Tasso di interesse, la RBA non cambia nulla e adotta un approccio hawkish
Nel suo meeting di politica monetaria, la Reserve Bank of Australia ha optato per una posizione da falco, mantenendo il tasso di interesse al 3,60% con una decisione unanime, come previsto.
L’inflazione e i riflessi sul tasso di interesse
La RBA aveva tagliato il costo del denaro ad agosto, per 25 punti base, portandolo al livello più basso da aprile 2023. La decisione di adottare un approccio cauto e meno accomodante deriva dagli ultimi dati macro.
L’inflazione media ridotta, la misura preferita della RBA, è rimasta nell’intervallo del 2-3% nel secondo trimestre dell’anno. Ma l’istituto si aspetta che ci sia un aumento nel terzo trimestre del 2025, a causa di un contesto globale incerto sul fronte geopolitico e commerciale. Questo già giustificherebbe un approccio più cauto su altri tagli al il tasso di interesse.
Dati macro
Ma c’è di più: l’economia australiana invia messaggi incoraggianti. I dati flash di inizio settembre suggeriscono che il PMI manifatturiero potrebbe scendere a 51,3 e il PMI dei servizi a 52,0. Entrambi però rimangono al di sopra della soglia di 50, in espansione.
Le vendite al dettaglio sono aumentate dell’1,2% a giugno, il surplus commerciale di luglio è salito a 7,3 miliardi di dollari australiani e gli investimenti delle imprese sono aumentati nel secondo trimestre. Anche i dati sul PIL sono rimasti stabili, mostrando un’espansione dell’economia interna dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e dell’1,8% su base annua (la più rapida da settembre 2023).
Prospettiva hawkish e dollaro
Questo contesto alimenta la prospettiva che la RBA possa frenare o interrompere del tutto il ciclo di allentamento monetario, e ha contribuito a spingere il dollaro australiano. Il cambio AUDUSD continua la risalita ed ha superato quota 0,661, dopo essere rimbalzato sulla media mobile a 50 periodi a inizio settimana, a seguito della comparsa di una candela inverted hammer trading.
Un’ulteriore spinta al cambio AUDUSD è arrivata dalla debolezza del dollaro USA, appesantito dai persistenti timori di un potenziale shutdown del governo degli Stati Uniti e dalle costanti scommesse su ulteriori tagli dei tassi da parte della Federal Reserve nel corso dell’anno.