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Petrolio, perché sta scendendo quando invece dovrebbe salire?


Il mercato del petrolio ha vissuto una settimana debole, dopo che la precedente aveva fatto registrare nuovi massimi annuali (e anche più). Eppure il quadro sembrerebbe rialzista che più non si può. E allora cosa è successo?

Fattori rialzisti per il petrolio

Andiamo con ordine. La situazione globale offrirebbe un quadro di grande sostengo alle quotazioni. Sono infatti appena entrate in vigore le sanzioni americane sul petrolio iraniano, che è diventato off limits. Inoltre in Venezuela è scoppiato un golpe, mentre in Libia sono riesplosi i combattimenti. Come se non bastasse tutto questo, in Russia c'è stato uno stop alla produzione del maxi-oleodotto Druzhba, a causa di una contaminazione da sostanze corrosive. Tutto elementi capaci già da soli di spostare qualcosina a favore dei "tori" del mercato petrolifero. Eppure la settimana è stata debole. Dopo aver raggiunto 75 dollari al barile settimana scorsa, il Brent è scivolato sotto la soglia psicologica dei 70 dollari. Dopo 5 settimane di fila di crescita, è stata la prima in ribasso. Il WTI invece è scivolato dal picco di 66 dollari fino a  62 dollari. In questo caso le settimane di discesa sono addirittura due. Chi conosce cosa sono le Bande di Bollinger trading, le avrà viste allargarsi e poi intrecciarsi negli ultimi tempi.

La produzione USA da record

La risposta a questa apparente contraddizione del mercato è nel greggio americano. La produzione a stelle e strisce è a livelli record: 12,3 milioni di barili al giorno. Le scorte oltre Oceano sono giunte a 9,9 milioni di barili, addirittura quattro volte più di quanto gli analisti avessero previsto. Questo è bastato per far sì che gli speculatori, che da tempo stavano accumulando posizioni lunghe sul petrolio, cominciassero a vendere. Consiglio: se vuoi sapere qual è il miglior sito forex trading, devi studiare tutte le loro caratteristiche e poi potrai decidere.

Prospettive del mercato del petrolio

Tuttavia, questo calo potrebbe essere breve. Per quanto sostenuta, la produzione americana  non può colmare il calo dell'offerta dovuto ai fattori visti poco fa. Anche perché parliamo di greggi con caratteristiche completamente diverse tra loro (il Venezuela ad esempio produce greggio pesante). Per questo motivo Trump ha fatto appelli all'OPEC+ affinché intervenga. Sa benissimo che senza l’aiuto dei sauditi, difficilmente riusicrà a tenere a bada la corsa dell'oro nero. Ma per l'Arabia darà dura riuscire a soddisfare le richieste della Casa Bianca senza lacerare l’Opec Plus al prossimo vertice di giugno, quando la coalizione dovrà decidere se proseguire o meno con i tagli produttivi.