I problemi nell'aprire una propria attività continuano ad essere un fardello pesantissimo, che rende
assai tortuoso il percorso per i giovani di mettersi in proprio. L'ultima indagine di Confcommercio evidenzia appunto che
le imprese giovanili sono calate drasticamente negli ultimi 11 anni.
I dati su giovani e imprese
Il report indica che
dal 2011 ad oggi mancano all’appello 165mila imprese guidate da giovani. Sul totale delle aziende presenti nel territorio, il
calo percentuale è stato del 2,9%. L'indagine di
Confcommercio mette in evidenza che il
numero di imprese gestite da under 35 è precipitato del -26,3% nell’arco degli ultimi undici anni.
Tradotto in termini economici, questa riduzione
ci costa circa 42 miliardi di PIL. Se il tasso di imprese giovanili fosse rimasto costante nel tempo, oggi avremmo potuto avere un Pil maggiore del 2%.
Trend calante, Milano in controtendenza
Questo rende bene l'idea
di quanto sia importante per il Paese la spinta dell'imprenditoria giovanile per il benessere economico.
L'unico spiraglio di luce arriva da Milano, dove il numero di imprese giovanili ha invertito la traiettoria discendente, cosa che non accadeva più dal 2014. Il comparto che è più forte (e crescente) per i giovani è quello dei servizi.
Peraltro va sottolineato che i
giovani imprenditori tendenzialmente fatturano, assumono e innovano di più, quindi sono un motore importante per tutta l'economia.
Troppa burocrazia
Il primo problema da risolvere per ridare slancio all'imprenditoria giovanile è
lo snellimento della burocrazia. Anzitutto quella
necessaria per aprire la propria attività e ottenere tutti i permessi necessari. Ma poi anche quando si comincia a lavorare davvero. Infatti è stato calcolato che
soltanto per gli adempimenti burocratici, vengono
tolti all’attività di impresa tra i 30 e i 100 giorni l’anno. Servirebbe un forte snellimento delle procedure, perché altrimenti il trend calante delle imprese giovanili difficilmente invertirà la rotta.