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Skin Shaming, quando la pelle è presa di mira


Si è spesso sentito parlare di Body Shaming, ossia delle offese alle persone per l’aspetto esteriore, ora il bersaglio si è spostato anche sulla pelle, da cui l’espressione Skin Shaming, mirato specificamente a giudicare i problemi della pelle. Osservatosi per la prima volta qualche anno fa negli Stati Uniti, oggi è inquadrato anche dai dati della ricerca “Dove Body Love 2023” (su 1.200 utenti web tra i 20 e i 50 anni) in cui è emerso che oltre 6 su 10 (62%) sono stati presi di mira sui social o nella vita di tutti i giorni a causa di problemi o imperfezioni legati alla pelle.
Sul web, principalmente sui i social network, attraverso l’azione dei cosiddetti hater, viene presa di mira la pelle, soprattutto delle donne e dei giovani, con commenti, post, story e messaggi privati. Gli inestetismi della pelle sono molto comuni e riguardano milioni di persone, potenzialmente sempre più esposte alle critiche online: dall’acne al rossore, dalle cicatrici fino alle macchie. E' accaduto ad esempio ad Aurora Ramazzotti (oggi neomamma) in lotta con l'acne. "Ho imparato a fidarmi, ad apprezzare il percorso (turbolento, a tratti incomprensibile) ad amare la mia pelle e a non volerla nascondere anche quando faticavo a guardarmi allo specchio. Tanto che ultimamente lo stesso specchio ha perso d’importanza, non ci combatto più, e quando mi ci imbatto non mi sento di festeggiare per i risultati ottenuti perché ho capito che la pelle ci parla e va curata, nel vero senso della parola, con costanza, delicatezza e amore. Da lì in poi sarà lei a farci capire quando sta bene o male. Basta saperla ascoltare e accettarla per quello che è. E soprattutto, anche se è difficile, non mollare mai il colpo perché un giorno, come me oggi, ti fermerai a pensare al percorso e ti verrà da sorridere", scriveva in un post su Instagram.