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Denaro contante, quell'abitudine che l'Italia non vuole abbandonare


Mentre si dibatte sulla possibilità che alle valute tradizionali possano un giorno affiancarsi (in modo regolamentato) quelle virtuali, l'Italia è alle prese con un altro problema. Secondo gli ultimi rapporti sull'utilizzo del denaro, siamo infatti il paese meno propenso ad abbandonare il denaro contante per i nostri pagamenti. La cosa peraltro è anche insidiosa, visto che la liquidità non lascia tracce mentre le transazioni elettroniche sì. Con tutto quel che ne consegue in termini di tracciabilità ed economia sommersa che sfugge al fisco.

Gli italiani e il denaro contante

In Italia il denaro contante in circolazione continua ad aumentare, ed è passato da 128 a 182 miliardi di euro tra il 2008 e il 2015. Nel solo periodo che va dal 2016 al 2017 poi è ulteriormente aumentato (+3,8%), passando da 190,4 a 197,7 miliardi. Andiamo quindi nella direzione opposta rispetto a molti paesi del Nord Europa, dove il contante si avvia addirittura alla sparizione. Come sta succedendo in Svezia, dove il contante pesa nelle transazioni soltanto per l'1,5%. Da noi le carte di pagamento nel 2016 sono state utilizzate per 43,1 transazioni pro-capite. In Danimarca e Svezia si arriva a 350 di media l'anno. Secondo un recente studio, l'Italia è il terzultimo Paese in Europa per utilizzo di pagamenti cashless. Nel corso del 2017 appena il 14% delle transazioni è stato fatto senza denaro contante, mentre l'86% ha visto un passaggio di mano per banconote e monetine. La maglia nera europea spetta alla Grecia (12% in cashless, 88% in contante), mentre la media di pagamenti cashless in Ue è 26%. E poco consola il fatto che in Italia i pagamenti attraverso device mobili siano cresciuti del 48,6% dal 2012 al 2016, perché a ben vedere l'incidenza di questo tipo di pagamenti sul totale è ridicola: 0,05%. Un dato che la dice lunga sulla nostra scarsa propensione al pagamento elettronico è quello riguardante i prelievi al bancomat. L'Italia è stato il Paese - tra i big 5 che comprende anche Germania, UK, Francia e Spagna - dove s'è registrato l'incremento più elevato di prelievi agli sportelli dal 2008 al 2016. Da noi c'è stato un incremento dell'8,9%, passando da 97,9 a 193,6 miliardi di euro.