Tasse e paradisi fiscali, la UE minaccia: black list per i paesi che non collaborano

I paradisi fiscali finiscono nel mirino della UE, che minaccia di inserirli nella black list. “Entro la fine del 2017 l’Ecofin dovrebbe completare la lista”, ha detto Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici. “Stiamo monitorando 90 paesi che dovranno collaborare se non vogliono finire nella black list. Stiamo lavorando a una proposta di riforma sugli intermediari finanziari. Non c’è dubbio che la loro attività deve essere molto più trasparente”. Dalla Francia intanto si leva una proposta. Nessun Paese inserito in questa lista nera dovrebbe beneficiare del sostegno finanziario della Banca mondiale o del Fmi.

Lo scandalo paradise papers

tasse paradise papersI Paradise Papers sono documenti riservati sottratti a due società finanziarie (studi legali offshore Appleby e Asiaciti) e finiti nelle mani dei giornalisti della testata tedesca Süddeutsche Zeitung. Questa li ha a sua volta messi a disposizione dell’International Consortium of Investigative Journalists (Icij). Si tratta di un consorzio internazionale di giornalisti investigativi – quasi 400 nomi, tra i quali New York Times, Guardian, Le Monde, Bbc e, per l’Italia, L’Espresso – che nel 2016 ha vinto il premio Pulitzer per l’inchiesta Panama Papers.

I documenti sono contenuti in 13,4 milioni di file che coprono un periodo che va dal 1950 al 2016. Coinvolgono persone e aziende le quali hanno scelto di investire oppure operare attraverso organizzazioni off-shore. Questa montagna di documenti segreti ha scomodato politici e potenti (perfino la Regina Elisabetta) e molte multinazionali con fatturati a nove zeri e leggende dello sport e della musica.

I casi in Italia

Tra gli oltre 180 paesi toccati dai Paradise Papers c’è anche l’Italia. I soggetti coinvolti sono ad esempio Andrea Bonomi, finanziere che voleva comprare il Corriere, ma anche la potentissima congregazione dei Legionari di Cristo. Diversi azionisti di società come Prysmian e Buzzi Unicem che hanno utilizzato le Cayman o le Bermuda per non dover pagare tasse sui loro dividendi. C’è anche Silvio Berlusconi, che avrebbe sfruttato il meccanismo dopo aver acquistato nel 1999 uno yacht di 48 metri da Murdoch.

Ancora più inquietante è il caso Vitrociset, società che da alcuni decenni fornisce servizi ad alto tasso di contenuto strategico a istituzioni chiave del nostro Paese (Bankitalia, ministero della Difesa, Guardia di Finanza, Agenzia spaziale italiana). Si è scoperto che in definitiva essa è controllata, attraverso un complesso sistema di scatole finanziarie, da una società delle Antille olandesi con capitale sociale di un solo dollaro.

Tasse e paradisi fiscali, la UE minaccia: black list per i paesi che non collaboranoultima modifica: 2017-11-13T00:18:29+01:00da nonsparei

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