233. qual è la mappa del tuo Natale? 1) Adventus – il Buio per Trovar-sé

  1. ADVENTUS – IL BUIO (e non mi scuso se mi ripeto 🙂 ) COME TEMPO E LUOGO DI ‘VOCAZIONE’ PER TROVARSI E RITROVARSI

Qual è la mappa del tuo Natale?
Come te lo configuri mentalmente?
Come lo realizzi?
Come lo vivi? Come lo rendi visibile agli altri e alle altre? Come e da cosa fai, gli altri e le altre possono capire che per te è Natale?
Vivi il Natale cristiano? Vivi il Natale cristiano unito alle tradizioni nordiche? Vivi il Natale cristiano indotto dal consumismo? Vivi un Natale laico? Vivi un Natale legato a tradizioni religioni o simboliche precedenti il cristianesimo? Vivi un po’ di tutto questo?

Come ogni festa, il Natale è preceduto da un’attesa: la religione cristiana lo chiama “Avvento”. Il termine latino ‘adventus’ significa “venuta”, ma il senso attuale è di ‘attesa della venuta’ del Cristo, ed è un tempo liturgico individuato tra il IV e il VI secolo e instaurato dal VI in poi, anche se la nascita di Gesù fu ufficializzata nel 330 da Costantino nel giorno del 25 dicembre, sovrapponendola a quella del Sole Invictus, e poi definitivamente ratificata nel 337 da Papa Giulio II.

Ma prima di quel giorno?
Il periodo che lo precede? Quello, cioè, che è l’Avvento per i cristiani?
Prima?
Il Natale è anche una festa della luce, e lo dimostriamo laicamente con addobbi ogni anno più doviziosi, purtroppo molto finalizzati a muovere sentimenti ed emozioni per poi indirizzarli al consumo spericolato e perverso che caratterizza il periodo natalizio.
Perché, appunto, è diventato ‘periodo natalizio’, un periodo che ogni anno è sempre più anticipato: non solo nei centri commerciali, ormai inizia a ottobre.
Prima di Natale, però, non è necessariamente ‘periodo natalizio’, come non è ‘periodo compleannizio” il periodo prima del compleanno 🙂 , altrimenti, su questo criterio, chi impedisce di rendere ‘periodo natalizio’ tutto l’anno? E lo dimostra il  fatto che il periodo natalizio laico è molto mutevole, e  nel tempo si è ‘espanso’ fino a rasentare il ridicolo.
Di fatto, viene ampliato, laicamente, il tempo dell’attesa.
L”attesa’ è un Tempo sempre più potenziato, anche perché molto proficuo economicamente: pensiamo agli annunci delle uscite di un nuovo prodotto commerciale, cellulare, auto, profumo, gioiello o altro che sia; pensiamo a quanto tutto ciò implementi le vendite.
Si è anche instaurata una visione errata, un po’ da ‘Sabato del villaggio’ di leopardiana memoria, dove l’attesa è considerata il periodo migliore: eh, è tutto un fremito di preparativi, di fantasie … e spesso quando arriva la festa essa porta con sé l’amaro di qualcosa che sta finendo …  E infatti ecco che appena Natale ci viene propinata l’attesa di San Valentino, del Carnevale o di cos’altro si possa commercializzare, usare a fini altri che non siano quelli propri dell’evento, ma ai fini propri-personali di altri o d’altro …
Ma l’ ‘attesa’ assorbe energie in termini di fuoriuscita dal presente e di proiezione verso un futuro, col rischio -che ormai è certezza- di perdere la percezione del presente e di non viverlo per ciò che è. Somiglia a ciò che per secoli prima di Rousseau si pensava dei fanciulli: non venivano considerati per se stessi, per ciò che erano, ma come piccoli uomini (e non parliamo delle fanciulle!!!).
Le conseguenze di questo processo vizioso sono chiare per chi le vuole vedere. Semplificando, si tratta di spostamenti temporali, spaziali, soprattutto psicologici, mentali, sociali con effetti molto negativi.

