MoltoDonna, parità di genere? Bisogna aspettare il 2154

Bisognerà aspettare il 2154 per avere la parità di genere. Il traguardo è ancora lontano secondo i dati Onu come ha ricordato Alessandra Spinelli, giornalista de Il Messaggero, in apertura oggi dell’evento ‘Rovesciare gli stereotipi’ del ciclo MoltoDonna, dedicato ai cambiamenti e alle sfide che l’universo femminile sta affrontando, in diretta dallo studio Tv de Il Messaggero e in streaming sui siti internet di tutte le testate del Gruppo Caltagirone Editore (ilgazzettino.it, ilmattino.it, corriereadriatico.it e quotidianodipuglia.it).
    Nel webinar, moderato da Alvaro Moretti, vicedirettore de Il Messaggero con Spinelli, sono stati fotografati i grandi cambiamenti che ci sono stati e le trasformazioni in atto, dalla policy gender alla Certificazione di Qualità di Genere, ma ci sono ancora tanti ostacoli lungo il cammino.
    “Nel 2022, secondo uno studio fatto per la Camera, si sono dimesse quasi 45.000 mamme lavoratrici. Vale a dire una su cinque, il 20%, perché non riuscivano, nel 64% dei casi, a conciliare realtà lavorativa e famiglia. Se guardiamo per fascia il dato d’occupazione femminile, nell’età tipica della maternità, abbiamo percentuali preoccupanti. Tra i 25 e i 34 anni siamo ultimi in Europa, fanalino di coda” ha sottolineato Laura Cavatorta, membro dei CdA di Inwit, Unieuro e Snam, intervenuta con Anita Falcetta, Fondatrice di Women of Change Italia nel Panel Women at Work.
    “Bisognerebbe avere – ha continuato – asili nido non per 4 ore, ma per l’orario lavorativo. Un congedo parentale che non sia così penalizzante, retribuito al 30%”. Il problema, è stato rilevato, non “è la maternità , ma la genitorialità”, ma “quanti uomini riescono a superare la barriera culturale? “Abbiamo fatto – ha raccontato Falcetta – una campagna internazionale provocatoria che diceva ‘pagare le donne meno degli uomini significa derubarle ogni giorno’. Abbiamo un divario di circa 8 mila euro annui calcolato dagli ultimi dati Inps. La questione delle pari opportunità dovrebbe passare dalla cosiddetta S di social alla G di Governance”.
    Cavatorta ha messo il dito nella piaga facendo notare che “a fine vita lavorativa, al termine del cumulo di tutte le varie discriminazioni, secondo dati Inps del 2021 o 2022, il gap tra uomini e donne sulla pensione è del 38%. Un numero che mette paura. E il dato grezzo è superiore al 43%. Grezzo vuol dire: prendo tutte le retribuzioni maschili e tutte quelle femminili, faccio le medie ed ecco la differenza. Non vuol dire che le donne vengono pagate il 43% in meno, ma che nel corso della loro vita le famose pari opportunità non ci sono state. Il lavoro da fare è dunque sulle pari opportunità che resta il problema più grosso”.
    Con Bianca De Teffè Erb, Director Data & Al Ethics Leader Deloitte e Tiziana Catarci, direttrice Dipartimento di Ingegneria Informatica, Automatica e Gestionale ‘A.Ruberti’ della Sapienza di Roma, nel panel ‘Women in data science’, si è parlato poi di tecnologia, etica e delle opportunità che può offrire la IA per togliere le differenze di genere. “Siamo arrivati al traguardo che il sistema parla il linguaggio dell’essere umano. Questo ha rischi enormi in assenza di consapevolezza” ha sottolineato Catarci e lanciato un appello che riassume un po’ tutti quelli fatti nel corso del webinar: “Il mondo nuovo è basato sul digitale e vorremmo che fosse migliore. Non può essere lasciato agli uomini di essere gli unici protagonisti del digitale”. A chiudere la giornata, dopo il panel Women on stage con le attrici Ludovica Martino e Sara Drago, Monica Lucarelli, Assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità del Comune di Roma.
   

MoltoDonna, parità di genere? Bisogna aspettare il 2154ultima modifica: 2024-03-28T18:28:06+01:00da newsconulana

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