248. Dolcissimo e Potente Inverno

Dolcissimo e Potente Inverno.
Essenziale come il respiro e il battito del cuore.
Il tempo del non-oltre, pur guardando l’orizzonte.
Fermati, dice l’Inverno.
E’ un Padre che si siede e dice ‘ti ascolto’, è una Madre che ti abbraccia e ti sussurra melodie nel cuore.
La natura riduce i suoni. Un apparente silenzio che invita a sentire nuovi suoni, inconsueti rumori, sussurri, frullii che altre stagioni più vocianti coprono.
La natura riduce i colori e le forme per permettere di vedere ascoltare sentire. Un’uniformità apparente di toni pacati che invita a distinguere sfumature, pennellate, varietà inaspettate.
I verdi scuri delle piante sempreverdi.
I bordeaux dei rovi.
L’arancio del vinco.
I marroni scuri e chiari e pastosi e intensi dei tronchi, dei rami, dei canneti.
I verdi delle erbe che crescono in inverno e coprono alcuni prati.
Il giallo senape o il verde acido o il grigio-verde di alcuni licheni che coprono i tronchi.
Il verde scuro e morbido del  muschio che cresce sui tronchi nella parte rivolta a Nord.
Il grigio latteo della nebbia che a volte è leggera, un tulle di velo di sposa e il mondo appare e scompare con grazia ed eleganza – come forse intravede il futuro la sposa nel giorno del suo matrimonio-; altre volte è una coltre che tutto copre ed avvolge, facendolo apparire solo avvicinandosi: la nebbia,  Maestra dell’attenzione, Guida dello sguardo accorto e premuroso.
La neve bianca adagiata a coprire di fertilità la terra: “sotto la neve pane, sotto la pioggia fame”, dicevano i nonni, che sapevano prevedere il tempo meteorologico del posto in cui vivevano guardando il loro cielo, il volo degli uccelli e tanti altri piccoli e grandi segnali che venivano dalla natura; in ogni stagione.
Come non amarti Padre Inverno, Madre in Gestazione, Protettore dell’Essenza e del Silenzio? Come non sentirti arrivare fino alle cellule, con le tue autorevoli mani di instancabile Creatore e Patriarca e Sacerdote dell’Inestinguibile Fuoco della Vita? Come non abbracciarti, mentre ci inviti a vedere e ricordare ciò che ci fa esistere, scrostando il nostro cuore dal superfluo?
Ti chiamano ‘La brutta stagione’, ‘la cattiva stagione’, guardandoti sempre dal nostro personale punto di vista, dal nostro interesse, dal nostro guadagno, dal nostro godimento.
Ti hanno chiamato Generale Inverno perché ti hanno visto severo e forse crudele nei tuoi metodi di insegnamento, ti hanno paragonato alla vecchiaia e alla morte, tu, che invece sei Maestro Signore Origine e Ragione di tutto ciò che verrà, Responsabile dei Semi che cresceranno e delle Gemme che sbocceranno. Ti dichiarano pericoloso, ma lo diventi quando organizziamo i nostri stili di vita senza rispettare i tempi e i modi della Natura, di cui noi come ogni filo d’erba ogni ape ogni nuvola facciamo parte.
Dolcissimo e potente Inverno, nudo Artefice di Felicità, Architetto e Fattore  della nuova Luce che allunga i giorni, instancabile Saggio e Artista dell’Essenza, Tu, più di ogni altra stagione insegni il Fondamento e la Sostanza.
Grazie.
Dolcissimo e Potente Inverno, cammino tra le tue sferzate di vento e di pioggia battente, lascio orme sulla neve che vengono subito cancellate da altra neve, mi muovo nel silenzio di boschi e sentieri che gli animali hanno lasciato per proteggersi ripararsi e riposare, perché non è la sfida con te ciò che dovevamo fare, ma lasciarci prendere per mano e seguire le tue possenti e vigorose orme per apprendere la ‘sopra-vivenza’, parola e concetto che alla sua origine non significava arrancare e arrangiarsi e scampare, ma “vivere sopra” cioè più intensamente e più a lungo. Nel tuo Regno silente e rigoroso è probabilmente nata questa parola, col suo originario significato vitale e meraviglioso di imparare – proprio nel tuo Regno dell’Essenziale – l’intensità e la durata e la qualità.
Grazie Padre premuroso, grazie Madre dolcissima.

Pieter-Brueghel-il-Giovane-La-trappola-per-uccelli-particolare

Unknown

🙂

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248. Dolcissimo e Potente Invernoultima modifica: 2021-01-29T12:45:26+01:00da mara.alunni