La morte di Carrero Blanco, quando l’ANSA l’apprese prima

Alle 9,28 del 20 dicembre 1973, nel centro di Madrid, un commando dell’Eta fa saltare in aria l’auto su cui viaggiava il presidente del governo Carrero Blanco, uccidendo lui e gli uomini della sua scorta. Appena 48 minuti dopo il corrispondente locale dell’ batte, prima agenzia al mondo, la notizia che Carrero era “stato ferito da una bomba”. Poco dopo, il flash della sua morte. La Spagna, invece, per molte ore, rimane all’oscuro di tutto: il regime franchista, malgrado fosse vicino alla fine, esercitò fino in fondo il potere di imbavagliare la stampa. Prese tempo, per timore di scontri di piazza e decise di diffondere le notizie con il contagocce: prima parlò di una fuga di gas, poi che era stato ferita un’alta personalità, e solo in serata disse la verità, quando in tv apparve il suo successore.

 A questa incredibile storia, che lega l’Italia e la Spagna – raccontata dal film di Gillo Pontecorvo “Ogro” – a metà tra politica, informazione e dittatura, un’icona del giornalismo spagnolo, Manuel Campo Vidal, ha dedicato il volume “Las claves de la informacion en el asesinato de Carrero Blanco”, pubblicato per il cinquantesimo anniversario dell’attentato e presentato questa sera nella sede dell’Istituto Cervantes di Piazza Navona. Un’iniziativa dal titolo esplicito “L’Italia l’apprese prima”, alla quale hanno partecipato l’ambasciatore spagnolo a Roma, Miguel Angel Fernandez-Palacios Martinez, il direttore dell’, Luigi Contu, l’autore del libro e il giornalista della Stampa, grande esperto della Spagna, Francesco Olivo.

“Sono molto contento – ha esordito l’ambasciatore – che l’ sia stata la prima agenzia internazionale a pubblicare una notizia su un fatto determinante per il futuro della Spagna e di tutta l’Europa: vorrei rendere omaggio a questa agenzia che ha comunicato al mondo non solo l’imminente crollo del Muro di Berlino, le dimissioni di Papa Benedetto XVI ma appunto anche la morte di Carrero”. “E’ una storia – ha aggiunto Contu – che dice molto sul significato del giornalismo, della sua capacità, insostituibile per la democrazia, di informare i cittadini”. “L’Italia – ricordato l’autore – era una democrazia, la Spagna ancora una dittatura. Così capitò che il corrispondente della Radio nazionale spagnola a Roma, grazie all’, mandò in mattinata una cronaca a Madrid, che ovviamente venne cestinata. Per il regime era inconcepibile mostrare al mondo che il capo del suo governo potesse essere ammazzato nel centro di Madrid. Era qualcosa di inaccettabile per la sua reputazione”.

Resta un mistero come l’ ebbe la notizia: “probabilmente – suppone Campo – un addetto dell’ambasciata italiana, situata a 300 metri dal luogo dell’attentato, scese per strada dopo il botto avvisò il giornalista”. Quell’attentato dice molto anche delle difficoltà del franchismo: un regime – aggiunge Campo – con forze di sicurezza molto numerose ma altrettanto inefficaci: all’epoca c’erano 11 servizi segreti, sempre in tensione tra loro, bravissimi a perseguitare, arrestare e torturare studenti e dissidenti politici, ma assolutamente incapaci di difendere un presidente del governo. E dire che dal 1860 in Spagna sono stati uccisi ben 5 presidenti del governo, tuttavia nel 1973 erano tutti convinti di poter controllare l’incolumità del capo dell’esecutivo”. Dopo la morte di Carrero, conclude Campo, ci fu una “grande prova di maturità della società spagnola”.

Tanti temevano reazioni violente anti-franchiste ma non ci fu nulla. “La sua morte forse accelerò un processo, quello della transizione, che si sarebbe sviluppato ugualmente: sin dagli anni ’60 era cresciuta una classe media che voleva essere europea e democratica. Due anni dopo la morte di Franco aprì la strada alla libertà e alla democrazia spagnola.
   

La morte di Carrero Blanco, quando l’ANSA l’apprese primaultima modifica: 2024-02-17T01:00:35+01:00da newsconulana

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