Sul
mercato valutario la giornata è stata caratterizzata soprattutto dall'
ottimo spunto della sterlina, che continua a beneficiare dell'ipotesi di un
rinvio della Brexit, ma anche dal passo spedito delle
valute rifugio. Il dollaro invece "galleggia" sui minimi di tre settimane, dopo le parole del presidente della Fed Jerome Powell sulla "pazienza" che verrà adottata sui temi di politica monetaria.
I progressi di Brexit e gli effetti sul mercato valutario
Come detto, i fari anche oggi sono stati accesi sul Regno Unito, dove si fa
meno probabile il pericolo di un’uscita dalla UE senza un accordo. Ci sono infatti dei segnali sempre più incoraggianti riguardo uno
slittamento del termine ultimo per la Brexit, fissato al 31 marzo. Nella giornata di mercoledì, la Camera dei Comuni ha dato l'ok alla mozione illustrata dalla premier May. Non passa, invece, la proposta del leader laburista di un piano d’uscita alternativo, più soft e con la permanenza del Regno Unito nell'Unione doganale.
Sul mercato valutario il pound continua a beneficiare di questo clima più positivo, ed è salito ai massimi da 7 mesi contro il dollaro. La
strategia Parabolic SAR MACD continua inoltre a mandare segnali rialzisti.
Movimenti interessanti anche da parte delle
valute rifugio, che hanno visto un apprezzamento a causa del timore da parte degli investitori internazionali per l’a
bbattimento di due aerei militari indiani da parte dell’aviazione del Pakistan. Non accadeva un episodio così grave dalla guerra indo-pakistana del 1971.
Petrolio e valute correlate
Nel frattempo il
rialzo del petrolio (che ricordiamo ha subito un ribasso del 40% alla fine del 2018) ha favorito la Corona norvegese e il Dollaro canadese, che negli scorsi giorni sono state penalizzate dal ribasso dei prezzi della materia prima. Un USD in calo, i tagli alla produzione dell’OPEC e le scorte statunitensi in calo hanno spinto il petrolio ad avanzare quest’oggi. La
strategia EMA Media mobile Stocastico lascia intravedere un consolidamento.
Intanto dati negativi usciti nella notte in Australia e Nuova Zelanda sul hanno
penalizzato le quotazioni del Dollaro australiano e del Dollaro neozelandese.