(di Paolo Petroni) Frutto della collaborazione di un gruppo di donne lituane, questo ”Have a good day!” insinuante e ossessivo è un’opera, nel senso anche specifico di spettacolo musicale, sullo sfruttamento e l’alienazione del lavoro femminile colto attraverso il quotidiano di dieci cassiere di un supermercato. Il lavoro, firmato dalla musicista Lina Lapelyte su libretto di Vaiva Grainite e con regia e scene di Rugile Bardziukaitez, è stato presentato nel cartellone della Biennale Teatro e per il trio è un ritorno a Venezia dove una loro precedente opera installazione, ”Sun&Sea” (tradotto ‘Marina’ in Italia) con bagnanti su una spiaggia estiva che cantano della crisi climatica, fruttò al padiglione lituano il Leone d’oro alla Biennale Arte del 2019.
Quasi come robot, disumanizzate nella meccanicità del loro operare ripetitivo alle casse, scandito da un monotono succedersi di Hallo! Thank you! Have a good day! rivolto ai clienti, allineate in scena sono dieci donne con la loro camicetta celeste e il grembiule blu, perennemente intente a scansionare codici a barre. Suono costante dello spettacolo è allora il bip della pistola scansionatrice, che emerge nitido quando il canto o il pianoforte si affievoliscono o tacciono, come la sua lucetta rossa è l’unica che si vede quando cala il buio della notte, come una presenza persistente anche a supermercato chiuso, quando, come cantano, ”dorme tranquilla la panna / le uova in fila / vestono pigiami di calcio / lo yogurt soffre di insonnia e i tanti neon con la loro pioggia di luce bianca si spengono.
Cantano in coro queste dieci donne dalle belle voci, talvolta accompagnate da un pianoforte con il musicista (Kestutis Pavalkis) che indossa la divisa nera della Security, ma raramente all’unisono, che un bel gioco di sfasamenti, di diversificazioni, di echi sonori fa che nell’armonia generale che le unisce si sentano identità individuali. Ecco allora che sarà una sola a iniziare a intonare la strofa sul tasto premuto sbagliato e la cassa che dà problemi battendo scontrini più alti e la dirigente che arriva, poi se ne aggiungeranno due e, dopo qualche ripetizione, entreranno tutte a cantare assieme lo stesso testo musicale.
C’è almeno un momento da solista per tutte e dieci, specie quando, alla scansione sincopata delle notazioni sui prodotti, le offerte gli errori, le proteste dei clienti, si alternano pensieri personali sulla propria vita, sulla famiglia, sugli studi abbandonati, sui clienti che tentano approcci e fanno apprezzamenti. E le voci, che partono in genere a cappella, sono tutte limpide e intonatissime seguendo uno spartito che enfatizza le atmosfere riportandole sempre a una ritmica ossessiva ripetitività, ma aprendosi anche a una nota malinconica, e giocando su canzoni personali che vanno dall’intonazione vagamente depressa a una esuberante e via via si insinuano e coinvolgono, passando da un testo documentaristico, da un’elencazione a una notazione colloquiale o una riflessione diciamo letteraria. Sullo sfondo, ora più alto, ora quasi sparito, c’è proposto il rumore di fondo di un supermercato.
Così sino alla fine, per una durata che non arriva a un’ora, on un gioco di luci impazzite e il riemergere unico del bip dei codici a barre dei prodotti che passano alle casse.
Per le dieci protagoniste: Indre Anakaite, Lucina Blazevic, Vida valuckiene, Veronika Cicinskaite, Lina Valioniene, Rima Soviene, Milda Svelniene, Rita Raciuniene, Svetlana Bagdonaite e Kristina Svolkinaite, davvero lunghissimi e calorosi appalusi.
Biennale Teatro, dieci cassiere cantano l’alienazione
Biennale Teatro, dieci cassiere cantano l’alienazioneultima modifica: 2024-06-19T12:27:26+02:00da