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Morto Giorgio Patrizi, insigne italianista tra '500 e '900


Giorgio Patrizi, uno dei nostri italianisti più stimati e importanti, docente universitario ma anche attento alla critica militante, è scomparso oggi a 74 anni al Policlinico Gemelli, dov'era ricoverato dopo una grave crisi respiratoria. Particolarmente noto per il suo lungo studio su Carlo Emilio Gadda, cui aveva dedicato in 40 anni più pubblicazioni culminate nel 2015 col saggio 'Gadda' (Salerno edizioni) vincitore del Premio Flaiano di quell'anno.
    Persona di grande finezza, umana e culturale, si era conquistato notorietà e stima internazionale con la sua produzione scientifica, articolata tra importanti studi sul Rinascimento e di letteratura tra Otto e Novecento, con attenzione anche ai temi della teoria e della critica letteraria. Nato a Roma il 10 febbraio 1949, dopo essersi laureato e insegnato a La Sapienza dal 2002 era professore ordinario di Letteratura Italiana all'Università del Molise, dove ha anche diretto il Dipartimento di Scienze Umane Storiche e Sociali, mentre era stato visiting professor chiamato da varie università straniere, tra cui Berlino, Gand, Parigi VIII, Poitiers, Szeged, Rio de Janeiro, Edimburgo, Madrid.
    Tra le sue opere ''Roland Barthes o le peripezie della semiologia'' (1979); ''Stefano Guazzo e la Civil Conversazione'' (1995); ''Il tempo imperfetto. Dispositivi critici negli anni della restaurazione'' (1980-1995); ''Prose contro il romanzo.
    Antiromanzi e metanarrativa nel Novecento Italiano'' (1997); ''L'Umorismo di Pirandello'' (1998) ''Narrare l'immagine. La tradizione degli scrittori d'arte'' (2000) È stato consigliere di amministrazione dell'Istituto Nazionale del Dramma Antico (INDA) di Siracusa ed è socio fondatore delle fondazioni scientifiche Cisva e Artes Renascentes. Dal 2019 dirige la rivista ''Immagine e parola'' per l'editore Serra di Pisa.