Eshkol Nevo, ‘deve finire la guerra per ricostruirci’

Prima del 7 ottobre, in Israele era considerato un libro pieno di dolore, dopo l’attacco di Hamas la stessa silloge di racconti è diventata un conforto, perché ‘Legami’ – la nuova pubblicazione di Eshkol Nevo, che inaugura la collana Gramma di Feltrinelli – parla di ferite invisibili e di come guarirle, o almeno iniziare a farlo.
    “Bisogna riconoscere che ci sono delle ferite – dice all’ uno dei più amati scrittori israeliani – per anni non c’è stato il concetto di stress post traumatico: i nostri padri tornavano dalla guerra distrutti dentro ma non lo mostravano, mentre oggi mia figlia e la sua generazione riconoscono queste ferite invisibili. Vedere le proprie significa poter immaginare anche quelle del tuo nemico e questo è l’inizio della guarigione”.
    Ed è un viaggio a puntate dal dolore alla guarigione questo libro di racconti, dove è il desiderio a prendere per mano il lettore nell’elaborazione del lutto fino a portarlo alla catarsi e, infine, alla rinascita. Non a caso, ‘Legami’ si apre con gli ultimi momenti condivisi da un figlio e un padre in punto di morte, pochi giorni per dirsi addio, ma solo dopo aver cantato insieme ‘Hungry Heart’ al concerto di Bruce Springsteen. Lo stretto legame esistente tra le ferite individuali e quelle collettive si svela nel racconto che dà il titolo alla silloge, ‘Legami’, ambientato nell’ospedale psichiatrico di Kfar Shaul, eretto sulle rovine di Deir Yassin, il villaggio arabo in cui, nel 1948, gli israeliani compirono uno dei massacri più orrendi della loro storia. “La verità non scompare mai, resta in attesa del momento migliore per riemergere”, dice Yonathan, uno dei protagonisti del racconto, all’amico Dave, avvertendolo che “se provi a cancellare il passato, ti esplode in faccia”. E’ solo da questo riconoscere le ferite invisibili che, secondo l’autore dei best seller ‘Tre piani’ e ‘La simmetria dei desideri’, che si può iniziare a costruire qualcosa di nuovo.
    “Dal 7 ottobre sono morti alcuni figli di miei amici, miei studenti, in Israele oggi – sottolinea Nevo – tutta la società soffre di stress post traumatico. Abbiamo bisogno di iniziare a riprenderci, ma prima deve finire la guerra per poter poi ricostruire le nostre anime e i rapporti con i nostri vicini”.
    In uno dei racconti, un personaggio dice che oggi ci vorrebbe un Nelson Mandela per arrivare alla pace: “ne avrebbero bisogno entrambe le parti, oggi abbiamo un accordo di pace efficace con l’Egitto, ma i nostri padri hanno fatto la guerra, i leader di allora erano però persone di grande coraggio, hanno capito che la pace era l’unica soluzione”. Per questo, è il suo auspicio “guardando alla storia si può sperare che a una grande crisi, come quella che stiamo vivendo oggi, possa seguire – conclude – un nuovo inizio”. Come quello narrato in ‘Campane’, il racconto ambientato a Torino, la città dove Nevo insegna alla scuola Holden e dove uno scrittore torna alla vita dopo la morte della madre.
   

Eshkol Nevo, ‘deve finire la guerra per ricostruirci’ultima modifica: 2024-05-05T16:12:45+02:00da newsconulana

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