l’evidenza del mio essere friabile e nullo,l’unica speranza è di durare finchè durano le mie finzioni.Esistere equivale a una protesta contro la verità,a una preghiera interminabile.La smisurata dignità di respirare mi intimidisce,le mie macchie e opacità consentono di salvarmi.L’insensato abita in me ,devo all’insensato il meglio delle mie illusioni.Ogni forma di vita tradisce e snatura l’esistenza.Deliri,caos  e sterilità mi impediscono di invecchiare,mi impediscono di avere consuetudine con il veleno della verità.Passo gli anni a guardare le mie spoglie,anelo a una morte incompatibile con la mia carogna.Non si può dimostrare che qualcosa esista,il Nulla,allora,è senz’altro più confortevole.Con fatica e per vie tortuose si arriva a cogliere che la vita è uno stato d’eccezione.Normale,in quanto prevalente,è la non-vita ,l’inanimato,la pietra che non ride .Questo testimonia il cosmo:la materia ignora,salvo in un minuscolo frammento,l’eventualità della vita.

17gennaio2020

Lascio alla morte la completa facoltà di asservirmi,pertanto non appartengo più a me stesso.In ogni passante ravviso un cadavere,in ogni odore il putridume,in ogni gioia un’ultima contrazione di disgusto.Ogni luce anticipa un’ombra,il Nulla è la mia ostia,tutto si trasforma in spettro.Conosco a memoria il Nulla,vedo nella morte l’espressione positiva del vuoto in cui rieccheggia il soffio del mio ultimo gelido respiro.Mi protendo contro la mia lucidità,non ho bisogno del reale,provo sentimenti solo di viltà.Divorato da una sete di immediato mi accontenterei di una briciola di essere,dell’illusione che qualcosa esista sotto i miei occhi.Conquisto un continente di menzogne,ho scoperto la vita attraverso l’espediente della morte,così mi precipito in ogni miraggio che mi rammenta il reale perduto.Immerso nella quotidianità del non-essere,l’essere è l’inaudito che non può accadere, comunque esistere è una inclinazione che non dispero di far mia.Saccheggerò ogni speranza dei transfughi della lucidità,felice di aggrapparmi alle indegnità che conducono alla vita.Mi fermo alle soglie della Verità,avverto un mondo spaventato alla vista della mia felicità.La vitalità scaturisce dalle mie risorse di insensato,non posso che oppormi col delirio ai miei sgomenti e ai miei dubbi.Esisto veramente solo quando irradio tempo,avverto stupore nelle cose che sono giunte all’esistenza,che hanno acquisito l’abitudine dell’insolito.Morte:tempo che improvvisamente si muta in eternità,che trasforma questo spazio che trema in un urlante equatore.

14gennaio2020

La contingenza è la possibilità di essere altrimenti,la necessità è l’impossibiltà  di essere altrimenti.

Non può essere altrimenti che tutto possa essere altrimenti,cioè la contingenza è necessaria.

La necessità è una verità in tutti i mondi possibili.

Contingenza:organizzazione di stati di cose all’interno di un campo di senso che potrebbe essere altrimenti.La necessità è l’organizzazione di stati di cose all’interno di un campo di senso che non potrebbe essere altrimenti. Cosa può essere altrimenti e cosa può non esserlo dipende dal senso che è coinvolto nella costituzione di un campo di senso.

La differenza fra campi di senso è ontologicamente costitutiva dell’esistenza di qualunque cosa:niente può esistere che non avrebbe potuto essere altrimenti.

11gennaio2020

Ogni istante ha un valore infinito,trasforma ogni inanità in assoluto.La dimensione di tutti i nostri istanti è una trionfale agonia.Non siamo che putredine e fetore prima della nostra dissoluzione:colui che afferma di essere vivo lo è solo se ha eluso o superato l’idea del proprio cadavere.Tutto ciò che la carne mi insegna mi annienta inappelabilmente.Interpreto le mie ceneri come un ringiovanimento,questo è il principio che romanticizza la vita:la fine è un beato furore.La morte ci dà la vertigine solo per meglio sollevarci al di sopra di noi stessi,con la morte trascendiamo l’uomo che è in noi.La vita è intollerabile perchè è troppo dissimile dalla nostra essenza;corriamo tutta la vita incontro alla morte senza accorgerci che l’abbiamo già raggiunta.La morte ci inizia al vero significato della nostra dimensione temporale poichè senza la morte essere nel tempo non significherebbe nulla.Per giungere all’oggetto del mio desiderio,il Nulla,non posso che amare la morte e la odio se tarda a venire.Ciascun essere è il proprio sentimento della morte.Smetto di interessarmi al tempo apparente con cui deterioro la mia essenza.Un Nulla vivificante gorgoglia all’interno dell’umano,la nostra vanità ci fa considerare la morte come una semplice sconvenienza,un lapsus della materia,invece non c’è nulla di più splendido del nostro ultimo respiro.Siamo infedeli verso noi stessi se rinunciamo alla nostra solitudine ,se rinunciamo d’arricchirci d’assenza ,se rinunciamo a collocare in noi un deserto,poi,invasi da una trance cosmica,sorge l’aurora della morte e dobbiamo essere grati al tempo che ci disfa senza posa e ci spalanca la porta del morire.

Ordo rerum

Plaudo al reale della vita e della morte di cui sono spettatore indulgente.Negare la vita ,non c’è niente di meglio per emancipare lo spirito perchè l’esserci è schiavitù quindi non mi sottraggo al contagio del Nulla.Il grande sì è il sì alla morte,non mi faccio sopraffare dalla mia assenza ,vivo nell’ombra,ho cessato d’esistere per il mondo esterno,sono piegato a tutte le solitudini.Vivo in un universo non dichiarato che sta tra il ricordo dell’inaudito e quello di una certezza .Ho superato ogni sgomento   ,indipendente dal sole basto a me stesso:sono illuminato dalla morte.Nel vuoto si istalla l’idea della mia distruzione ,sono prigioniero della nostalgia ,vedo nella morte la fine di un’eccedenza di essere.Mi pongo al centro della mia solitudine ,quando vivo nella paura della morte è così che non vivo.L’agonia non è che un accidente nel processo del mio annientamento,la vita è l’insieme delle funzioni che mi trascinano alla morte.La vita diminuisce ad ogni istante e questa diminuzione è un eccitante .Coloro che non sanno trarre nessun beneficio dalla loro certezza di non-essere restano estranei a se stessi,sono fantocci assopiti in un tempo neutro.Esistere significa mettere a profitto la nostra parte di irrealtà,significa vibrare a contatto col vuoto che è in noi:essere ha senso solo se gli attribuiamo gli attributi della morte.