Borse asiatiche, è stata una settimana nera e turbolenta

Si è chiusa per le Borse asiatiche una settimana molto turbolenta. E si è chiusa molto male. Le piazza dell’area Asia-Pacifico infatti sono crollate al livello più basso da circa venti mesi. La spinta al ribasso l’hanno data i timori persistenti sulle prospettive del commercio globale, ma anche i risultati deludenti di alcune importanti società come Amazon e Alphabet.

Le Borse asiatiche

Partiamo dai dati sulle Borse asiatiche, che si possono reperire tramite i migliori siti trading autorizzati Consob. Tokyo ha chiuso in calo dello 0,4% a quota 21.184,60. Male anche i mercati cinesi, con Hong Kong che cede l’1% e Shanghai lo 0,7%. La borsa coreana di Seul scivola dell’1,8%. Tra le singole società, meritano menzione i casi di Canon, che ha ridotto la previsione sull’utile annuo ed è arrivata a perdere oltre il 5%, ma pure LG Chem e Lotte Chemical cedono circa il 6%.

I motivi del calo

Come detto, uno dei motivi che hanno spinto a questo ribasso delle Borse asiatiche sono le persistenti tensioni commerciali tra USA e Cina. Una lunga guerra combattuta a colpi di tariffe e contro-tariffe che secondo alcune analisi potrebbe ridurre dello 0,7% la crescita del PIL cinese, oltre ad avere un impatto significativo anche sulla crescita USA. Ma fanno sentire il loro peso sulle borse asiatiche anche le preoccupazioni su nuovi rialzi dei tassi Usa e, di conseguenza, per il rafforzamento del dollaro (a proposito, se vi piace il trading su valute non scegliete solo piattaforme trading bonus senza deposito).

Il rapporto di cambio tra dollaro e yuan si è impennato ed ha toccato il livello più basso da gennaio 2017, e dopo una costante e inesorabile discesa ha infranto la psicologica di 7 yuan per dollaro. L’ultima spallata alla valuta cinese l’ha data il report sul prodotto interno lordo, che si è mostrato molto più debole delle aspettative (ed a livelli che non si vedevano dai tempi bui della recessione del 2008-2009).