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La solitudine disperata nella Cina che cambia


Il ritratto di Mao è lì sullo sfondo, la guida del popolo cinese degli anni '50 è esposta come un'opera antica recuperata nei sotterranei di un museo. E continua a guardare la sua gente che da tempo non è certo quella della rivoluzione culturale. Sono i minatori con le facce sporche che vanno a giocare a morra nei bar e ad applaudire in una Casa del Popolo abbandonata la compagnia di opera tradizionale messa su da un imprenditore per intrattenere in quella zona e fare business. Ma tutto sta cambiando, anzi si sta sbriciolando come i palazzoni popolari sui vicoli sporchi e bagnati che vengono buttati giù per fare il posto ad altre costruzioni.
    Caught by the Tides di Jia Zhang-Ke, in concorso oggi al Festival di Cannes e poi in sala prossimamente con Tucker Film in Italia, racconta la Cina degli ultimi venti anni, nel passaggio epocale tra vecchio e nuovo, il capitalismo che si affaccia potente e senza sconti sociali, le vecchie generazioni abituate a sentirsi parte di una comunità e le nuove confuse.
    Non c'è una lettura politica da fare, non c'è un 'si stava meglio all'epoca di Mao' ma certamente Zhang-Ke, 53 anni, la sesta generazione del cinema cinese, regista di Still Life che vinse un Leone d'oro a Venezia nel 2006, non smette di guardare con occhi lucidissimi come si sta da quella parte del mondo che è diventata la prima potenza globale.
    Niente di pedagogico, il film praticamente muto (con una voce narrante), segue la storia di Qiao Qiao (Zhao Tao, musa e moglie del regista) e dell'amore per Guao Bin (Zhubin Li) che non dura mentre tutto intorno a loro, in quella provincia dell'immensa Repubblica Popolare Cinese, sta cambiando. Ci sono le nuove case, i nuovi ricchi e i truffatori di sempre, c'è TikTok e i capannoni dove si dorme e si lavora al fast fashion, ci sono le nuove mode e il Covid che è uno tsunami ma su tutto, incrociando magnificamente pubblico e privato c'è un'immensa disperata solitudine umana, che la tecnologia prova a mitigare. Qiao Qiao illumina i suoi occhi quando vede un robot umanoide che si rivolge a lei per darle forza (esistono per davvero, sono i robot sociali), infila i modernissimi braccialetti catarifrangenti a led e nel silenzio si unisce alla corsa sportiva di un gruppo di runner sullo sfondo delle antiche mura della città. Non è Caught by the Tides il cinema kolossal immaginifico di Megalopolis di Coppola, qui il panorama è diverso siamo tra le strade di un'altra grande città, oggi ed è ugualmente desolante.