Invece.
Adventus, dicevano i latini. ‘Venuta’, e non ‘attesa della venuta’. E’ un presente. E se rimango nel presente, è la venuta di cosa?
L’ho già scritto in altri blog, e probabilmente anche su questo negli anni precedenti. Non mi scuso se mi ripeto 🙂
Viene il buio.
Proprio fisicamente viene il buio.
Nella nostra esperienza noi avvertiamo, nelle ventiquattro ore giornaliere, la diminuzione della luce solare e l’aumento del buio notturno.
Ma noi sappiamo anche che può venire un buio del cuore.
Ecco allora che il buio fisico divenne ed è simbolo di paesaggi interiori, di possibili cammini d’anima. Giusto, mi sembra.
Si parla del buio dell’anima, e in molti ne sappiamo qualcosa. Ce ne hanno dato descrizione Dante, Boccaccio, Leopardi, Proust, Ciaikovskij, Virginia Woolf e molti altri artisti e personalità creative: in questo senso viene chiamata depressione. Ne parlano credenti, e in questo senso è perdita della fede, la notte oscura dell’anima di cui parla S. Giovani della Croce.
In ogni caso, il buio è un momento fecondo, evolutivo: dobbiamo guardare la profondità dell’anima e cercare un senso, o un senso perduto. Significa che abbiamo un conto in sospeso con la vita e tutto il nostro sistema-persona non vuole più illudersi, ma chiede “la venuta” alla coscienza di ciò che abbiamo rimosso, ferite profonde all’immagine di noi stessi; e per sopravvivere si è creato un vuoto profondo in noi.
Un buio.
Ma sappiamo che il vuoto non è ‘assenza di’ nel senso comune del termine; è ‘vuoto’, e solo vivendolo nella sua integrità di vuoto, è  situazione di traboccanti e sorgive potenzialità.
Allo stesso modo il buio non è assenza, cecità; non è mancanza di luce, perché il paragone svilisce sempre l’essenza e l’unicità.
E’ buio e basta. E come tale va vissuto.
E cos’è “il buio e basta”?
Sorridiamo di fronte a chi suggerisce di guardare la luce in fondo al buio, il chiarore in fondo al tunnel, di chi non ha compreso il buio.
Il buio, magnifico regale splendido straordinario stupendo regalo che possiamo fare a noi stessi a agli altri; uno dei più bei regali che possiamo fare a chi amiamo, o ricevere da chi amiamo. Ma questo buio, non quello dell’illusione con la luce in fondo da guardare.
No. Il buio va guardato per ciò che è, nella sua completezza, nel suo grido, nel suo silenzio, nel suo potente parlare, nel suo abbraccio scuro, così scuro da diventare lucente.
E’ questo l’aspetto più interessante della ‘venuta’, dell’adevntus: il buio che viene, in cui immergersi.
Interrarsi come fa il seme.
Smarrirsi anche senza la certezza del ritrovarsi; ma percorrendo innamorati e imperterriti i boschi più scuri, scendendo in  ogni  Ade, in ogni inferno , con la ‘vocazione’ a ritrovarsi, come diceva Jung:
“Nelle pieghe del carattere di una persona è presente una vocazione all’unicità, la sua voce è flebile ma persistente”.
Il buio ha un suo linguaggio, ha fascino, ha immagini, ha simboli, ascoltiamo la sua voce senza coprirla con le lucine e le lucione del ‘periodo natalizio’.
Possiamo e dobbiamo dialogare con l’immaginazione, che è evolutiva.
Non a caso poi nasce un Bimbo, un Nuovo: Jung diceva che un aspetto essenziale dell’ archetipo del fanciullo è il suo carattere di avvenire. Nasce un Nuovo, che vedremo come tale ad ogni suo passo di crescita, e senza coprirlo con immagini falsate di ciò che sarà, ma sapendo che sarà grazie alla nostra vocazione a che sia.

Per adesso, immergiamoci nel buio. Senza mappe, anzi perdendo tutte o molte di quelle disegnate fino a quel momento.
Una cosa fondamentale da imparare, e che il mondo intorno non aiuta a fare.
E questo è da mettere nella nostra mappa-visione del mondo, questo sì: l’esperienza del buio come elemento di ciò che è vocazione  a noi stessi.

Buon buio, se avete letto fin qui.
E anche se non avete letto nemmeno una riga 🙂

mente universo

233. qual è la mappa del tuo Natale? 1) Adventus – il Buio per Trovar-séultima modifica: 2020-12-04T13:54:20+01:00da mara.alunni