Seri, ironici scritti sparsi di Hrabal

(di Paolo Petroni) BOHUMIL HRABAL, ”COMPITI PER CASA” (MIRAGGI EDIZIONI, pp. 222 – 20,00 euro – Traduzione di Laura Angeloni). La letteratura praghese e Hrabal in particolare non finiscono mai di sorprenderci con la loro ironia, a correggere un umanissimo senso esistenziale del tragico, l’invenzione particolare e la scrittura, tanto che l’autore di ”Treni strettamente sorvegliati” e ”Ho servito il Re d’Inghilterra” arriva a dire: ”Per la scrittura non c’è gioco più importante del calcio”, in uno dei tanti scritti vari, racconti, articoli, riflessioni che compongono questo volume, a cura di Alessandro catalano, che comprende pure alcune belle, curiose interviste.
    ”Sento le pulsazioni di quei tifosi che la notte, dopo una partita del genere, hanno bisogno di farsi gli impacchi – spiega quindi il nostro – solo perché al di sopra dell’amata squadra in campo hanno visto librarsi l’altro piano, come il gioco dovrebbe essere e invece non è. Per questo per la scrittura il gioco del calcio è il più importante del mondo, perché quasi mai vince il migliore. Un gran divertimento per chi guarda da fuori, un dramma per chi osserva da dentro”. L’insoddisfazione stilistica è del resto una nota costante del vero scrittore nel suo difficile gioco con le parole.
    ”Compiti a casa” si intitola il volume qui ora tradotto in versione integrale, senza tagli e con gli otto pezzi mancanti alla prima edizione del 1970 (censurata e poi comunque ritirata dal commercio dalle autorità) e i tre aggiunti dopo da Hrabal.
    Compiti in cui spesso sembra fare, alla sua maniera, i conti con se stesso, con la sua necessità per lo scrivere, il suo amore per i gatti, oltre che per la birra e le celebri, antiche birrerie della sua città dove lo si poteva andare a cercare.
    ”Come anticorpo contro la polarità coltivo una rumorosa solitudine. La birreria, ecco l’immagine della mia pace interiore, il contrario del ‘De tranquillitate animi’ di Seneca.
    Nel mezzo del rumore e dei bicchieri e delle chiacchere scrivo come fossi a casa mia, dove ricevo una visita ogni ora e c’è mia moglie che cucina e fa il bucato”. E in un’intervista mette in relazione l’umorismo ceco con la vita di birreria: ”In birrerie come queste puoi conoscere molte persone interessanti.
    L’umorismo in sostanza non è altro che un’oscillazione tra il reale e l’irrazionale delle loro vite. Nel nostro umorismo popolare io vedo un esempio di come resistere allo spleen dovuto all’eccesso di intellettualismo”.
    Alcuni ricordi riguardano poi i suoi tanti mestieri e i libri che da quelle esperienze sono nati: ”Diventare capomanovra nelle ferrovie non è una cosa da niente” è l’inizio di un breve racconto e così ”Lì, dove lavoravo al macero della carta ne succedevano di tutti i colori” come imballare 15 quintali di Goethe ma poi 200 di opere complete di Stalin, ”ed erano pacchi grandissimi e per Praga giravano dei camion pieni di Stalin.
    Imballati” e diretti al macero.
    Scritti, come sempre in lui, di vita vissuta, ma che via via, tra interviste e riflessioni inattese, mostrano quanto la letteratura fosse suo punto di riferimento e così l’arte figurativa e quanto Praga fosse solo il luogo in cui indagare l’universale, il centro del mondo che ha però amato girare e scoprire. Eccolo allora a passeggio per Parigi (Al Café de la Paix con la voglia di un boccale di Pilzen), Londra, Berlino Budapest e New York parlando di Pollok, Turner o El Greco e invitando tutti a viaggiare, magari senza la sua ansia allora che la politica combinasse qualcosa per cui non potesse più tornare casa.
    Insomma, una lettura affascinante, intelligente, curiosa, divertente, un bell’antidoto a quella ”carta da parti in movimento”, come definisce la televisione, dicendo che dovrebbe derivare da uno scritto di ”un esteta inglese che mi pare si chiamasse Elis”.
   

Seri, ironici scritti sparsi di Hrabalultima modifica: 2023-08-16T11:01:50+02:00da newsconulana

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