266. di piedi e di riti

I piedi. Che toccano il suolo, la terra, affondano nella sabbia e nell’erba e nella neve, saltano nelle pozzanghere, si adeguano a una  roccia, toccano l’asfalto, si mischiano ai ciottoli, si appoggiano al greto di un fiume, lambiscono il bagnasciuga, si posizionano per le salite e le discese …

I piedi. Che camminano saltano ballano corrono stanno fermi. Passo dopo passo. Orme. Fino alla fine dell’orizzonte, cioè a fare il giro del mondo, ché l’orizzonte non finisce mai.

I piedini, piccoli piccoli piccoli, che per la prima volta toccano il suolo, mentre il resto del corpo è sostenuto da braccia adulte. I piedini piccoli che staccano il primo passo.

I piedi più grandi che solcano decisi le strade, mille strade, così tante che diventano cielo.

I piedi affaticati dei vecchi, i piedi che, incerti, passo dopo passo, camminano così lenti da sembrare piante ferme, che mettono radici.

Piedi sacri. Piedi movimento. Piedi contatto con la terra, piedi che disegnano la nostra posizione nel mondo. Piedi libertà, piedi progresso, piedi ricordo.
Piedi di Maestri, che in molte culture sono venerati come simbolo dell’evoluzione che Essi hanno raggiunto.

I riti. Che sono belli. Alcuni più, altri meno. Alcuni che conservano nelle norme codificate qualcosa del flusso vitale che li ha originati, e hanno ancora radici e sorgenti vitali legati all’identità della loro nascita; altri che sono solo regole, consuetudine, prassi e sono causa di identificazioni dannose.

La lavanda dei piedi. Un rito della Chiesa cattolica, uno dei riti della Settimana Santa.
Ne parla solo l’evangelista Giovanni.
Mi piace, per dirla in linguaggio fb.
E’ uno dei riti a cui sono più affezionata, ed è infatti uno di quelli che più colpivano la mia immaginazione di bimba.
Una fila di maschietti chierichetti – allora niente femmine nella zona dell’altare, se non per le pulizie- con un piede scoperto che il parroco bagnava abbastanza velocemente dicendo le parole necessarie. Tutto questo in chiesa, durante la celebrazione liturgica.
Si diceva che era una lezione di grande umiltà. Cristo, nel testo di Giovanni, prima dice a Pietro – che non vorrebbe farsi lavare i piedi da Lui- che ‘quello che io faccio tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo’; poi che deve farseli lavare altrimenti ‘non avrai parte con me’ o, con altra traduzione ‘non sarai veramente unito a me’; poi prosegue ‘chi ha fatto il bagno deve lavarsi solo i piedi ed è tutto puro, e voi siete puri ma non tutti’. E conclude ‘Sapete che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi’.

Cos’è che Pietro non capiva in quel momento e che lo  avrebbe capito dopo?
E il significato dell’intero episodio?
Lo ricordo associato all’umiltà, al servizio … per tradizione i servi lavavano i piedi agli ospiti che entravano in casa, o venivano lavati i piedi dei re … quindi, se un Re qual era Gesù lava i piedi ai suoi discepoli quale altra lezione c’è da imparare?
Si diventa totalmente puri nel servizio totale all’altro/a, sembra semplice.
Ci sono fior di studiosi che dedicano la loro vita alla ‘lettura’ e all’ ‘interpretazione’ dei testi sacri, e sono detentori di immensi saperi, è loro la ‘giusta’ e ortodossa e canonica spiegazione.

Io ricordo soltanto quando ho lavato i piedi a mia sorella piccolina, a mia madre, a mio padre, alla nonna materna, al nonno paterno, al parroco durante un suo ricovero al Gemelli, e ad altri. Ricordo quando ho tagliato le unghie a qualcuno di loro, quando contemporaneamente ho accarezzato quei piedi, a volte aggiungendo una carezza nella necessità di un gesto del momento, gesto che comunque era già carezza.

E se invece di stare scrivendo su uno schermo, stessi parlando con persone nella realtà, lo chiederei ‘tu ricordi quando hai lavato i piedi a qualcuno?’. E ascolterei con molto interesse le loro parole.

Nonostante tutta l’educazione cattolica che mi porto dentro, non posso non travalicare i concetti di servizio e di umiltà, che risultano un po’come un recinto angusto di un gesto favoloso, potente, regale, realmente divino se pensato in termini di completezza e connessione.
Bisogna farlo, un gesto, per capirlo un po’ meglio. Farlo nella realtà non durante un rito un po’troppo codificato.
C’è un amore diverso dalle parti dei piedi. Si mette in modo qualcosa di inusuale quando le mani toccano i piedi. Due estremità così differenti … le mani svolazzanti nell’aria, curiose di tutto, toccano tutto … i piedi sempre rivolti a terra, a sostenere il corpo …
Si incontrano due mondi totalmente dissimili quando le mani di una persona toccano i piedi di un’altra persona.
E’ uno scambio di energie interamente differenti, si attiva una comunicazione profonda, tra alterità, tra radici e rami … un corto circuito di dolcezza …

E’ bello nel fare l’amore accarezzarsi reciprocamente su tutto il corpo; è bello che il bacio esca dalle labbra e vada a conoscere tutto il corpo.
E poi … quando si arriva laggiù, nella parte opposta a quella che sembra la nostra centralina -la testa-, laggiù, nelle zone lontane -i piedi- a cui spesso non pensiamo, è possibile percepire una diversità nello scambio amoroso, è possibile sentire una lontananza, una differenza, qualcosa di dimenticato, una commozione, una tenerezza verso l’intera persona, un abbraccio che si fa immenso perché comprende qualcosa di indicibile, ma vivo e presente in quei piccoli movimenti sui piedi, lavanda o taglio delle unghie o carezze che siano.
No, nessun feticismo. Semplicemente corpo, e nella sua piena e più completa totalità, nella sua intera purezza.

I piedi sono come i luoghi meno conosciuti, quelli nemmeno descritti nelle mappe, e che quando ci arrivi sai che senza quelli il mondo sarebbe davvero incompleto.
Amare il dimenticato, l’inusuale, quello che più facilmente si sporca perché è a contatto con la terra che “come è noto” è sporca e volgare, e non è per nulla tersa e trasparente come l’aria e il cielo e le cose di lassù; ma amare tutto ciò mica per umiltà o spirito di servizio …

semplicemente amare per amare, completare, completar-sé … qualcuno riesce a vedere quanto ci si “innalza “quando ci “abbassa” verso terra? verso LA Terra …

arrivederci dalle parti dei piedi, con riflessioni più chiare … per adesso echi di voci lontane, sensazioni … ci sono verità da raggiungere, è sempre un “tendere verso” …

a ridosso di resurrezioni, che sono totali

 

 

266. di piedi e di ritiultima modifica: 2021-04-01T17:41:12+02:00da mara.alunni