News IT

Dilemma tasche: per lui scontate, per lei ancora no


Le tasche. Qualche volta sono finte o troppo corte per infilarci una mano, per non dire un telefonino o il portamonete. E quando ci sono e sono capienti meritano commenti di stupore ancora oggi. ‘Ha le tasche!’ è tra i meme più comuni sui social messi a punto da giovani meravigliate alle prese con la prova vestiti nei camerini delle catene di negozi. Una carenza ancora evidente tanto da essere (da sempre) emblema della disparità di genere e meritarsi ai tempi nostri post e video sui profili Instagram e TikTok. Divertenti i selfie di ragazze con le mani (e le braccia e, perfino, le labbra) stracolme di oggetti di uso quotidiano che non sanno dove mettere perché l’outfit del giorno non è tasca-dotato,  come si vede sul profilo scanzonato ’Girls carring shit’. In mano le chiavi, il telefono, i soldi, il fazzoletto, gli occhiali, le penne e, in bocca, le sigarette sufficienti per la giornata, la carrellata di foto è esaustiva. Il bisogno di più tasche si legge anche nella classifica dei migliori calzoncini femminili da running 2023 premiati dalle community globali di donne runners. Al primo posto quelli dotati di tasche per portare con sé le chiavi dell’auto, il cellulare e magari un fazzoletto. “Perché se lei fa sport non ha diritto a portare con se ciò che conta?” tra i commenti.
Occuparsi dell’equità delle tasche (gli uomini ne hanno di tutti i tipi, con formati anche molto capienti) non è solo un dettaglio frivolo che viaggia sui social. E’ un problema atavico ed ha fatto parte dei simboli dell’emancipazione femminile, privata di tasche fin dall’antichità, come spiega Hannah Carlson, docente di storia dell’abbigliamento alla Rhode Island School of Design e autrice di un nuovo volumetto (formato pocket) dal titolo ‘Pockets: an intimate history of how we keep things close’ (per Hachette Book Group). 
All’inizio il mondo era privo di tasche. Le tuniche nell’Europa medioevale non le avevano, - si legge anche sul Wall Street Journal che in questi giorni si è occupato dell’argomento. - Si usavano delle borse a sacchetto appese in vita che, col tempo e per prevenire i borseggiatori che si moltiplicavano, furono infilate sotto l’abito, dotato di fessure per accedervi, i primi abbozzi di tasche future.
“Alla fine del seicento le tasche iniziarono ad essere cucite nei pantaloni degli uomini, mentre le donne continuavano a legare in vita borse a sacchetto, anche cucite sotto molti strati di gonne, - spiega Carlson. - Alla fine del Settecento i bustini strizzavano il punto vita e lo ‘stile impero’ eliminò i sacchetti nascosti sotto il tessuto. Solo le bambine e le donne anziane continuavano ad averli. Le donne cominciarono ad usare le borsette, di stoffa, decoratissime, appese al braccio o in mano”. Intanto le tasche per lui proliferavano, evolvevano e dal ‘taschino’ spuntavano le catenelle di orologi preziosi da sfoggiare, simbolo di ricchezza e potere.
Il movimento ‘Pocket equity’ risale al 1800 ed è del 1881 la nascita della Society for Rational Dress londinese che si opponeva ai corsetti e puntava a fare indossare i pantaloni, tasche incluse, alle donne per andare in bicicletta. I giornali dell’epoca come il New York Times, - riferisce Carlson - testimoniano il binomio tasche-diritti femminili e come gli abiti delle suffragette ne fossero piene.  Alla fine del diciannovesimo secolo proliferò la moda confezionata e il design delle tasche prese la strada dello standard facendole diventare un accessorio prettamente maschile. “Il ‘monopolio delle tasche’  fece tornare indietro il progresso di secoli, - descrive l’autrice.
Con corsi e ricorsi anche le tasche al maschile ebbero tempi difficili: “se le mani in tasca possono essere un segnale di relax e di ascolto, - precisa Carlson, - furono anche simbolo di lussuria e un pericolo per la morale nel 18esimo secolo. Le mamme inglesi vietavano ai figli maschi di infilarci le mani per il timore che potessero toccare le zone intime cadendo in tentazione”. 
Divieto o no, i maschi le avevano, le donne no. “Una borsa non equivale alle tasche e non lascia mai libere le mani” - dichiaravano le attiviste nel 1915 come metafora per lamentare la carenza di diritti politici alle donne. Ancora oggi il business della moda punta alle donne borsetta-dotate e messe bene in vista più che alla libertà di riempire le tasche di tutto quello che serve per uscire. Con qualche eccezione, non mancano gli abiti di grandi stilisti con tasche esagerate anche cucite esternamente alle gonne. Certamente le donne adorano la borsa, piena zeppa di cose superflue che in tasca non entrerebbero mai. La questione alla base del dibattito è, - commentano le giovani attiviste moderne, -  poter scegliere se stare con le mani in tasca oppure no. "Chi non ama un vestito con le tasche?" postano le ragazze sui social.