Dall’Ucraina, a un anno dall’inizio del conflitto, si continua a fuggire, in cerca di risposte ai bisogni di cura e di una nuova normalità. Un caso emblematico riguarda Nadja e il suo bambino Kirill, di poco piu’ di tre anni e con un tumore, il neuroblastoma metastatico, che hanno effettuato un viaggio lungo 48 ore, due giorni interi, a bordo di un’ambulanza per le emergenze, da Kiev a Roma. Un viaggio della speranza a cui Nadja si è aggrappata con tutte le forze che le erano rimaste, per salvare la vita al bambino. “Durante il viaggio, lunghissimo, pregavo solo che ci potessimo salvare.
    Spero che Dio benedica le mani dei medici e ci dia la possibilità di sopravvivere – spiega Nadja incontrata dall’Ansa all’ospedale pediatrico Bambino Gesù, nel reparto di Oncoematologia- quando siamo arrivati il medico ci ha spiegato che la situazione era complessa, ma nutriamo ancora una speranza seppur flebile”. I medici del Bambino Gesù spiegano che si tratta del tumore solido più frequente in età pediatrica dopo quelli cerebrali e nei Paesi più avanzati per le forme metastatiche dopo i 18 mesi vita con le cure la guarigione si attesta intorno al 50%: in sostanza riesce a guarire un bimbo su due. La guerra si è intrecciata alla situazione sanitaria di Kirill, portando secondo la valutazione dei medici dell’ospedale Bambino Gesù, specificamente la dottoressa Maria Antonietta De Ioris, Dirigente medico di Oncoematologia, presumibilmente “a un ritardo diagnostico”. Al Bambino Gesù, dopo aver ristudiato il caso è ridato uno stadio al tumore, hanno iniziato una chemio più aggressiva, con l’idea se il corpo del piccolo risponde bene alle cure di ricorrere a quella ad alte dosi (l’autotrapianto di cellule staminali emopoietiche.