myeconomy

Obbligazioni Turchia, si intensifica la fuga degli investitori stranieri


Per la Turchia lo scenario economico si fa sempre più cupo. Gli investitori stranieri infatti si stanno allontanando sempre di più, riducendo la loro presenza sul mercato delle obbligazioni domestiche.

I numeri sulle obbligazioni domestiche

I numeri dicono che nel primo semestre del 2020, ben 7 miliardi di dollari di obbligazioni in valuta locale sono stati abbandonati dagli investitori stranieri. Un dato record. Nelle mani straniere c'è adesso soltanto il 5% del debito sovrano turco. Questa tendenza alla fuga era già in atto da un po' di tempo, ma sono gli eventi recenti ad averla accelerata. Il motivo principale è il declino della Lira, che innesca il timore di accusare perdite per via dell’effetto cambio.

Crollo della Lira

Su qualsiasi piattaforma trading gratis si può vedere che la valuta nazionale ha perso il 20% circa contro l’euro da inizio 2020, toccando il minimo storico. Non sono serviti a nulla i costosi interventi della banca centrale, che si è impegnata in vendite massicce di asset in valute straniere per sostenere il cambio. Annotazione tecnica: per studiare l'andamento di un grafico della valuta, bisogna impostare correttamente il parametri oscillatore stocastico lento, altrimenti i risultati saranno ingannevoli.

Solidità finanziaria

Oltre al pericolo dovuto al cambio, c'è anche la forte preoccupazione che i debitori turchi non saranno in grado di fronteggiare i pagamenti in valuta estera. I bond turchi quindi spaventano. Lo fanno ancora di più adesso che la CBRT (la banca centrale) ha alzato le stime sull’inflazione per fine anno. Questo aspetto, unitamente all'intenzione di non aumentare i tassi (attualmente 8,25%) finiranno per spingere i tassi reali in territorio negativo (a giugno l’inflazione è in salita al 12,62%, circa 435 punti base sopra il costo del denaro). Inevitabilmente ciò accelererà i deflussi dei capitali. Questo stato di cose diventa insostenibile, e finirà per sfociare o in una nuova maxi-stretta monetaria o nell’accettazione di una maxi-svalutazione del cambio per non intaccare ancora le riserve valutarie. In ogni caso, per gli obbligazionisti non sarebbe una buona cosa. Questo giustifica la fuga recente.