Pure, ingenue, femministe, le donne di Venezia

Una Giulietta Masina nella Cinecittà degli anni ’50, una Frankenstein femminista che sulla libertà anche sessuale non transige, una donna generosa che si danna per la felicità degli altri: è tutta al femminile la terza giornata della Mostra del cinema di Venezia. In sala in concorso passano il secondo dei sei film italiani in gara, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo con Rebecca Antonaci, e Povere Creature! di Yorgos Lanthimos con Emma Stone e a Orizzonti extra l’esordio alla regia di Micaela Ramazzotti, Felicità. E sempre per il concorso di Venezia 80 anche il melodramma Bastarden con Mads Mikkelsen, mentre Wes Anderson premiato alla carriera porta fuori concorso un corto di 40 minuti, La meravigliosa storia di Henry Sugar dai racconti di Roald Dahl con (gli assenti) Ralph Fiennes, Benedict Cumberbatch, Dev Patel, Ben Kingsley. Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, ambientato nella Hollywood sul Tevere, il periodo d’oro degli americani a Cinecittà con i kolossal peplum, incrocia il caso vero del 1953 di Wilma Montesi, aspirante attrice trovata morta violata sulla spiaggia di Capocotta, con la storia della giovanissima Mimosa (Rebecca Antonaci), che sogna il cinema ad occhi aperti, diventa la generica preferita dalla diva Lily James (una sorta di Liz Taylor in Cleopatra) e da ingenua attraversa le strade del set e del cinema con il coraggio dei semplici. “Ho pensato a Giulietta Masina, alla sua non convenzionale femminilità, al suo candore – racconta Saverio Costanzo che ha dedicato al padre Maurizio il film, in sala con 01 dal 14 dicembre – per Mimosa”.

Il fascino del cinema, lo stupore di un set, Liz Taylor e Richard Burton, bighe e piramidi ricostruite a Cinecittà, il sogno di Bellissima e quello di Fellini ma anche “l’immagine archetipica della donna usata e buttata via, quel corpo sulla spiaggia di Capocotta di Wilma Montesi, la perdita dell’innocenza”: racconta Saverio Costanzo. Un film kolossal da 28 milioni di euro, un budget inusuale per un’opera italiana e un cast internazionale con Lily James e Willem Dafoe (assenti per lo sciopero), la giovane Antonaci, Alba Rohrwacher nei panni di Alida Valli, e poi ancora Sofia Panizzi e un cameo en travesti di Michele Bravi. “Mimosa – sottolinea all’ Saverio Costanzo – guarda il mondo naive, con candore, senza rincorrere a furbizia, scaltrezza che è quello che ci viene sempre suggerito dalla società oggi, del farcela a tutti i costi a prescindere da tutto, magari calpestando gli altri. L’invito che fa Mimosa allo spettatore che riesce a riflettersi in lei è di avere coraggio della propria semplicità, innocenza, crederci e cercare di rimanere così. Nell’epilogo prende coscienza della sua forza ma questo non significa che si adatterà”.

È un inno alla libertà Povere Creature! del greco Lanthimos (dal 25 gennaio in sala con Disney) che, causa sciopero, ha privato Venezia della sua splendida protagonista Emma Stone, qui anche produttrice. Bella Baxter è una specie di mostro buono, una creatura frutto della chirurgia spericolata del dottor God (Willem Dafoe), una pura proprio come la Mimosa di Finalmente l’alba che prende coscienza via via della propria femminilità, in un percorso di autodeterminazione e liberazione sessuale.

Tratto dal romanzo Poor Things dello scrittore scozzese Alasdai Gray, il film, con ricostruzione e cura di dettagli notevoli, riunisce ancora Lanthimos e Stone dopo La Favorita ed è per lo spettatore l’avventura visiva e intellettuale di una donna ‘disturbata’ nell’era vittoriana, capace di guadagnarsi emancipazione con razionalità scientifica e sentimenti puri.

Infine Desiré, la protagonista di Felicità di Micaela Ramazzotti a Orizzonti Extra, una donna generosa e buona che trova il coraggio di sfidare la famiglia tossica in cui è cresciuta. “Questo film io me lo sognavo anche di notte, nella mia fantasia la storia di una famiglia disfunzionale, sapevo esattamente che percorso far fare a vittime e carnefici, tra le due anime buone e i loro genitori”, racconta Micaela Ramazzotti.

Girato tra la Roma della sinistra radical chic di Piazza Vittorio e i palazzoni dormitorio della periferia di Fiumicino con un cast che mette a confronto il professore Sergio Rubini molto più grande di Desiré-Ramazzotti, che di professione fa l’assistente parrucchiera sul set e che lui vorrebbe ‘educare’, dunque ‘cambiare’ e la famiglia di lei, i Mazzoni, il padre Max Tortora showman sulle tv private, la madre Anna Galiena casalinga e il figlio Claudio (Matteo Olivetti) con problemi di disagio mentale anche per la vita sedata e triste che lo costringono a fare. Il motore è Desiré che si vergogna dei genitori e però li aiuta, che soccorre il fratello, che si danna a costo di tutto e alla fine ci riesce a curare tutta questa fragilità e a salvarlo. “Ho un debole per le persone fragili, per le debolezze, per il disagio mentale, per le persone nate storte e difettate”, dice Ramazzotti schivando riferimenti personali.
   

Pure, ingenue, femministe, le donne di Veneziaultima modifica: 2023-09-01T20:15:42+02:00da newsconulana

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