Intervista a Noelia De Luca: “La mia vita tra calcio, nuoto e fumetti…”

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Noelia de Luca, classe 1991, attualmente milita nel Campomorone Ladies, campionato di Serie C. Nel suo passato due esperienze in Serie B con il Lagaccio (2014-2015) e Genoa Women(2018-2019) e tanti anni trascorsi con la maglia del Vado. Noelia è un concentrato di entusiasmo, passione e grinta. Come è nella vita, così è in campo. Laureata in Scienze Motorie, terzino dotato di grande corsa, ha nella velocità uno dei suoi maggiori punti di forza. Noelia racconta per “Stelle in Campo” le sue emozioni vissute sul rettangolo verde nel corso di questi anni e l’amore verso il suo paese di origine: l’Uruguay. Sognando, un giorno, di vestire la maglia della “Celeste”…

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Noelia De Luca, terzino del Campomorone Ladies.

ASCOLTA L’INTERVISTA AUDIO:

https://www.spreaker.com/user/7082423/noelia-de-luca

Riavvolgiamo il nastro della tua vita, come è nata la tua passione per il calcio?
“L’ho avuta da quando ero bambina. Ho cugini più grandi maschi, ho sempre vissuto intorno all’ambiente calcistico. Ho sempre visto le loro partite. E’ una passione che ho sempre avuto anche a scuola, giocavo a calcio a ricreazione con le altre bambine. Con il tempo, è diventato il mio sport a livello agonistico.”
A 12 anni sei arrivata in Italia, sei subito andata a giocare in una squadra?
“Sono arrivata in Italia nel 2003. Sono nata a Montevideo, capitale dell’Uruguay. Un posto bellissimo. Appena arrivata in Italia, a Cairo Montenotte (SV), avevo chiesto se avessero squadre femminili, ma mi è stato risposto che le squadre esistenti avevano tutte ragazze molto più grandi di me e non mi è stato possibile giocare con i ragazzi perchè la società non vedeva bene questa cosa. Prima di entrare in una squadra, ho dovuto aspettare i miei 15 anni, nel mentre ho praticato il nuoto agonistico. Ho iniziato con il calcio nel 2006, anche se nei precedenti 3 anni facevo i tornei con le scuole superiori. Durante uno di questi tornei mi videro Mauro Aprea e Marco Marenco, suo secondo, mi chiesero di giocare a Bragno nella loro squadra e da lì ho iniziato”
Hai iniziato subito a giocare come terzino?
“I mister del Bragno, la prima volta che mi hanno vista, è stato durante una corsa campestre, da lì hanno potuto vedere le mie capacità atletiche nella corsa. Sono mancina, inizialmente ero in un modulo 3-5-2, quindi mi occupavo sia della fase difensiva che di quella offensiva. La scelta di terzino è nata quando ho iniziato a Vado.”
Tuo fratello ha giocato a calcio fino allo scorso anno…è stato un esempio per te?
“Un grande esempio, siamo molto uniti e ci sosteniamo. Lo andavo sempre a vedere ai tornei, è stato di ispirazione. Lui era una prima punta.”
Tra i big, quale giocatore ti piace ora come ora?
“Alexander Harnold, del Liverpool, un terzino che attacca e difende tantissimo. Da quando ho iniziato a giocare a calcio, il mio modello ideale era Bale. Ho in mente la partita tra Tottenham e Inter, quella cavalcata sulla fascia in cui si è “mangiato” Lucio, Maicon e Zanetti come fossero niente e da lì ho stravisto per lui.”

De Luca in azione.
De Luca in azione.

Quale allenatore/allenatrice ti ha dato di più in questi anni di carriera?
“Quella che mi ha dato di più, è quella che ho avuto per buona parte della mia carriera calcistica e sto parlando di Raffaella Fracchia che, oltre ad essere stata la mia allenatrice è anche un’amica. E’ una persona che stimo tantissimo e penso che stia dando molto al movimento del calcio femminile. E’ la tipica allenatrice che ti “cazzia”, ma ti fa capire quanto ci tenga alla squadra e alle sue giocatrici. Per me è stato un onore essere allenata da lei.”
Qual è la tua gioia sportiva più grande fino a questo momento?
“Sono state tre: la vittoria di Coppa Liguria con il Vado nel 2016. E’ stato un traguardo che ho sempre desiderato, averla vinta dopo quattro finali è stata una gioia immensa. Il secondo episodio è stato il mio primo allenamento dopo l’infortunio al ginocchio, lo ricordo tutto ancora oggi. Ero nel Lagaccio l’anno della fusione con l’Arenzano in Serie B, un’emozione incredibile. Ho avuto la fortuna di essere allenata da Cesare Errico, un grande allenatore, papà di Emma, attuale giocatrice del Sassuolo. Aver avuto lui nel mio ritorno in campo, è stato fantastico. Per ultimo, è stato l’anno nel Genoa Women, il più bello di tutti.”
..la delusione?
“Il mio infortunio al ginocchio in un anno così bello al Lagaccio, nel 2013 ho rotto il legamento crociato anteriore ed il menisco. E’ stata una delusione che mi ha resa più forte, dai per scontato tante cose, poi ti accadono le cose brutte che ti fanno apprezzare di più quello che hai. Poi c’è stata la retrocessione dello scorso anno con il Genoa Women.”
L’anno scorso avevate una squadra fortissima in B, il Genoa Women era una squadra che poteva ambire ad una salvezza tranquilla, cosa è andato storto?
“E’ stato un anno strano. Era una squadra che doveva salvarsi, abbiamo sottovalutato il campionato di B nazionale. Era difficilissimo, 12 squadre e per salvarti devi vincerne il più che puoi con gli scontri diretti. Abbiamo avuto tantissimi infortuni, siamo arrivate a fine anno stanche. Personalmente, non ho saltato un allenamento. Per 4/5 volte a settimana facevo Millesimo-Rapallo ed ho giocato tutte le partite 90 minuti. Sono arrivata allo spareggio con la Novese che ho avuto i crampi. Un’altra cosa che non ha funzionato è stata la poca trasparenza dei presidenti, una cosa che, purtroppo, nel calcio femminile capita e la mancanza di soldi. Tanti rimborsi non sono stati dati. Siamo state senza prenderli fino alla fine. Abbiamo dovuto chiedere alla FIGC di accedere ad un salvadanaio per i giocatori che non prendono i rimborsi. Si giocava con tanta pressione addosso e anche il cambio di allenatore non ha aiutato. Sarebbe stato meglio mantenere Mara Morin fino alla fine per evitare di destabilizzare troppo a squadra, senza nulla togliere a Stefano Piazzi che, anzi, ha fatto il miracolo. Ci ha portato fino allo spareggio quando nessuno ci credeva più. E’ stata un’esperienza, comunque, che ripeterei altre mille volte.”

