“L’ingenuità” commessa da Cuadrado, che compilò a penna uno spazio che doveva restare in bianco. Oppure la “lieve difformità” nella firma di Da Silva, come se il calciatore fosse stato chiamato a ripetersi. E’ su queste sfumature, contenute nella massa dei documenti recuperati dalla guardia di finanza, che la procura di Torino adagia una buona parte delle sue accuse contro la Juventus in quello che è probabilmente il capitolo più spinoso: la “manovra stipendi”. Nella primavera del 2020, nel cuore dell’emergenza Covid, la Juventus annunciò un’intesa con i giocatori (nessuno dei quali è indagato) che prevedeva la rinuncia a quattro mensilità. Però, secondo i pm, una quota delle retribuzioni slittò semplicemente a un esercizio di bilancio successivo. I due accordi (il primo di “riduzione”, il secondo di “integrazione”) erano stati predisposti più o meno nello stesso periodo. Ma la Juventus depositò in Lega le scritture di “riduzione” a maggio, mentre per le “integrazioni” aspettò luglio. Un “artificioso spostamento temporale” che permise al club di registrare al bilancio del 30 giugno solo il risparmio sugli stipendi, mentre invece – è la tesi – avrebbe dovuto iscrivere anche il resto. Nella stagione successiva la manovra fu ripetuta con qualche piccola variante. Ai calciatori fu garantito il rimborso anche in caso di trasferimento in un’altra squadra, con la formula dell'”incentivo all’esodo”. Ma solo 9 su 17 scritture integrative furono depositate. Per molte altre, chiamate in gergo “side letter”, la procura ha dovuto comporre un puzzle attraverso l’analisi del materiale recuperato durante le perquisizioni. A volte firmavano i calciatori, a volte gli agenti e, a volte, degli avvocati di loro fiducia, come nel caso di Cristiano Ronaldo, il quale (forse per prudenza, ipotizzano i pm) si affidò a Joao Felix Nogueira. La lettera che la Juventus inviò a Cr7 ha una formula standard: “Facciamo seguito alle intese intercorse e uniamo alla presente …”. Identica, per esempio, a quella di Rabiot. Ma ad incuriosire i magistrati, nel caso del portoghese, furono i continui riferimenti dei dirigenti a una carta che non doveva saltare fuori o a “una scrittura che aveva in mano”. Roba segreta, insomma. I pm sono certi che è legata ai 19 milioni che Cr7, quando se ne andò, doveva ricevere come “incentivo all’esodo”. Soldi che la Juve non aveva fretta di versare. In un documento interno della società, datato 20 settembre 2021 si legge che il calciatore lasciò Torino senza farne parola e che Andrea Agnelli suggerì di “non rincorrerlo ma di aspettare” che fosse “lui a sollevare la questione se interessato”.
Juve: gli accordi con i giocatori, per pm CR7 non firmò
Juve: gli accordi con i giocatori, per pm CR7 non firmòultima modifica: 2023-01-20T22:53:51+01:00da