>ANSA-REPORTAGE/’Il cibo è un bene nazionale, l’Ue ci danneggia’

(di Max Vismara) Arrabbiati si, violenti no. “Non siamo i gilet gialli, non siamo i forconi. La violenza in piazza a Bruxelles qui non ci sarà mai”, garantiscono gli agricoltori sui loro trattori in coda sull’Aurelia, uno dei tanti spot dell’appendice italiana della protesta che infiamma l’Europa. E anche oggi i trattori si sono mossi in tutta la penisola: dall’Aquila a Matera, dalla Puglia alla Campania, in Toscana, in Sicilia e in Sardegna. A Milano i mezzi sino sono mossi in corteo verso il Pirellone. Anziani e giovani, padri e figlie, anzi figlie, snocciolano in poche parole il loro manifesto: “cibo sano, il bene dell’Italia, il futuro dei nostri figli, l’Ue matrigna”. Sui trattori infatti viaggiano anche le nuove generazioni che, dicono, “si prendono cura della terra”. Noemi Timperi ha 19 anni, ha studiato scienze agrarie e ambientali lavora nell’azienda agricola di famiglia. “Questo è un lavoro importante, culturalmente ed economicamente -dice mani sull’enorme volante mentre è in coda sull’Aurelia- sono qui per difendere il mio futuro e quello degli altri. Bisogna sostenere a tutti i costi il made in Italy, perché i nostri prodotti sono un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo, e l’orgoglio italiano va difeso”.
    Con lei nella lunga fila di mezzi pesanti c’è anche Paolo Pepponi, 60 anni. Per stare qui ha lasciato incustodite le sue vacche da latte. “Ho un figlio di 26 anni che segue le mie orme, ma questo è un vero guaio – racconta – perché anche lui è destinato a vedere come me il proprio lavoro svenduto.
    Noi per produrre un litro di latte spendiamo 60 centesimi in costi di produzione, ma vendiamo o sarebbe meglio dire ci viene tolto a poco più di 50 centesimi. Lo stesso latte poi il povero consumatore finale lo deve comprare al supermercato a 2 euro e oltre. Questo non è giusto, ed è per questo motivo che stamattina ho preso il trattore e sono venuto”. Paolo dice di protestare “per i giovani che, se si continua così, dovranno emigrare, partire per trovare un altro lavoro” e se la prende “col cibo sintetico” spia, secondo lui, di un disegno ordito dalle “multinazionali che comandano in Europa”. Luca Braghetta, 52 anni, più che all’economia spicciola bada al patriottismo rurale: “siamo qui per il diritto ai cibi sani e genuini, cibi della nostra terra”. I trattori sfilano, qualcuno anzichè suonare il clacson sventola il tricolore.
    “Domani torneremo nei campi ma oggi siamo qui – assicura uno dei portavoce degli agricoltori in rivolta Alessio Centini – non siamo come i gilet gialli, noi protestiamo e protesteremo sempre in maniera legale e pacifica. Noi siamo agricoltori è basta, gente sana e vera come l’erba verde e il sole giallo che vediamo tutti i giorni quando lavoriamo. Siamo qui per problemi reali che ci stanno uccidendo commercialmente, i costi salgono, gli aiuti diminuiscono e ogni anno vediamo calare i profitti del nostro sano e duro lavoro”.
   

>ANSA-REPORTAGE/’Il cibo è un bene nazionale, l’Ue ci danneggia’ultima modifica: 2024-02-01T18:42:05+01:00da newsconulana

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