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Alvaro Vitali: «Io, scoperto da Fellini e dimenticato, mangio grazie a Pierino»


Scoperto da Fellini, è stato reso celebre da Pierino. E oggi vive ancora grazie al personaggio con cui in tanti lo identificano. Perché, Alvaro Vitali vive in periferia, vicino Ostia, e può contare solo sulla sua pensione (poco più di mille euro), oltre a qualche piccolo spettacolo in giro per l’Italia. Per lui, un grande successo per tutti gli anni 80, quelli della commedia sexy. Poi, l’ombra. Anni duri, qualche passaggio in tv e pochissimi film. Oggi, è in pensione, e nonno. E non dimentica Fellini. Lo scelse perché sapeva fischiare come un merlo. «Mi ha scoperto e lanciato lui. Ho iniziato con Satyricon, poi feci I clowns, Roma e Amarcord». Lo ha frequentato nel corso degli anni? «Lui amava un ristorante dell’Eur e ogni volta che cenava lì, mi faceva chiamare perché con me si divertiva. Ad ogni film a Cinecittà, mi nascondevo e al primo ciak saltavo fuori. Lui si arrabbiava, ma in modo bonario». La Roma di Fellini era diversa da quella di oggi? «Molto, non c’erano la monnezza e le buche. I monnezzari venivano a casa a prendere i sacchetti, oggi invece glieli devi portare e pure lavati (ride, ndr). Con tutta questa monnezza potrebbero tappare le buche». Grazie a Pierino è un attore molto popolare ancora oggi, ma è stato anche la sua croce. Cosa gli direbbe? «Che l’ho amato e lo amerò sempre perché mi fa mangiare, però gli chiederei di farmi crescere perché i registi pensano ancora che io sia un ragazzino. Se dovessi interpretare un nonno o un mafioso, direbbero di no, quello è un Pierino». Ha sofferto molto perché il cinema si è dimenticato di lei. Che spiegazione si è dato? «Penso perché ogni dieci anni cambiano i gusti, e così anche la comicità. Si disse che c’era troppa volgarità e i produttori hanno avuto paura di fare altri film, anche se poi hanno fatto i cinepanettoni, che sono dei Pierini fatti con più soldi. Non è dipeso dal personaggio, ma da loro». Alla Festa del Cinema di Roma non le hanno mai dedicato un omaggio. Perché? «Non lo so, ma a me sul tappeto rosso non mi ci fanno andare e mi dà fastidio, perché ci sono andate persone che hanno fatto mezzo film, io ne ho fatti 150 e sono conosciuto ovunque, ma niente». Che altro ruolo vorrebbe fare? «Sono un attore e potrei fare qualsiasi ruolo. Ho girato un corto per il web, in cui interpreto un vecchio che ripensa alla gioventù e camminando incontra persone che non ci sono più a cui confessa i suoi sentimenti». Nonostante tutto, vuole ancore recitare. Un sogno? «Ho scritto un altro Pierino, ormai adulto che diventa prete. È lì nel cassetto, manca solo il produttore. E poi forse c’è il ritorno di Cotechiño, ne stiamo discutendo. Il sogno è un ultimo film prima di andare in pensione, per farlo vedere ai giovani, i cui genitori sono cresciuti con Pierino».