Piazza Giovanni Verga ha un fascino, un’emozionedei nativi,Esposizione e Piazza d’Armi,ridondanza dal passato glorioso,con un guizzo nella realtà, nel presente fluente,nella scia di automobili e bus, nella folla,nei frastuoni.Piazza Giovanni Verga ha un flusso nervosoche incomoda alberi accerchiati da gelidi mostri,manifesti dal cuore di metallo,slogan di anonima pubblicità, targhe luccicanti,ci ti tre nove quaranta quarantotto.Indisturbata schizza l’acqua sulla fontanadell’oltraggiato Verga,il povero Bastianazzo arranca, La Provvidenzabarcolla e affonda pure ai nostri giorni,sotto occhi increduli della Giustizia.Il vecchio sul sedile arrugginito si confondecon l’asfalto,per via del pastrano nero grigio mai pulito, e quel ragazzo con l’orologio in mano è rassegnato,quasi abbracciato al palo della luce,(ormai non verrà).Mille formiche snodano sul tronco anneritoe i bambini strillano sul balcone bianco e scarlatto.Io sarò imbiancato da questi anni che illudono,da questi sogni che ricorrono di notte su tetti salmastri,alla costante ricerca del porto sicuro, avvistato,non toccato.Sto buono col palmo della mano alla tempia,ad aspettare quella cosa importante che verrà,sulla piazza o altrove,un giorno o l’altro, e i dubbi rimangono, le speranze,la gioia di questa vita disegnata a matita,per correggere gli errori ripetuti,annullare le innumerevoli frasi pronunciatecon la rabbia nel cuore,sussurrate, riscritte mille volte,e mille volte cancellate.Quattro passi dalla Piazza alla scogliera,e il nostro mare s’infrange, poi ritorna sereno,ci rende la gioia prestata e agognata.Qui si ripetono a spruzzi i nostri compleanni,e i nostri visi, impegnati a spiare,si sorprendono e ingiallisconoa notizie che non fanno più notizia,all'indifferenza dei più,alla spietatezza di questo tempo votato al tripudio.Quattro passi ancora, e saremo felici.