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Il “mancino” di Noelia.

Sono tante le giocatrici con cui hai giocato l’anno scorso che oggi militano in alte categorie…
“Ho giocato con Alice Cama (Milan, Inter in Serie A), Alice Pignagnoli che ha vinto campionati di serie A ha esordito anche in Champion’s, Federica Cafferata del Napoli, Eleonora Oliva nel Cesena, Teresa Fracas nel Sassuolo, Silvia Nietante che ha giocato in A con il Cuneo,tutte persone con grande esperienza calcistica, è stato un vero peccato non esserci salvate.”
Di cosa ti occupi nella vita?
“Ho lavorato in Posta, prima ero in piscina in Val Bormida. Tre volte a settimana do una mano a Nadia Galliano, allenatrice del Vado, con le bambine dell’under 14, curo la parte motoria delle bambine, sono laureata in Scienze Motorie. E’ un progetto che mi sta dando tante soddisfazioni.”
E’ vero che, ad un certo punto della tua carriera, c’è stato un contatto con la nazionale dell’Uruguay?
“Sì, quando pubblicavano i risultati del Genoa Women, un giorno, venni contattata da un giornalista uruguaiano che mi chiese di condividere un video di me che giocavo, ad un certo punto mi accorgo che questo filmato venne visto da Ariel Longo, mister della nazionale dell’Uruguay femminile e mi ha contattata una delle dirigenti della squadra chiedendomi di inviare ulteriori video. L’Uruguay non era riuscito a qualificarsi ai Mondiali di Francia e non fecero più convocazioni, ma nel 2022 ci sarà la Coppa America, speriamo in bene!”
Il tuo gol più importante in carriera?
“Uno contro la Lavagnese, un mio gol al 94 esimo che ci fece vincere la partita a Vado. L’altro è stato il mio primo gol in Serie B nel Genoa Women.”
L’avversaria più forte che hai incontrato?
“Federica Cafferata è una delle poche che puntandomi, riesce a superarmi in velocità. Ha una forza pazzesca, sono rimasta sorpresa.”
La compagna più forte con cui tu abbia giocato…?
“Chiara Merler, una vera leader. Abbiamo giocato insieme nel Lagaccio. Un vero Capitano.”

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In cosa è cambiato il calcio femminile rispetto a quando hai iniziato a giocare?
“La presenza dei settori giovanili, vedo sempre più Primavere. Ho giocato in Primavera tardi ,a 20 anni. Lanciare una ragazzina in prima squadra non è sempre produttivo. La presenza dei pulcini, dell’under sono alla base di tutto per creare delle buone giocatrici. Vedere la Sampdoria, il Genoa, Juventus, Fiorentina che puntano sul femminile è una cosa importante. Anche le competenze sono aumentate, a Vado e nel Genoa Women ho avuto dei preparatori atletici laureati in Scienze Motorie e non mi era mai capitato.Si punta sempre su chi ha le competenze.”
Quest’anno come stava andando il campionato con il Campomorone Ladies?
“Stava andando bene, ma non come ci aspettavamo. Volevamo puntare più in alto, lo spareggio per salire in B lo fa solo la prima di ogni girone. Alcune partite sono andate bene, in altre, l’inesperienza ci ha punite. Siamo quarte. Stavamo vincendo tanti scontri diretti, potevamo recuperare tanti punti. Avevo trovato tanto spazio, proprio sul più bello si è dovuto interrompere.”
Pensi che possano riprendere i campionati?
“A livello dilettantistico non riprenderanno, siamo troppo a rischio sia da un punto di vista di salute che da un punto di vista economico. Le squadre di Serie A  riprenderanno il campionato, ci sono troppi interessi economici dietro. E’ ovvio che ci siano altre priorità in questo momento.”
Come ti stai allenando durante questo periodo di riposo “forzato”?
“Mi sto allenando più di prima. Ogni giorno mi alleno, prima della quarantena, a dicembre, avevo avuto un brutto infortunio alla caviglia. Devo utilizzare la tavola propriocettiva. Faccio dei workout che seguo su Youtube e seguo una tabella che mi ha dato il Campomorone Ladies.”
Tre aggettivi per descriverti…
“Altruista, pazza, sorridente.”
Quali altri hobby hai?
“Mi piacciono tantissimo le serie tv, mi rilassa nuotare e mi piace molto leggere, soprattutto fumetti. Una mia amica è piena di fumetti giapponesi e mi ha contagiata. Ogni mese mi compro un manga. Adesso sto leggendo Lamù.”

Denise Civitella

Ph.Credit: www.repubblica.it, Facebook Noelia De Luca, Andrea Nieddu, Keith-Kirk