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Francesco Totti, Ilary Blasi confessa: «La nostra storia era destinata a finire... saremmo impazziti»


«La nostra storia sembrava destinata a finire», così Ilary Blasi parla del rapporto con suo marito Francesco Totti in un'intervista rilasciata al settimanale "Oggi". La conduttrice si è lasciata andare anche a qualche piccolo rimpianto di tipo professionale. E sugli ascolti deludenti di "Eurogames", il nuovo "Giochi senza Frontiere", resta diplomatica: «Ho rimesso in piedi un gioco amarcord che può piacere o no, ma mi assumo il rischio perché l’ho fortemente voluto. Va bene, va male? In ogni caso ce ne faremo una ragione». Dal punto di vista professionale la signora Totti ammette di sognare il grande schermo e di non sentirsi realizzata: «Da un po’ il cinema mi incuriosisce, prima non ci pensavo proprio. Ma non mi chiama nessuno!». Un piccolo rimpianto per una donna di innegabile successo: «Mi vergogno quasi a esprimere altri sogni, ma non nascondo che superato un obiettivo me ne prefiggo subito un altro. Se no che noia sarebbe la vita! Mi piace spingermi sempre oltre e avere nuove mete perché ho fame, non mi sento arrivata. Mi sento a metà percorso. Ma non è necessariamente solo di tv che parlo». Sul programma che conduce su Canale 5 aggiunge: «Adoro il rischio, l’imprevisto, non voglio essere scontata. Mi piace osare anche con l’abbigliamento e se piovono le critiche vado dritta. Non è che muore qualcuno, sono altre le tragedie!… Dati e risultati li lascio agli altri, non ci ho mai badato. Il dato di ascolto certamente è importante, non lo nego. Ma la personalità è più importante ancora». Infine sul matrimonio con il Pupone spiega: «La vita privata è stata impegnativa: eravamo giovani e ogni Velina e ogni Letterina si metteva col calciatore. Era un binomio scontato, erano storie che poi magari duravano poco. Anche per questo motivo venivano additate spesso terze persone fra noi. Se non fossimo stati saldi, saremmo impazziti… evidentemente era più forte il nostro mondo “interno”, visto che siamo ancora qui… È subentrata la protezione verso ciò in cui credevamo, spontaneamente, inconsciamente. Abbiamo sempre avuto una vita normale con i nostri amici, la nostra famiglia. Francesco, pur essendo “il Capitano”, provava a vivere la sua normalità. Ed è stata la protezione reciproca che ci ha salvati».