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Borse, dopo un semestre mancano all'appello 8mila miliardi


Negli ultimi 5 mesi il valore delle Borse è clamorosamente sceso. A fine gennaio era stato raggiunto il picco massimo di tutti i tempi a quota 87mila miliardi di dollari. A fine giugno quel valore è arrivato sotto la soglia degli 80mila. In pratica sono andati persi quasi 8mila miliardi di dollari. E come se non bastasse alcuni fattori fanno ritenere che anche il secondo semestre del 2018 sarà un periodo ricco di incognite.

Cosa succede alle Borse

A innescare questo processo ribassista delle Borse hanno contribuito molte cause. Come ad esempio l'inflazione (che negli USA è schizzata oltre il target del 2%), che ha reso il costo della vita più elevato e "minaccia" il comparto azionario. Infatti l'inflazione elevata significa tassi di interesse più alti, e quindi maggiore appeal del comparto obbligazionario sui mercati finanziari. Negli ultimi mesi la Federal Reserve ha alzato i tassi due volte (marzo e giugno) e Powell ha annunciato altri due rialzi nel corso del 2018, visto che l'economia americana sta procedendo a ritmo robusto. Un altro motivo di difficoltà per le azioni è stata la riforma fiscale avviata da Trump. Questo sta spingendo molte società a riportare capitali negli Usa, innescando un rialzo degli utili societari. La logica conseguenza è che i multipli di Borsa si sono ridimensionati. In periodi più recenti, un'altra spallata al comparto azionario la sta dando la guerra commerciale che Trump pare intenzionato a proseguire al fine di ridurre il surplus che alcuni paesi (Cina e Germania su tutti) generano contro gli States. Ma i fattori di incertezza si proiettano anche sul futuro. La curva del debito vede ridursi lo spread del rendimento a 10 anni (2,9%) e quelli a 2 (2,55%), fino a valori che non si vedevano da prima della crisi. Di solito, quando si assiste a un appiattimento della curva, il segnale che si ricava è recessivo. Inoltre gli investimenti delle aziende sono cresciuti in modo decisamente inferiore rispetto al valore dei buybacks e dividendi. In pratica pur generando utili a palate, anziché reinvestirli le società preferiscono restituire buona parte dei profitti agli azionisti.