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Fra conigli, ricci e granchi all'ombra del Colosseo


I rari rospi smeraldini che richiamano le femmine con il loro canto, quasi invisibili ma appariscenti quando vengono illuminati. Pettirossi, gabbiani e cornacchie intorno alla Chiesa di San Sebastiano al Palatino; l'unico granchio d'acqua dolce italiano, il potamon fluviatile, che da millenni riesce a vivere e procreare tra i marmi. Ma anche, fra gli altri, falchi, civette, ballerine bianche, conigli, gatti, ricci, e un esercito di insetti, da api e coleotteri a predatori come calabroni e vespe orientali. Un mondo nascosto di giorno dal rumore dei turisti, che gli scienziati, soprattutto di notte, studiano e osservano. È il viaggio da una prospettiva inaspettata nel cuore della Roma antica che offre L'impero della natura. Una notte al parco del Colosseo, il documentario di Luca Lancise e Marco Gentili, prodotto da Sky e Brandon Box in collaborazione con Parco Archeologico del Colosseo e MiC, che debutta in preapertura alla Festa del Cinema di Roma per poi approdare su Sky e Now nel 2024.
    Questo luogo "non è solo un sito archeologico, ma un miracolo. Un vero e proprio ecosistema, pieno di forme di vita" di micro habitat isolati. "Ci sono cose ad aspettarci che dobbiamo imparare a trovare a guardare" dice il naturalista Gianluca Damiani, che è tra gli studiosi impegnati nell'area, dove la popolazione animale è costantemente monitorata con le fototrappole. Sono fotocamere che si attivano al passaggio degli animali, realizzando scatti e video. Immagini che regalano momenti quotidiani, a volte divertenti, come una civetta in primissimo piano, altri drammatici, come un gatto che preda un coniglietto nascosto dai genitori nella tana. Così tra umani 'ospiti' e animali padroni di casa, scopriamo, ad esempio, con il naturalista Giacomo dell'Omo, l'ora dei merli, verso le 06.20, con i volatili "che sembra si mettano d'accordo per accogliere il sole".
    Il documentario compie infine anche un percorso nel sottosuolo con gli archeologi Edoardo Santini e Valentina Roccella, che controllando le cavità di tufo sotto la Domus Flavia ci fanno scoprire 'pezzi' di una Roma "ancora più antica di quella imperiale".