A causa della
burocrazia, sulle imprese italiane grava
un costo che nel 2020 è arrivato a 109 miliardi di euro.
Inutile dire che nella maggior parte dei casi, si tratta di stretti vicoli normativi che
costringono le nostre imprese a iter che potrebbero tranquillamente essere semplificati. Ne deriverebbe un doppio beneficio: da una parte procedure amministrative più snelle, dall'altra minori spese a carico del nostro tessuto imprenditoriale.
Il duro rapporto tra burocrazia e imprese
Il conto del costo provocato dalla macchina burocratica l'ha fatto l’
Ufficio studi della CGIA. Alla somma di 109 miliardi si giunge sommando da una parte la complessità burocratica della macchina statale (57,2 miliardi di euro) , dall'altra i
mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei propri fornitori privati (51,9 miliardi di euro).
E questo malgrado una
condanna inflittaci dalla Corte di Giustizia Europea nel gennaio del 2020, proprio per l'eccessivo ritardo con cui la PA salda le imprese private.
Le ricerche e i risultati
Questo enorme carico economico-burocratico, alla fine
schiaccia soprattutto le imprese di piccole e medie dimensioni. Per esse in molti casi è diventato impossibile adempiere a procedure e scadenze.
Lo conferma anche una
ricerca dal Parlamento Europeo, secondo la quale le procedure amministrative che devono portare avanti le nostre imprese, sono così complesse da diventare
un problema per quasi 9 imprenditori su 10. Nessun altro paese dell’
Area dell’Euro ha registrato uno score peggiore del nostro.
Regioni italiane flop
La Pubblica Amministrazione, che dovrebbe garantire un iter ben oliato e fluido per la nostra economia, finisce così per diventare uno dei principali ostacoli al suo sviluppo.
Almeno così è nella maggior parte dei casi. Lo evidenzia anche il
Regional Competitiveness Index (RCI), che posiziona la burocrazia di tutte le nostre Regioni oltre il 200° posto in graduatoria, su 268 territori monitorati da questa ricerca.