A Cannes la modernità delle denunce di Marco Bellocchio

Sono passati 52 anni da quando Marco Bellocchio diresse “Sbatti il mostro in prima pagina” suscitando una polemica ancor oggi di drammatica attualità rispetto alle interferenze tra politica, informazione, polizia.
    Da allora il regista è molto cambiato nello stile, ma rimane fedele al dettato di un’inchiesta sulla società, le manipolazioni, il ruolo del potere . Basta pensare ai temi di “Rapito” o al progetto seriale sul “Caso Tortora” per capire quanto i temi del vecchio film siano ancora oggi essenziali per Bellocchio, anche se in quel caso ereditò una sceneggiatura di Sergio Donati e il protagonista prescelto, Gian Maria Volontè.
    Il film arriva oggi a Cannes nella versione restaurata dai laboratori del Cinema ritrovato sotto il controllo diretto dell’autore che lo ha accompagnato insieme al direttore della cineteca di Bologna, Gianluca Farinelli nella sezione “Cannes Classics”. “Mi fa piacere questo recupero della memoria – ha detto Bellocchio – anche in omaggio a un grandissimo interprete come Volontè con cui ebbi allora un rapporto di grande rispetto reciproco. Sebbene il film sia un po’un caso unico nella mia carriera, perché non ideato da me, i temi di cui si parla non sono dissimili da quelli che abbiamo sotto gli occhi nella moderna società delle immagini e di una comunicazione che come sempre si confronta con le logiche del potere”.
    “Sbatti il mostro in prima pagina” fu girato a Milano in un clima di grande tensione politica quando nella prima repubblica i fermenti del post-68 si confrontavano con il movimento della “maggioranza silenziosa” a cui aderivano esponenti di tutta l’area conservatrice. Nel film infatti compare anche un giovane Ignazio La Russa durante un vero comizio elettorale le cui immagini vengono montate dal regista all’inizio della pellicola per dare una patina ulteriore di realismo alla storia narrata.
    Che si ispira al delitto di Milena Sutter per il quale fu dapprima incriminato un giovane extraparlamentare di sinistra (il mostro creato dalla stampa) mentre poi il colpevole reo confesso si dimostrò essere il bidello della scuola della ragazza passato alle cronache come “il biondino della spider rossa”. La sceneggiatura, rielaborata da Bellocchio con Goffredo Fofi in appena un paio di settimane, prende solo a pretesto il caso di cronaca per accentuare invece un taglio militante e politico che si traduce nel linguaggio a volte di realismo grottesco che coinvolge soprattutto il personaggio di Volontè, un crudele e cinico direttore di giornale, in questo più simile semmai al commissario di “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”.
   

A Cannes la modernità delle denunce di Marco Bellocchioultima modifica: 2024-05-22T19:13:29+02:00da newsconulana

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