La sindrome del tunnel carpale può arrivare a colpire fino a una persona su 10 in Italia. È la stima di scienziati dell’Università Cattolica di Roma, e Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS diretti da Luca Padua, che fanno il punto sulla patologia in un lavoro pubblicato su The Lancet Neurology. “Oggi – spiega Padua – abbiamo acquisito approcci diagnostici sempre migliori e anche sistemi ecografici vengono in nostro aiuto”. Quanto alle cure, la sindrome può richiedere diverse tipologie di intervento terapeutico, anche chirurgiche; tuttavia il primo passo nel trattamento della sindrome è di tipo conservativo, con tutori che, limitando i movimenti, riducono le sollecitazioni a livello del polso e iniezioni di corticosteroidi. La chirurgia dovrebbe essere riservata alle compressioni più gravi e in fase più avanzata.
Il tunnel carpale è la più comune neuropatia da intrappolamento, con un certo impatto quindi sul Ssn in termini di costi. Consiste in una sofferenza del nervo mediano a livello del suo passaggio nel tunnel carpale, cioè al polso. Attraverso meccanismi di tipo traumatico o infiammatorio si può verificare un aumento della pressione all’interno di questa struttura che può provocare un danno del nervo. La patologia insorge più frequentemente con una sintomatologia notturna, caratterizzata da parestesie e dolore alla mano, con possibile irradiazione ad avambraccio e braccio. Con il tempo tali sintomi compaiono anche di giorno, spesso in seguito ad utilizzo prolungato della mano.
Nei casi più gravi si rileva una perdita di sensibilità e di forza della mano. Per quanto non ci siano dati certi in merito, è probabile che un eventuale aumento dei casi si registri in specifiche popolazioni di individui, per esempio nei soggetti più anziani o in chi soffre di alcune malattie rare. È verosimile che l’utilizzo prolungato di device come lo smartphone possa predisporre alla sindrome del tunnel carpale, come dimostrato in alcuni recenti studi su piccole popolazioni.
Anche il Covid può contribuire all’insorgere di questa sindrome, sottolinea Padua: due casi clinici sono stati descritti su Medical Hypotheses da un gruppo di Università di Modena e Reggio Emilia, probabilmente a seguito di una reazione infiammatoria delle cartilagini scatenata dal virus, con conseguente compressione del nervo al livello del polso. .