Beckett, il più politico, riemerge dal dimenticatoio

(di Francesco De Filippo) SAMUEL BECKETT, ROMANZI, TEATRO E TELEVISIONE (MERIDIANI MONDADORI; 1.940 PAG.; 80 EURO) Più politico di tanti, più impegnato di tanti; ma la comicità di molti suoi scritti, la scelta di non toccare temi sociali e non ultima la sua riservatezza, ne hanno fatto un autore non amato in alcuni ambienti della sinistra che scambiarono la prima per leggerezza e la seconda per disimpegno. Eppure, Samuel Beckett è stato sempre ampiamente pubblicato e recensito, almeno fino a quando non si sono formati i grandi monopoli editoriali che lo hanno trascurato. Il Meridiano curato e tradotto da Gabriele Frasca, prima edizione commentata delle sue opere, riequilibra questo sbilanciamento.
    “Romanzi, teatro e televisione” raccoglie i principali testi narrativi e quasi tutte le pièce teatrali, oltre agli scritti per radio e televisione, a testimonianza di una perenne ricerca e una volontà di sperimentazione.
    Non fu un pregiudizio soltanto italiano. “Theodor W.Adorno aveva capito Beckett, e divenne il suo più grande critico – puntualizza Gabriele Frasca, scrittore e poeta a sua volta – Capì che se c’era un autore che poteva veramente rappresentare le istanze di una liberazione era proprio Beckett perché affrontava la realtà di faccia. E te la presentava per quella che era”. Al contrario, indica ancora Frasca, “la lettura che ne fece Gyorgy Lukács era quella di una letteratura borghese di ultimo rango”. Anche Bertolt Brecht lo capì, ma nutriva qualche pregiudizio nei confronti di Beckett. D’altronde, spiega ancora il curatore, “la sinistra ignorava perfino che avesse fatto la Resistenza e se lo si è saputo è solo grazie a una biografia non autorizzata pubblicata intorno agli anni ’80”. Infatti lui, da Parigi dove si era trasferito, non potendo arruolarsi in quanto irlandese, traduceva da una lingua all’altra le informazioni clandestine sui movimento delle truppe naziste. Fino a quando dovette fuggire con la moglie Suzanne Dechevaux-Dumesnil attraversando a piedi la Francia fino a un paesino sulle Alpi dove si sarebbero nascosti. Un’esperienza terribile che gli avrebbe ispirato il romanzo “Watt”, “comico, che non parla di guerra ma è sulla guerra, scritto la sera quando tornava a casa dopo una dura giornata da contadino, stanchissimo”. In quegli anni, al contrario, Brecht, che a guerra finita sarebbe tornato in Germania, ma a Est, per sfuggire ai nazisti era riparato negli Stati Uniti.
    Polemiche a parte, il Meridiano di Beckett (autore pubblicato sempre da piccoli editori) non solo riordina il puzzle delle sue opere ma ne sancisce la grandezza e lo fa riemergere dal dimenticatoio nel quale è precipitato. Di lui si ricorda un titolo (non l’opera), “Aspettando Godot”, assurto a sorta di slogan della vita, di saggio proverbio. “Per salvare Beckett ho capito che l’unica era convincere Mondadori a fare un Meridiano, prestigioso di per sé ma anche prodromico agli Oscar, così che tornerà ad essere ‘cheap’, potranno comprarlo i ragazzi: le collane economiche sono fondamentali”. Frasca è convinto che che “il Meridiano andrà benissimo, perché c’è molta voglia di questo autore”.
   

Beckett, il più politico, riemerge dal dimenticatoioultima modifica: 2023-12-21T12:57:19+01:00da newsconulana

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