News IT

Leucemia mieloide acuta, arriva una cura per i pazienti fragili


Arriva una nuova terapia per i pazienti più fragili con leucemia mieloide acuta. L'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) dà il via libera alla rimborsabilità del farmaco venetoclax in combinazione con azacitidina, nei pazienti con leucemia mieloide acuta non idonei alla chemioterapia intensiva. La combinazione riduce il rischio di morte del 42%. È quanto riferito nel corso dell'incontro 'leucemia mieloide acuta: le nuove prospettive nella gestione della malattia'. AIFA ha anche concesso la designazione di innovatività piena, che consente l'inserimento nel Fondo dei farmaci innovativi.
    La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue aggressivo che colpisce ogni anno in Italia circa 3.300 persone. La maggioranza dei casi si presenta in età avanzata e l'età media alla diagnosi è di 69 anni. I pazienti anziani o fragili, colpiti da altre patologie, non possono tollerare la chemioterapia intensiva, spiega Maria Teresa Voso, dell'Università Tor Vergata. In questi casi, la terapia si basa su agenti ipometilanti (capaci di interferire con le alterazioni epigenetiche) che, però, inducono risposte in non più del 20% dei casi, e una sopravvivenza intorno a 10-12 mesi.
    "Venetoclax - afferma Voso - induce la morte 'programmata' delle cellule del tumore. Venetoclax svolge, inoltre, un'attività sinergica con gli agenti ipometilanti". La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi oggi è di circa il 28%, ma dei pazienti non idonei alla chemioterapia intensiva solo il 5% è vivo a 5 anni. Nello studio Viale-A, condotto su oltre 400 pazienti con nuova diagnosi non idonei a chemioterapia intensiva, il trattamento in combinazione venetoclax-azacitidina si è dimostrato più efficace rispetto alla sola azacitidina.
    "La sopravvivenza globale mediana è stata di 14,7 mesi rispetto a 9,6 mesi - spiega Giovanni Martinelli, Direttore Scientifico dell'Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori 'Dino Amadori' Irccs, Meldola -. Il follow up a lungo termine dello studio, a 43,2 mesi, ha confermato questo vantaggio in sopravvivenza, con una riduzione del rischio di morte del 42%.
    Inoltre la remissione completa ottenuta con venetoclax più azacitidina è risultata due volte superiore (66%) rispetto alla sola azacitidina (28,3%). Circa la metà dei pazienti trattati con venetoclax più azacitidina ha ottenuto la remissione completa della malattia già prima dell'inizio del secondo ciclo, con una durata media della risposta di 17,5 mesi". "Questi risultati - conclude Martinelli - hanno un rilevante significato clinico, perché per la prima volta è possibile ottenere remissioni complete senza ricorrere alla chemioterapia".