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Barreau, il mio viaggio personale negli amori


Un puzzle formato ricordi da belli e dolorosi, di innamoramenti, colpi di fulmine, infatuazioni, amori importanti, felicità, bugie, tradimenti, illusioni, disillusioni e nuovi inizi. Un viaggio personale, che inevitabilmente diventa universale, nel quale sono protagonisti, tra racconti, lettere, filmati, gli uomini e le donne amati dalla regista. E' quanto traccia Chloé Barreau in Frammenti di un percorso amoroso, il documentario, prodotto da Matteo Rovere e Leonardo Godano per Groenlandia al debutto nelle Giornate degli Autori (Notti veneziane) alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e prossimamente in uscita con I Wonder Pictures.
    "Sapevo ci sarebbero state anche cose imbarazzanti, scomode, dolorose - spiega all' Chloé Barreau in un ottimo italiano (da anni vive e lavora in Italia) - e che come persona sarei stata anche urtata. Ma come regista sapevo che era importante emergesse il conflitto, così ogni volta che qualcuno diceva qualcosa di sgradevole, la persona era urtata ma la regista era contenta". Un percorso cronologico (di circa 30 anni, dai 16 anni in poi), che porta nel film, tra gli ex amori, anche volti conosciuti dal pubblico, come gli attori Anna Mouglalis e Marco Giuliani, la regista Rebecca Zlotowski, la scrittrice Anne Berest. La cineasta ha affidato le interviste a Astrid Desmousseaux perché "non volevo ci fosse un confronto di memorie. Il dispositivo di non essere presente, mi consentiva più libertà di parola e allo spettatore di sentire una storia in un modo molto classico, come in un romanzo di formazione, in cui si prende un personaggio dal suo ingresso nella vita e lo si vede poi crescere e cambiare. Volevo che lo spettatore in questa lei del film potesse identificarsi e infondere i propri ricordi". Il fatto che "alcune di queste persone siano diventate famose, mi metteva a disagio, ma non potevo escluderle per questo. Così ho semplicemente chiesto se volessero partecipare".
    Pezzi di vita riflessi anche da decine di filmati, foto e lettere, che la regista ha realizzato e conservato dai 16 anni in poi. "Ho sempre avuto questa mania, provare a inquadrare la realtà e conservare tutto" conclude.