Otto Hofmann, l’astrattismo libero di un artista europeo

(di Luciano Fioramonti) Dal Bauhaus sotto la guida di Kandiskij e Klee a Pompeiana, piccolo borgo dell’entroterra ligure dove trascorse gli ultimi venti anni di vita, capitolo conclusivo di una esistenza in fuga prima prima dal nazismo e dai suoi veti contro ‘l’arte degenerata’ e poi dalla Berlino est finita sotto l’ ombrello del comunismo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Non ci fu soltanto l’esperienza dei due totalitarismi nel lungo percorso artistico di Otto Hofmann (1907-1996), che nel 1951 lasciò tutto quello che aveva nella parte orientale della capitale tedesca per guadagnare la libertà di esprimersi e viaggiare. Il pittore tedesco, pacifista convinto, che già nell’ apprendistato al Bauhaus aveva sperimentato la censura del regime hitleriano verso le avanguardie artistiche e l’ arte astratta, cercò senza riuscirci di evitare il fronte, fu mandato a combattere in Russia, venne catturato e restò in un campo di prigionia fino al 1946. Proprio gli acquerelli che abbellivano le lettere inviate alla moglie e agli amici nel periodo della reclusione costituiscono la testimonianza più suggestiva e commovente della mostra che la Fondazione Ragghianti, a Lucca, gli dedica fino al 14 luglio con 130 opere di opere in gran parte inedite. ”Otto Hofmann ha attraversato il Novecento sviluppando un suo personale astrattismo non dogmatico ma molto libero, a volte inserendo anche elementi figurativi – dice all’ Paolo Bolpagni, direttore della Fondazione e curatore della mostra con Giovanni Battista Martini -. Dal suo maestro Kandinskij aveva ereditato il principio della necessità interiore dell’ artista, di non sottostare cioè a imposizioni o norme rigide ma alla libertà creativa come valore supremo”. Il suo linguaggio seppe comunque smarcarsi dagli amati docenti di cui conservò gelosamente i quaderni e gli appunti delle lezioni, vere rarità esposte in mostra insieme con il suo diploma firmato da Kandinskij e le preziose lettere con i disegni. Hofmann conserverà per tutta la vita l’ apertura di interessi appresa nell’ istituto fondato da Gropius che lo portò ad essere non solo pittore ma a dedicarsi anche al design e alle arti applicate. L’ artista osserva quello che accade nelle avanguardie, Chagall, i surrealisti, i dadaisti ed elabora un proprio personale linguaggio. La pagina della guerra lo vede defilarsi in un piccolo villaggio della Turingia per evitare che la persecuzione razziale colpisse anche la moglie Johanna Stirnemann, ebrea e prima donna a dirigere un museo in Germania, che lo aveva conosciuto da critica d’ arte in un legame professionale divenuto sentimentale. Lui, che aveva la tessera del partico comunista ed era stato segnalato per le idee espresse in articoli di stampa, venne arruolato forzatamente nella Wermacht e mandato in Russia. ”Queste lettere e questi disegni – spiegò in una lettera dieci anni dopo parlando della corrispondenza dalla reclusione – costituiscono una sorta di scrittura segreta che è testimonianza della mia intima estraneità alla guerra e che in quei quattro anni mostrò che per me non esisteva alcun nemico che fosse necessario annientare”. Finito il conflitto, con il ritorno a Berlino, la sua carriera riprese quota con mostre nella galleria Rosen, la prima a riaprire i battenti ma quando la capitale venne divisa in due lui si trovò nella parte ”rossa” e con la decisione di fuggire a Berlino ovest dovette abbandonare anche tutte le sue opere ripartendo da zero. ”Esponente di un astrattismo votato alla totale libertà – osserva Bolpagni – Hofmann dopo tante tragedie personali, da quel momento rinasce a nuova vita, espone e viaggia in continuazione divenendo un artista davvero europeo, con lunghi soggiorni a Parigi, dove divise lo studio con Giacometti, Costa Azzurra, Belgio, Italia, a contatto con tante realtà culturali”. Negli anni Sessanta, oltre ad insegnare, cominciò a lavorare nel design e scelse di risiedere, infine, a Pompeiana, non lontano da Sanremo. Nonostante vi abbia vissuto dal 1976 al 1996 continuando la sua ricerca artistica con opere astratte ispirate della luce e dal paesaggio ligure, non imparò una parola di italiano restando di fatto un artista tedesco.
    Famoso in Germania con opere esposte nei musei più importanti, non è conosciuto come meriterebbe in Italia, dove l’ ultima esposizione di suoi lavori risale a una quindicina di anni fa.
    La Fondazione Ragghianti lo porta ora alla ribalta in linea con la sua missione di centro studi che propone mostre di ricerca e riscoperta.
   

Otto Hofmann, l’astrattismo libero di un artista europeoultima modifica: 2024-06-22T14:53:08+02:00da newsconulana

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