Ogni volta che l'Italia si trova a fare i conti con i suoi grossi problemi di bilancio, spunta fuori l'
ipotesi di una nuova tassa patrimoniale. E anche stavolta se ne riparla.
La storia della tassa patrimoniale
La tassa patrimoniale è
un balzello che grava sul capitale e sui beni mobili e immobili del cittadino. Per questo è tra le più odiate dell'intero panorama fiscale. Ed è una costante che ci ha
accompagnato durante tutti i periodi eccezionalmente drammatici. Perché una tassa patrimoniale, straordinaria o fissa che sia, è un metodo veloce per abbattere il debito pubblico e risanare i conti.
Ad inaugurare questa "moda" fu
nel 1919 il governo Nitti, subito dopo la fine della Prima Grande Guerra. Proprio per risanare l'enorme debito contratto negli anni del conflitto, si colpirono gli extraprofitti industriali del periodo bellico. Sempre una guerra, quella in Etiopia, fu nel 1936 il motivo di un provvedimento analogo.
Nel 1940 venne invece varata la prima imposta patrimoniale ordinaria, cioè non legata a eventi eccezionali. Nel corso del tempo, le patrimoniali si sono poi succedute con maggiore intensità. Oggi la più famosa è l’
IMU sugli immobili.
Equità fiscale? Macché
Va anche aggiunto che se
le patrimoniali esistenti oggi valgono nell’insieme 46 miliardi, quasi tutte hanno prodotto gettiti inferiori alle previsioni. E soprattutto, quasi tutte non hanno soddisfatto quel criterio di equità fiscale spesso sbandierato. In sostanza la tassa patrimoniale
dovrebbe colpire di più i benestanti, mentre alla fin fine è risaputo che le tasse in questo Paese
le pagano soprattutto dipendenti e pensionati. Ci sono poi casi in ci le tasse hanno fallito completamente il bersaglio. Ad esempio la tassa
patrimoniale sulle barche di lusso decisa dal
governo Monti a fine 2011. Doveva colpire i ricchi possessori di maxi-yacht, ma alla fine li spinse a cambiare solo porto, facendo infine piangere l’industria nautica italiana e il sistema portuale. Ovvero i loro dipendenti.
E pensare che
se si riuscisse a combattere davvero l'evasione, anche solo recuperando il 20% di quanto si evade ogni anno,
salterebbero fuori d’incanto venti miliardi. E forse non servirebbero più altre patrimoniali.