Uno dei grossi effetti collaterali dello
sviluppo incessante dell'e-commerce è l'altrettanto incessante
processo di riduzione dei punti di vendita fisici. Soprattutto in Italia, questo fenomeno riguarda i piccoli negozi. Secondo Confesercenti, nell'anno che è appena trascorso
sono state abbassate in media 14 serrande al giorno.
E-commerce e chiusure retail
Non è solo un fenomeno italiano, visto che
già da tempo in America si parla di “Retail Apocalypse”, ovvero apocalisse dei punti vendita fisici. E riguarda anche brand on una certa fama, come il
department store Barneys e gli store di Victoria’s Secret o Abercrombie & Fitch. Senza dubbio pesa lo sviluppo dell’e-commerce, che continua a crescere. Secondo Statista, nel 2019
il web ha canalizzato quasi il 14% del totale delle vendite del mercato americano e nel 2021 dovrebbe arrivare al 17,5%.
Bisogna evidenziare che sebbene l'e-commerce sia considerato come la causa principale di questa ondata senza fine di chiusure, in realtà
spesso sono proprio i negozi fisici a metterci del loro. Le speranze di sopravvivenza infatti si riducono esponenzialmente
se non si pondera in modo adeguato la propria rete di negozi, oppure se non si presta alcuna attenzione alla
integrazione tra online e offline. Il tanto sbandierato approccio
omnichannel rimane ancora un miraggio in molti casi.
Le sfide dei negozi fisici
E' invece quasi tutta "colpa" dell'e-commerce se
si è ridotto il traffico all'interno dei negozi. Meno gente ci va, e quindi meno gente compra. Il punto è che i
costi di gestione del retail non hanno lo stesso peso di quelli online, cosa che si aggiunge anche al peso della
concorrenza dei retailer più grandi e strutturati. A rendere il quadro ancora più fosco è la constatazione che il ruolo dell’e-commerce da noi rimane ancora limitato. Rappresenta infatti solo il 7,3% degli acquisti per un valore complessivo di 31,6 miliardi di euro. Insomma, la situazione per il retail potrebbe ancora peggiorare.