(di Elisabetta Stefanelli) Le macchie, la deriva degli oggetti, le scrostature, la violenza e soprattutto il fango che rende tutto uguale nelle sue screpolature che sembrano cicatrici, tutto senza identità anche le persone e il loro sguardo su un mondo distrutto che li trova inevitabilmente con la testa china. È Il segno dell’acqua, si l’acqua terribile dell’alluvione del 17 maggio 2023 in Emilia Romagna così come la racconta Andrea Bernabini in una mostra a cura di Serena Simoni, ospitata da Palazzo San Giacomo fino al 16 settembre 2024, nell’ambito del Ravenna festival che organizza nel grande parco della villa anche alcuni eventi molto partecipati, come ieri La lunga notte del balfolk.
In mostra 60 immagini tra arte e cronaca, in cui l’invasione dell’acqua del maggio 2023 è raccontata attraverso le drammatiche testimonianze a partire dai video sui luoghi del disastro, poi ci sono le foto dove i protagonisti hanno sguardi devastati ma abiti brillanti e sono così posate da essere iperrealiste, poi c’è la vera e propria esplosione artistica di dettagli fotografici che diventano opere senza tempo in alcuni grandi tele che completano la bella mostra. Questo crescendo quasi teatrale si snoda nei corridoio di Palazzo San Giacomo che è scenario perfetto. Si tratta infatti di una meravigliosa villa, in prossimità dell’argine destro del fiume Lamone, attualmente di proprietà del Comune di Russi, che fu residenza estiva acquistata da Carlo Guido Rasponi nel 1664. Un palazzo finemente affrescato con il più vasto ciclo pittorico della decorazione privata e gentilizia giunto in Romagna fra il Seicento ed il Settecento, una vera e propria reggia devastata da secoli di abbandono che ora è del comune che ha avviato una serie di restauri. Rimane il senso della devastazione del tempo che è corpo stesso della mostra di Bernabini sull’alluvione, dove è chiaro il richiamo a porsi domande sul futuro del nostro territorio, in particolare sul rapporto con l’ecosistema da cui dipendiamo e sul modo di preservarlo, preservando così il senso stesso del nostro passaggio sulla Terra.
Artista visivo e sperimentatore da anni di nuove tecnologie, Bernabini porta avanti il suo discorso attraverso le immagini ed ha esposto le sue opere in diverse mostre personali e collettive, in Italia e all’estero, come Flash Art Museum di Trevi , Museo dell’informazione e Arte contemporanea di Senigallia, Triennale di Milano, Raccolta Lercaro di Bologna, Museo Diocesano di Faenza, Meresheme a Monaco, Art museum a Sharjah.
Direttore Artistico di Festival di Arti performative e docente di Arte applicata alle nuove tecnologie come la video installazione di grandi dimensioni, ha realizzato Artwork multimediali su 14 Monumenti UNESCO in Italia e all’estero.
”Il fango ricopriva ogni cosa, rendendo il paesaggio cristallizzato in un unico colore – spiega Barnabini parlando della mostra Il segno dell’acqua -, conferendo a tutto un aspetto metafisico, la stessa sensazione era dentro il cuore della gente e i loro volti riflettevano tutto questo. Un collegamento emotivo fra emozione, cuore e sguardi.
Qui la gente ha perso tutto, ogni riferimento della propria vita fino a quel giorno, solo una cosa è rimasta fissa indelebile che ti guarda e con cui la tua mente si dovrà relazionare per sempre il segno dell’acqua che è ovunque tu guardi, nelle pareti nei soffitti negli alberi a ricordarti di una parte della tua vita spazzata via”.
Il segno dell’acqua, l’alluvione 2023 in Emilia in una mostra
Il segno dell’acqua, l’alluvione 2023 in Emilia in una mostraultima modifica: 2024-07-07T13:33:07+02:00da